Anno XXVII, n. 7 lunedì, 17 febbraio 2025

SERENDIPITY A PARMA: SCOPERTO IL CELEBRE ABITATO MEDIEVALE DI CASOURI GRAZIE AI LAVORI DEL CONSORZIO DI BONIFICA

“Quando parliamo di multifunzionalità della Bonifica, a questo onestamente non avevamo ancora pensato!”
Il commento divertito è stato di Francesco Vincenzi, Presidente ANBI, alla notizia che, grazie ai lavori per il miglioramento e l’adeguamento funzionale delle condotte irrigue nel comprensorio del canale Naviglio, tra Parma e Colorno, è stato ritrovato il celebre “Casouri” (noto anche come “Casalauri”), abitato di età rinascimentale, citato dalle fonti storiche come plausibilmente ubicato nell’area del quartiere parmigiano di Ravadese, ma che non era mai stato scoperto, nonostante numerosi tentativi nel corso delle epoche: i primi ritrovamenti, da parte del personale del Consorzio di bonifica Parmense, risalgono al 2022-2023 sotto la direzione scientifica degli archeologi Marco Podini (Soprintendenza di Parma e Piacenza) e dell’équipe di Abacus (ditta incaricata della sorveglianza dell’area), ma solo ora se ne è avuta conferma ufficiale.
A rendere nota l’importante scoperta è stata la Presidente del Consorzio di bonifica Parmense, Francesca Mantelli: “Esprimo un sentito ringraziamento a tutto il personale consortile, alle imprese impegnate nel cantiere, alla Soprintendenza di Parma e Piacenza ed a quanti, con passione e competenza, ci hanno seguiti e supportati in questo articolato percorso.”
Dalla stratigrafia emersa e dai materiali recuperati si può identificare un’occupazione del territorio, suddivisa in più fasi e che vede, successivamente all’Età del ferro, una prima sistemazione territoriale dell’area, databile agli inizi del I secolo a. C., realizzata con canali e fossati. Una seconda fase insediativa è collocabile a partire dal I secolo d.C., cui  segue la fase di parziale abbandono, che dovette durare fino all’età tardo antica, quando si ebbe una parziale rioccupazione dell’area, testimoniata dalla costruzione di alcune strutture in ciottoli e dal ripristino/mantenimento delle canalizzazioni e dei fossati. Con l’età alto medievale, i dissesti idroclimatici, sovrapposti al progressivo abbandono nella gestione delle acque, hanno portato alla cancellazione di molti degli insediamenti rurali romani. In tutti i secoli rimane una costante: il valore dell’acqua, non solo come risorsa per uso agricolo ed abitativo, ma anche come elemento di controllo del territorio ed infine come via di commercio e trasporto.
“I rilevanti ritrovamenti nell’area del sistema Naviglio sono un’ulteriore conferma di quanto l’acqua abbia da sempre rivestito un ruolo strategico nello sviluppo delle sfere economiche e sociali dei territori e nella crescita delle comunità di cittadini”  ha commentato Massimo Gargano, Direttore Generale ANBI.
Tra il 2022 e il 2023 le imprese, che hanno svolto i lavori nel comprensorio irriguo del canale Naviglio e a Ravadese, hanno dapprima effettuato il “prescavo” di una trincea (senza l’ausilio di cingolati, che avrebbero compromesso ogni eventuale deposito archeologico) e solo successivamente il vero e proprio scavo della linea di posa a “gradoni”, in modo da prevenire ogni eventuale collasso delle pareti. La sorveglianza archeologica, effettuata, in corso d’opera ha permesso di individuare, già alla quota di prescavo (tra i 70 centimetri ed il metro dal piano campagna) una notevole quantità di reperti d’interesse archeologico, databili ad epoca romana e medievale; si è così proseguito applicando la metodologia dello scavo stratigrafico nelle aree con maggiore densità di rinvenimenti.
“L’esecuzione dei lavori di sistemazione idraulica, condotti dal Consorzio della bonifica Parmense, testimonia che è possibile indagare, salvaguardare, valorizzare, senza compromettere o ritardare eccessivamente la realizzazione dell’opera, che ne ha indotto la scoperta, dimostrando compatibili tutela archeologica e sviluppo del territorio” ha sottolineato Maria Luisa Laddago, Soprintendente Archeologia Belle Arti Paesaggio per le province di Parma e Piacenza.
“La sorveglianza archeologica, condotta grazie all’intervento di messa in sicurezza del sistema Naviglio, ha permesso di mettere in luce nuovi indizi sullo sviluppo di questo territorio per un arco cronologico, che dall’Età del ferro giunge fino ai nostri giorni – ha evidenziato l’archeologa, Cristina Anghinetti – I reperti ci raccontano la trasformazione agricola ed abitativa di questa porzione della pianura, in cui l’uomo ha sfruttato le risorse della coltivazione e dell’allevamento per stabilire rapporti commerciali, anche grazie a canali navigabili, con territori distanti.”
Le attività di sorveglianza archeologica in corso d’opera hanno consentito di identificare, tra i numerosi reperti e insediamenti rinvenuti, tracce dell’occupazione antropica che ha interessato questa porzione del territorio di Parma a partire dall’Età del ferro. Per la successiva fase romana sono stati rinvenuti i resti di ben due insediamenti “rustici”, che non erano mai stati identificati sino ad oggi. Per l’Età tardo antica/altomedievale, a fianco della fase dell’Età del ferro, sono state indagate fosse di spoliazione e di scarico, nonché trincee palificate. Infine, per la fase medievale e rinascimentale è stata intercettata parte di un più esteso villaggio, ascrivibile proprio al famoso “Casouri” o “Casalauri” di Ravadese, citato dalle fonti a partire dall’XI secolo. Qui, una notevole campagna di scavo archeologico, durata mesi e che ha visto coinvolti, oltre agli archeologi anche il personale del Consorzio di bonifica, ha permesso di indagare le tracce di parte di un villaggio ligneo, sorto a fianco del canale navigabile dotato, nella sua fase iniziale, di un attracco o piccola darsena. Il materiale emerso (frammenti di olle e pentole in ceramica da fuoco o in pietra ollare, attrezzi in ferro o in pietra, nonché una considerevole quantità di ceramica basso medievale e rinascimentale) fornisce, per questo importante villaggio, un quadro di abitato ricco, in grado di sfruttare le risorse del territorio circostante, ma anche di commerciare con territori lontani, grazie al trasporto tramite le vie d’acqua, corrispondenti a quei canali oggi gestiti dal Consorzio di bonifica.
“Il ruolo delle acque, della loro regimentazione e della loro gestione nella formazione del paesaggio urbano ed extraurbano di Parma rappresenta un tema centrale nella comprensione della fisionomia di questo territorio fra usi della risorsa idrica, come motore di sviluppo e necessità di controllo della forza delle acque” ha aggiunto Filippo Fontana, anch’egli archeologo.
Michele Guerra, Sindaco di Parma, ha concluso: “Prendersi cura delle acque e dei temi idrogeologici, lavorando insieme ad altre intelligenze per la buona riuscita di questo intervento, è un bel messaggio da lanciare verso un'idea sistemica territoriale.”
L’intervento di “Miglioramento e adeguamento dei sistemi di adduzione e delle reti di distribuzione esistenti nel comprensorio irriguo del canale Naviglio” è finanziato per oltre quindici milioni di euro dall’Unione Europea nell’ambito del FEASR-Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale: prevede la sostituzione di più di otto chilometri di canalette irrigue “a cielo aperto” con innovative e performanti tubazioni interrate a bassa pressione, oltre al ripristino funzionale della condotta Casino – Travacone: tali lavori contribuiranno ad efficientare l’utilizzo dell’acqua in un comprensorio irriguo, rientrante nell’area di produzione del “Formaggio Parmigiano Reggiano DOP” e del “Distretto del pomodoro da industria del Nord Italia”.
La scoperta del sito storico di Casouri potrà dare ulteriore impulso al turismo culturale anche in una zona, come il Parmense, già ricca di patrimoni artistici ma, in questo caso, ad essere valorizzati saranno l’importanza storica dell’acqua e della Bonifica per il territorio.


