DOPO LA GIORNATA MONDIALE DEL SUOLO
ANBI
EDIFICARE IN ZONE A RISCHIO: TRAGEDIE ANNUNCIATE. PARLARE DI ASSICURAZIONI SENZA UN’ADEGUATA LEGGE CONTRO L’ECCESSIVO CONSUMO DI TERRITORIO È UNA RESA DELLE ISTITUZIONI
“Se è colpevole che in Italia si stiano continuando a consumare 20 ettari di terreno al giorno, è irresponsabile che in un anno siano stati impermeabilizzati oltre sedici chilometri quadrati in aree a conclamato rischio idraulico, di cui oltre 4 in zone classificate ad elevato pericolo; a ciò si aggiungono oltre cinque chilometri quadrati di territorio urbanizzato a rischio frana. Sono tragedie annunciate a fronte soprattutto dell’estremizzazione degli eventi meteo e per prevenire le quali le attività di prevenzione del rischio idrogeologico sono evidentemente impotenti. Per questo, ribadiamo la richiesta di approvare urgentemente la legge contro l’eccessivo consumo di territorio, ferma da 11 anni nei meandri parlamentari; nel frattempo invitiamo i cittadini a consultare le mappe del rischio, disponibili presso i Consorzi di bonifica, così come chiediamo ai Comuni di ripristinare i toponimi indicativi delle criticità territoriali: sono piccoli accorgimenti di adattamento alle conseguenze di una crisi climatica, accentuate da alcune sciagurate scelte urbanistiche”: a richiamare l’attenzione su questi dati del rapporto SNPA-Ispra, all’indomani della Giornata Mondiale del Suolo, è Francesco Vincenzi, Presidente ANBI.
“In questo quadro è evidente che il trend di urbanizzazione in aree a pericolosità idraulica media aggrava la già complessa situazione idraulica – aggiunge Massimo Gargano, Direttore Generale ANBI – Va inoltre ricordato che, come si evince da precedenti report, lungo la Penisola sono centinaia gli edifici pubblici, tra cui anche scuole e strutture sanitarie, ubicati in aree non conformi. Non basta la cultura delle assicurazioni, serve la cultura del territorio, che deve essere il centro per un nuovo modello di sviluppo. In questo non deve trarre in inganno il dato sui ripristini ambientali, perché il consumo di suolo comporta effetti immediati, mentre il recupero ecosistemico necessita di tempi lunghi: il valore del capitale naturale perso dal 2006 è indicato tra i 19 e 25 miliardi di euro e, nel solo 2023, la riduzione della capacità del terreno di assorbire e trattenere l’acqua, regolando il ciclo idrologico, è stimato che costi all’Italia oltre quattrocento milioni di euro. È indispensabile – conclude il DG di ANBI - arginare tali perdite per garantire un futuro migliore al Paese.”
REPORT ISPRA-SNPA SUL CONSUMO DI SUOLO
GARGANO: "L'INGIUSTIFICATA CEMENTIFICAZIONE E L'ABBANDONO DEI TERRITORI SONO UN FRENO ALLO SVILUPPO DEL PAESE ED UN RISCHIO PER LE COMUNITÀ”
"Come si può parlare di obbligatorietà di polizze contro il rischio idrogeologico in un Paese, dove si continuano a consumare 20 ettari di territorio al giorno?"
A chiederlo è stato Massimo Gargano, Direttore Generale ANBI, che ha proseguito:
"Il report Ispra-SNPA non solo segnala il costante e soprattutto ingiustificato consumo di suolo, ma dà un valore economico alla perdita di servizi ecosistemici: fra i 7 ed i 9 miliardi di euro all'anno. Il problema, quindi, non è solo ambientale ma, come andiamo sostenendo da tempo, un forte limite allo sviluppo di un Paese, dove il territorio è il maggiore asset di attrattività. Ribadiamo quindi la richiesta di urgente approvazione della legge contro l'indiscriminato consumo di suolo: sarebbe una prima seria risposta ad un'emergenza per il sistema Paese."
OSSERVATORIO ANBI RISORSE IDRICHE
IL TRADIMENTO DI NOVEMBRE: POCA PIOGGIA SULL’ITALIA. AL SUD RUBINETTI A SECCO MA ANCHE AL NORD CALANO LE RISERVE D’ACQUA LA CRISI DEI LAGHI CENTRALI PREGIUDICA LE ECONOMIE LOCALI
VINCENZI: “SPERIAMO NELLA NEVE ALTRIMENTI SARA’ UN ALTRO ANNO IDRICAMENTE COMPLESSO”
Mentre l’inverno è ormai alle porte, una larga fetta del Mezzogiorno d’Italia guarda assetato all’esaurirsi delle residue risorse idriche dopo che anche la stagione autunnale, caratterizzata perlopiù da scarse piogge, ha tradito le aspettative di una “normalizzazione meteorologica” e di una conseguente ricarica degli acquiferi.
Il caso più eclatante è quello della Sicilia, dove è scoppiato il clamoroso contrasto fra comunità ennesi e nissene per l’utilizzo della residua acqua nel bacino dell’Ancipa. Ora, secondo la Regione, il livello idrometrico si è innalzato di 6 metri con un incremento dei volumi invasati pari a quasi cinquecentomila metri cubi. Secondo l’Autorità di Bacino della Sicilia, a godere dell’ondata di maltempo anche violento, abbattutasi su alcune zone della regione, sono stati però solo 10 dei 30 invasi dell’isola; d’altronde gli