OSSERVATORIO ANBI RISORSE IDRICHE

IL CLIMA CHE CAMBIA: TAVOLIERE DELLE PUGLIE DA GRANAIO D’ITALIA AD OASI DI SICCITA’

VINCENZI: “E’ L’ESEMPIO PALESE DELLA NECESSITA’ DI NUOVE INFRASTRUTTURE IDRAULICHE PER AUMENTARE LA RESILIENZA DEI TERRITORI”

Nel rovesciamento climatico, dovuto al “global warming”, nascono le “oasi della siccità”: a segnalarlo è l’Osservatorio ANBI Risorse Idriche, che indica un evidente esempio nel Tavoliere delle Puglie, storicamente “granaio d’Italia”, me che oggi  sta assumendo sempre più le caratteristiche di un territorio desertico. Gli auspici che piogge ristoratrici rivitalizzassero i corpi idrici superficiali e ricaricassero le falde in questo inizio 2025, dopo le restrizioni patite dalle campagne foggiane nella seconda metà dell’anno scorso a causa dello svuotamento dei bacini, sono stati finora disattesi, poiché le precipitazioni (inferiori ai sessanta millimetri) hanno appena scalfito l’enorme disavanzo idrico, accumulato dopo un’annata siccitosissima; mentre le regioni confinanti (Basilicata, Campania e Molise) sembra stiano uscendo faticosamente dalla crisi, grazie ad un inverno generoso di pioggia e neve, la pianura foggiana pare destinata ad essere arsa anche nei mesi a venire, come se i monti Dauni creassero un “muro climatico” con i territori vicini. I numeri sono impietosi anche se confrontati con il resto della Puglia: nel Barese, le cumulate di pioggia da inizio 2025 sono state, rispetto alla Capitanata, mediamente superiori del 190% ca. (!!) e persino il Salento, in crisi idrica lo scorso anno, ha finora beneficiato di oltre il doppio della pioggia rispetto al Nord della regione.
Con l’incremento di 4.500.000 metri cubi d’acqua, registrato questa settimana, i bacini foggiani (+ mln.mc. 30,57 in 2 mesi) raggiungono mln. mc. 63,65, cioè meno del 20%  rispetto ai volumi autorizzati di riempimento (mln. mc. 332); molto preoccupante è il confronto con la risorsa idrica, disponibile un anno fa, quando comunque non fu sufficiente a dissetare le campagne daune nelle calure dell’estate più calda di sempre: allora gli invasi della Capitanata trattenevano 156,3 milioni di metri cubi d’acqua, cioè il 146% in più!
“E’ un esempio evidente della necessità di collegare idraulicamente i territori, superando anche ataviche contrapposizioni localistiche, perché la gestione dell’acqua non può fermarsi ai confini amministrativi” ha chiosato Francesco Vincenzi, Presidente ANBI.
Altri territori ancora sofferenti sono quelli della Sardegna Occidentale, dove gli invasi raccolgono circa la metà dell’acqua invasabile, scendendo addirittura al 10% di riempimento nei bacini dell’Alto Cixerri o al 31% nel Basso Sulcis.
Quasi sei milioni di metri cubi d’ acqua sono invece affluiti in 6 giorni negli invasi della Basilicata,  portando la disponibilità complessiva a mln. mc. 224,66 , ancora inferiore all’anno scorso (- mln. mc. 36,39), seppur in costante aumento da 2 mesi.
Anche per la Sicilia i 68 milioni di metri cubi d’acqua, trattenuti a Gennaio dalle dighe, potrebbero essere considerati un ottimo risultato ed una buona premessa per l’uscita dalla crisi idrica, che ha attanagliato l’isola nel  2024 e dove comunque permangono grandi problemi infrastrutturali: dall’ obsolescenza delle reti alla loro, scarsa manutenzione. Attualmente le riserve idriche stoccate ammontano a mln. mc. 268,81 (circa il 38% del volume totale di riempimento autorizzato), ma quelle realmente utilizzabili sono quantificabili in circa centoquaranta milioni di metri cubi.
Nell’Italia centrale, temperature alte e precipitazioni scarse hanno caratterizzato il clima di Gennaio in Abruzzo. La colonnina di mercurio  ha raggiunto valori massimi di quasi quattro gradi superiori alla norma in alcune località (per esempio, Lanciano e Sulmona) mentre le temperature medie più alte (quasi tre gradi in più) sono state rilevate a Teramo e ad Avezzano (fonte: Regione Abruzzo). Le province, in cui Gennaio è stato più avaro di pioggia sono state L’Aquila (-50% ca.) e Teramo (-35% ca.). Questa settimana si registrano aumenti di portata  nei fiumi Sinello e Sangro e la decrescita dell’Alento.
Nel Lazio, l’aumento di portata del Tevere (+mc/s 3 ca.) è poca cosa rispetto al grave deficit idrico, che ancora colpisce il fiume di Roma (- 30% rispetto alla media mensile); in calo sono le portate di Aniene e Velino (anch’essi deficitari rispetto ai valori tipici del periodo) mentre l’altezza idrometrica dei due laghi dei Castelli Romani (Albano e Nemi) registra la crescita di 1 millimetro.
In Umbria le cumulate medie di pioggia a Gennaio sono state poco superiori ai quaranta millimetri. Torna a scendere il livello idrometrico del lago Trasimeno, che in una settimana perde 2 millimetri e torna a sfiorare il metro e mezzo sotto lo zero idrometrico, allontanandosi di nuovo dalla quota (- m.1,20) considerata il livello minimo vitale del bacino lacustre. Sono in calo i flussi nei fiumi Topino e Chiascio, mentre la Paglia registra un aumento di portata.
Nelle Marche sono in calo le altezze idrometriche dei fiumi con livelli, che in alcuni casi  (Esino, Nera, Tronto, Potenza) risultano tra i più bassi del recente quinquennio
Decrescenti sono anche i livelli dei fiumi in Toscana con la sola eccezione dell’Ombrone, mentre  in Liguria discendenti sono i livelli idrometrici dei fiumi Entella, Magra ed Argentina (cresce ancora la Vara).
Ricca d’acqua rimane l’Italia settentrionale dove, salvo rare eccezioni, fiumi e laghi appaiono tutti in ottima salute.
I grandi bacini lacustri hanno livelli idrometrici superiori alla media con il lago di Garda addirittura al 95%.
L’alveo del fiume Po, dalle sezioni piemontesi del Torinese e fino al delta, registra ovunque flussi superiori alla media (a Pontelagoscuro, +6,5%).
In Valle d’Aosta l’indice SWE (Snow Water Equivalent) è leggermente inferiore al consueto ed a quanto registrato nel 2024, esattamente come l’andamento di portata nella Dora Baltea.
In Piemonte, portate in calo, ma ancora superiori alla media, per i fiumi Tanaro, Stura di Demonte e Stura di Lanzo, mentre la Toce registra un deficit sia rispetto ai valori tipici del periodo che a quelli registrati lo scorso anno. Sulla regione il mese di gennaio è stato più piovoso del normale (+67%), ma leggermente deficitario in termini di precipitazioni nevose con il record negativo sull’area meridionale (-45%).
In Lombardia, nonostante il significativo miglioramento delle scorse settimane, l’indice SWE risulta ancora inferiore del 23% sulla media. Il totale della riserva idrica disponibile nella regione ammonta a 2989 milioni di metri cubi con un deficit  di mln. mc. 467 rispetto ai valori medi del periodo, ma superiore del 16% rispetto all’anno scorso (fonte: Arpa Lombardia).
Sul Veneto il surplus pluviometrico, registrato a Gennaio, è stato del 27% con punte di + 60% sul bacino dell’Adige e + 57% su quello del Piave; finora l’anno idrologico è stato leggermente più “umido” della media (+4%).
Situazioni diverse, infine, sono quelle che si riscontrano, analizzando l’andamento delle portate dei corsi d’acqua appenninici in Emilia Romagna: se i bacini orientali di Reno e Savio registrano portate  inferiori alla media (-87% ca.), quelli dell’Emilia centro-occidentale si confermano generalmente in piena salute, registrando un andamento crescente e flussi in alveo  ben superiori a quelli tipici del periodo (Secchia +406,5%, Taro +61,5%, Trebbia +25%).
“In attesa delle nuove, annunciate precipitazioni, non dobbiamo farci trarre in inganno dalle attuali, favorevoli condizioni idriche del Nord Italia – ha avvertito Massimo Gargano, Direttore Generale ANBI - L’abbondanza d’acqua nei corpi idrici dipende, in parte, anche dalle anomale temperature, che stanno favorendo lo scioglimento delle già scarse riserve nivali in montagna. L’assenza di una diffusa rete di invasi costringerà a rilasciare progressivamente tale ricchezza idrica verso il mare con l’evidente rischio di arrivare in affanno ai mesi più caldi.”

                                                                                                            

VENETO

APPORTO IRRIGUO ESIGUO DALLE NEVICATE INVERNALI

Ad oggi le riserve nivali sono al di sotto delle medie del periodo e di recente formazione, pertanto, poco utili a garantire uno scioglimento graduale nel corso dell’estate: ad affermarlo è il Centro Studi ANBI Veneto nel Bollettino sulla disponibilità di risorsa, relativo a Gennaio 2025. Nessuno allarme, ma le avvisaglie per il futuro non sono particolarmente floride: i depositi nivali languono, le temperature ancora sopra la media confermano il “trend” di surriscaldamento generale dopo il caldo record del 2024.
Non destano preoccupazione le portate dei fiumi, in genere superiori alla media del periodo, salvo le eccezioni di Livenza e Gorzone ma, senza opere d’invaso tutta questa risorsa è destinata ad andare a mare. In un contesto caratterizzato da temperature più alte rispetto alla media del periodo (+1° a Dicembre, +1,9° a Gennaio), ciò che desta attenzione è, dunque, la neve in montagna: Arpav (Agenzia regionale protezione ambientale veneta) parla di un deficit di precipitazioni nevose, tra Ottobre e Gennaio, pari al 34% nelle Dolomiti (-cm.100 di neve fresca) e al 43% nelle Prealpi (-cm. 77). Sempre a Gennaio, la copertura nevosa si è ampliata, rispetto a Dicembre, dal 20% al 45% della superficie montana; a 1.700 metri la copertura è addirittura del 90%.
Purtroppo, la densità del manto nevoso in quota, formatosi nell’ultimo mese, si presenta leggera per il periodo: nel bacino del Piave, sotto forma di ghiaccio e neve sono immagazzinati 130 milioni di metri cubi d’acqua, cioè un valore tra i più bassi dal 2000 ad oggi. Sul fronte delle precipitazioni, a Gennaio si è interrotta la tendenza negativa registrata tra Novembre (-93%) e Dicembre (-28%). Al 31 Gennaio, infatti, sono scesi sul territorio regionale 75 millimetri di pioggia, un +27%, che però è il risultato della media tra montagna (dove è piovuto anche l’80% in più rispetto al periodo) e pianura, dove le precipitazioni sono state inferiori anche del 40% nella vasta zona a sud dei Colli Euganei e su gran parte del territorio veneziano.
Superiori alla media del periodo sono le portate dei fiumi Adige (+27%) e Brenta (+14%); appena sotto la media è il Po (-1%); sotto la media sonio Livenza (-10%) e Gorzone (-8%).


EMILIA ROMAGNA

“UN PAESE D’ACQUA. DA GESTIRE”: ESPERTI A CONFRONTO

Sono stati oltre duecentocinquanta i partecipanti al Centro internazionale “Loris Malaguzzi” di Reggio Emilia, dove il Consorzio di bonifica Emilia Centrale (con sede a Reggio Emilia) ed ANBI hanno organizzato l’evento “Un paese d’acqua. Da gestire”, patrocinato da Ordine Geologi Regione Emilia-Romagna, Ordine Dottori Agronomi e Dottori Forestali provincia Reggio Emilia, Ordine Ingegneri Reggio Emilia e che ha visto una massiccia, quanto interessata partecipazione di Istituzioni, Sindaci del Reggiano, associazioni agricole e professionali, Autorità civili e militari con una rappresentanza di 60 studenti dell’Istituto Zanelli di Reggio Emilia per assistere ad un approfondimento “a 360 gradi” sulla risorsa idrica, sul suo ruolo centrale ed imprescindibile per la vita ed ogni attività umana in un territorio a forte vocazione agroalimentare. Già il sottotitolo dell’evento “L’acqua si muove, vietato stare fermi” ha consentito ai relatori di poter approfondire le rispettive tematiche, presentando interventi con casistiche e dati tecnico-scientifici, aggiornati e funzionali alla descrizione di un settore, in cui ogni decisione risulta assai complessa ma che, oggi più di ieri, alla luce del cambiamento climatico ha bisogno di dinamicità decisionale.
Il Presidente Consorzio di bonifica Emilia Centrale, Lorenzo Catellani, ha introdotto il focus con una panoramica sull’azione concreta svolta dall’ente consortile; da qui, l’introduzione al tema della creazione di un invaso idoneo a soddisfare le esigenze in Val d’Enza e su cui tutti i relatori sono intervenuti con conferme, frutto di studi approfonditi, di cui oggi si ha la massima necessità.
La sessione tecnico-scientifica si è aperta con Giulio Boccaletti, Direttore Scientifico CMCC Foundation (Centro euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici) e noto scrittore, nonchè docente alla Oxford University, con un excursus globale e locale sull'acqua in relazione al mutamento climatico, sul cambiamento del rapporto uomo/risorsa, sulla soddisfazione contestuale di più utilizzi e sull'importanza del governo delle Istituzioni sulla risorsa; poi Attilio Toscano, Professore di idraulica agraria e sistemazioni idraulico-forestali presso l’Università di Bologna, ha tracciato un quadro delle migliori pratiche sostenibili di gestione dell’acqua, delle sue opportunità di risparmio, del rapporto tra gli usi irrigazione /idroelettrico e valore ambientale fitodepurante, le coltivazioni migliori, il mantenimento delle tipicità e degli standard produttivi agricoli alla luce del mutamento del clima, infine il riuso delle acque depurate; Armando Brath, Professore di ingegneria civile all’Università di Bologna, ha descritto le potenziali ed integrate soluzioni attuabili alla luce degli ultimi fenomeni estremi, parlando anche del valore economico, sociale ed ambientale, portato dalla diga di Ridracoli in Romagna; Alessandro Bratti, Segretario Generale dell’Autorità di Bacino Distrettuale del fiume Po, ha illustrato ruolo e progetti dell’ente, che pianifica le necessità dei territori nella gestione dell’acqua, con un particolare accento sui progetti riguardanti il comprensorio regionale in generale e quello reggiano nel dettaglio, elencando la cronologia delle fasi, che hanno portato all’individuazione dell’invaso in Val d’Enza come priorità nell’intero distretto del Po.
Il Presidente ANBI, Francesco Vincenzi ha presentato un quadro molto chiaro del ruolo delle Bonifiche e della loro capacità di intercettare, progettare ed investire 1 miliardo e 200 milioni di euro solo in Emilia-Romagna nei prossimi 2  anni; da Vincenzi è arrivata anche la proposta di una più solida collaborazione con la Regione Emilia Romagna per la gestione dei territori montani.
Le conclusioni sono state affidate all’Assessore Agricoltura Regione Emilia Romagna, Alessio Mammi, che ha confermato l’ottimo lavoro che i Consorzi di bonifica stanno facendo, mentre il Presidente della Regione, Michele de Pascale, ha sancito, in videocollegamento, la collaborazione fattiva e strategica con gli enti consortili sia per le progettazioni che sull’interazione per la difesa montana, confermando l’utilità di realizzare un invaso in Val d’Enza al fine di stoccare la quantità di risorsa necessaria per i diversi impieghi.


MARCHE

LA BONIFICA COME STRUMENTO DI PREVENZIONE

Le alluvioni, che hanno segnato le Marche, hanno evidenziato tanto la centralità del ruolo rivestito dal Consorzio di bonifica Marche (con sede a Pesaro), quanto la fragilità di un sistema, che investe ancora troppo poco in prevenzione e troppo nel recupero dei danni post-emergenza.
L’ente consortile marchgiano è responsabile primo della manutenzione ordinaria del reticolo idrografico minore in ambito extraurbano: una fitta rete di corsi d’acqua di oltre diciottomila chilometri, che attraversano tutta la regione; solo nel 2024, gli interventi di manutenzione ordinaria sono stati 421 per un costo totale di € 2.400.000,00.
In un’ottica di semplificazione e di efficientamento del sistema di prevenzione del rischio idrogeologico nella regione, il Consorzio di bonifica Marche si candida fin d’ ora ad estendere le proprie competenze alla manutenzione straordinaria dei corsi d’acqua minori, a quella ordinaria e straordinaria degli stessi corsi d’acqua nei centri urbani così come di fiumi e torrenti, oltreché a realizzare per conto della Regione opere idrauliche strutturali.


TOSCANA

RISCHIO IDRAULICO: INTERVENTO IN TRE COMUNI VALDARNESI

Dopo anni di erosioni, che avevano danneggiato le sponde fluviali, il Consorzio di bonifica 2 Alto Valdarno (con sede ad Arezzo) ha completato un intervento di protezione idraulica su 3 comuni del Valdarno: Castelfranco Piandiscò, San Giovanni Valdarno e Terranuova Bracciolini.
La problematica ha trovato risposta grazie all’ordinanza del Commissario Delegato della Regione Toscana, che ha finanziato un piano di intervento del valore di 350.000 euro. L'intervento ha riguardato il ripristino della sezione idraulica e la protezione delle sponde, da monte a valle.
In particolare, sono stati realizzati lavori di risagomatura e protezione della sponda in località Botriolo, dove la sponda erosa minacciava la strada. Successivamente, a valle, sono stati messi in sicurezza i tratti del Borro della Renacciola, con la creazione di scogliere ed il riempimento delle erosioni per riportare l'acqua al centro del suo corso naturale. In prossimità della strada, sono stati realizzati interventi di protezione in massi ciclopici, mentre per prevenire ulteriori fenomeni erosivi, sono state installate bio-stuoie anti-erosive.
Il progetto è stato completato in tempi rapidi, nonostante le difficili condizioni meteo registrate nei mesi di settembre e ottobre. L'intervento, con la protezione delle sponde ed il ripristino delle sezioni idrauliche, ha migliorato la gestione idraulica dell’area, riducendo il rischio di erosioni ed allagamenti, garantendo maggiore sicurezza ai cittadini.

FRIULI VENEZIA GIULIA

LAVORI SU 60 CHILOMETRI DI CORSI D’ACQUA

Garantire maggiore sicurezza idraulica e mitigare il rischio di allagamenti, grazie ad una regolare manutenzione e ad interventi ad hoc su determinate zone maggiormente a rischio: è I’obbiettivo dei lavori di manutenzione, che stanno interessando rogge e corsi d’acqua della bassa pianura, finanziati dalla Regione Friuli Venezia Giulia ed affidati al Consorzio di bonifica Pianura Friulana (con sede ad Udine); si tratta di interventi necessari che tengono conto naturalmente anche del contesto paesaggistico e ambientale.
I torrenti Cormor, Zellina, Stella, Corno, Aussa, Natissa svolgono una funzione idraulica essenziale, poiché raccolgono e smaltiscono le  acque meteoriche e superficiali di vaste aree urbane, industriali ed agricole. La crescente urbanizzazione rende necessaria la loro manutenzione per ridurre il rischio di allagamenti.
La maggior parte di questi corsi d’acqua finora non sono stati gestiti con regolarità; il risultato è che le alberature presenti diventano un potenziale pericolo, tant’è che sono frequenti gli effetti di piena con tracimazioni, allagamenti e danneggiamenti alle opere idrauliche di contenimento, costituite da sponde e arginature in terra. Il Cormor, ad esempio, partendo dall’abitato di Buia raccoglie, lungo il suo percorso, le acque di diversi comuni della media e bassa pianura fino a raggiungere la laguna di Grado e Marano.
Nel secondo dopoguerra il tratto della bassa pianura è stato contenuto tra arginature artificiali in un alveo che oggi è in grado di far transitare, in sicurezza, solamente una piccola parte della portata del suo bacino idraulico. La  Regione FVG ha recentemente finanziato l’ampliamento della cassa di espansione e completato l’innalzamento del ponte di Basaldella, indicando come prioritaria la necessità di costruire uno scolmatore da 100 metri cubi al secondo, collegato con il torrente Torre.
L’attività di manutenzione delle rogge e dei fiumi della bassa pianura friulana, la cui difesa idraulica è particolarmente fragile e delicata, costituisce uno dei nuovi compiti recentemente affidati all’ente consortile dall’Assessorato Regionale Difesa Ambiente, Energia e Sviluppo Sostenibile. Gli interventi richiesti dalla Regione e progettati dall’ente consortile interessano circa sessanta chilometri del reticolo idraulico e prevedono l’abbattimento o il taglio di piante secche o pericolanti, la pulizia della vegetazione infestante (rovo, ligustro), la rimozione di specie aliene come robinie e bambù. Verranno effettuate nuove piantumazioni per incrementare il corridoio ecologico dei corsi d’acqua privi di vegetazione, migliorandone così l’aspetto paesaggistico.
Per garantire il rispetto ambientale , il “Pianura Friulana” ha attuato le migliori pratiche forestali per la gestione della rete di rogge e canali, incentivando il riutilizzo del materiale vegetale proveniente dalle manutenzioni. Importante, infine, è stata la collaborazione offerta dal Corpo forestale regionale. Lo sforzo progettuale ed economico per tali interventi, trascurati da anni, riporteranno i corsi d’acqua a svolgere la loro funzione idraulica, assicurando una maggiore sicurezza al territorio; dovrà però essere seguito da un piano di manutenzione ordinaria, altrimenti in pochi anni si ripresenterebbero nuovamente le condizioni di rischio.

 

TOSCANA

IMPIANTO EFFICIENTE PER UN TERRITORIO PIU’ SICURO

Lavori del Consorzio di bonifica Medio Valdarno (con sede a Firenze) per la riqualificazione e l’adeguamento tecnologico di un importante nodo idraulico sul territorio di Lastra a Signa: in particolare si sta lavorando a meccanizzazione, automazione e gestione in emergenza dell’opera idraulica “cateratta Brucianesi” che, sul rio di Biancana, rappresenta un elemento importantissimo nella gestione dello scarico dei corsi d’acqua minori ed il livello di piena del fiume Arno.
Con l’occasione, oltre alla riqualificazione del manufatto, si è già proceduto a realizzare una nuova viabilità di accesso e di manovra per una corretta, agevole ed efficiente gestione dell’opera idraulica. L’intervento, finanziato con fondi della Regione Toscana per un totale di 124.000 euro, è attuato nell’ambito della convenzione con il Genio Civile Valdarno Superiore e si prevede che venga concluso entro il prossimo Marzo. L’impianto idrovoro di Brucianesi costituisce uno dei tanti elementi essenziali per la gestione dei più importanti nodi idraulici del territorio, dove le acque hanno bisogno di essere pompate per rimanere sotto i giusti livelli di piena.
Sono sistemi estremamente complessi ed onerosi in termini sia di telecontrollo e gestione che di manutenzione ed ammodernamento, su cui l’ente consortile lavora quotidianamente, perché siano pronti a funzionare in ogni momento.
L’intervento messo in atto in maniera congiunta dal Consorzio di bonifica 3 Medio Valdarno e dal Genio Civile va a riqualificare l’importante impianto di sollevamento di Brucianesi soprattutto in termini di efficienza, in quanto, grazie alla possibilità di meccanizzare il sistema, si riuscirà a dare risposte più rapide anche in relazione a fenomeni climatici estremi.


VENETO

SICUREZZA IDRAULICA IN CENTRO URBANO

Nel corso di un incontro pubblico, il Consorzio di bonifica Bacchiglione (sede a Padova) ha illustrato il progetto per il "Riassetto idraulico del bacino Montà Brusegana" proprio nella “città del Santo”. L’opera prevede la costruzione di un canale equilibratore, la cui funzione sarà deviare le acque a Nord ed a Sud verso i fiumi Brenta e Bacchiglione, che altrimenti confluirebbero verso il centro di Padova.
A beneficiarne, in particolare, sarebbe la zona di Montà Brusegana, nell’area urbana a Nord e che da tempo presenta situazioni di criticità con il verificarsi di importanti eventi meteo.
L'intervento, in attesa di finanziamento, è stato suddiviso in 2 stralci funzionali ed è inserito nel quadro ampio di una convenzione stipulata tra l’ente consortile, il Comune di Padova e AcegasApsAmga. Il primo stralcio di lavori prevede la costruzione di un tratto della lunghezza di circa due chilometri con tratti “a cielo aperto” e tratti tombinati; l’importo previsto è di € 8.600.000,00.


EMILIA ROMAGNA

INSIEME PER LA MONTAGNA

Si è svolto a Piacenza l’incontro del Nucleo Tecnico Politico per la Montagna, convocato dal locale Consorzio di bonifica per fare il punto sull’avanzamento dei lavori e sull’avvio della programmazione degli interventi in tema di difesa del suolo per il 2025. L’incontro si è aperto con una panoramica sugli interventi conclusi ed in corso, coperti con fondi consortili riferiti all’anno 2024; si tratta di consolidamenti strade di bonifica, regimazioni idrauliche, sistemazioni versanti, ripristino fossi e manutenzioni diffuse.
Un focus è stato fatto sul lavoro più significativo, realizzato lo scorso anno: il rifacimento del ponte, in località Taravelli, sulla strada di bonifica Ferriere-Rocca in comune di Ferriere.
L’opera è stata finanziata per 350.000 euro dalla Regione Emilia Romagna e per la parte restante dal Consorzio di bonifica Piacenza. Centrale nell’incontro del Nucleo Tecnico Politico è stata la pianificazione per il 2025: a partire da un elenco di proposte di lavori, relative alla lotta al dissesto idrogeologico e provenienti da Unioni Montane e Comuni, i tecnici consortili, dopo aver effettuato sopralluoghi, hanno compilato le relative schede di progetto, complete di stima dei costi.
Il programma è stato discusso e sono stati definiti i 19 interventi da eseguire nell’anno in corso, secondo priorità. Il programma così definito verrà ora trasmesso alle Unioni dei Comuni e all’Agenzia per la sicurezza territoriale e la protezione civile della Regione Emilia Romagna per osservazioni ed approvazione.
Il Consorzio di bonifica Piacenza gestisce nel comprensorio montano/collinare (kmq. 1.900 ca.; kmq.1.400 di montagna e kmq. 500 di collina), km. 125 di viabilità di bonifica e 47 acquedotti rurali. Il territorio montano e collinare dell’Appennino piacentino è caratterizzato da una elevata intensità di fenomeni franosi.


LIGURIA

NASCE ALLEANZA PER IL FIUME ED ARRIVANO FONDI PER LA RACCOLTA DELLA PLASTICA SUL MAGRA

Nasce la nuova “Alleanza per il fiume” con l’obbiettivo principale di ripulire il Magra ed i canali del territorio spezzino dai rifiuti e dalla plastica, grazie anche ai fondi della legge “Salva Mare” del Ministero dell'Ambiente.
L'iniziativa è al centro di un accordo di collaborazione siglato a Sarzana tra l'Autorità di Bacino del Distretto dell'Appennino Settentrionale ed il Consorzio di bonifica Canale Lunense (con sede proprio nel comune spezzino). “Alleanza per il fiume” organizza giornate di raccolta dei rifiuti (con focus sulla plastica) ed iniziative di sensibilizzazione per giovani e studenti lungo i corsi d’acqua della provincia della Spezia.
Inoltre, potenzia i progetti di educazione ambientale su biodiversità e qualità delle acque, cambiamento climatico e siccità, sicurezza idraulica e gestione del rischio idrogeologico, coinvolgendo l’ente consortile e le Amministrazioni Comunali aderenti all’iniziativa. Restano ancora 2 anni per l'attuazione del programma sperimentale della legge “Salva Mare”, approvato dal Ministero lo scorso Settembre.
È fondamentale promuovere anche in Liguria le migliori pratiche nella tutela e gestione delle acque, nella sicurezza e nella lotta all'inquinamento da macro e microplastiche, adottando una visione integrata a livello di bacino.
L’ente consortile ricopre una funzione importante nella raccolta della plastica e nelle iniziative ambientali in un quadro di gestione integrata delle risorse idriche a tutela del territorio e dello sviluppo sostenibile; nell’ambito di un legame rinnovato è recente la disponibilità del “Canale Lunense” ad ospitare ancora la sede dell'Autorità di Bacino nella propria palazzina, a Sarzana.


GARGANO AD EVENTO CNR

Il Direttore Generale ANBI, Massimo Gargano, interverrà nel pomeriggio di venerdì 21 Febbraio p.v. alla tavola rotonda in occasione della presentazione del volume “Siccità, scarsità e crisi idriche”, pubblicato da Edizioni CNR; l’appuntamento avrà luogo nella sede del Consiglio Nazionale Ricerche, a Roma.

 
Per maggiori approfondimenti www.anbi.it
SETTIMANALE DELL´ASSOCIAZIONE NAZIONALE CONSORZI DI GESTIONE E TUTELA TERRITORIO E ACQUE IRRIGUE
Direttore Responsabile: Massimo Gargano - Registrazione Tribunale di Roma n. 559/98 del 25 novembre 1998
Redazione: Via S.Teresa, 23 - 00198 Roma - Tel. 06/844321 - Fax 06/85863616
Sito internet: anbi.it - eMail: anbimail@tin.it

Disiscriviti ? Aggiorna preferenze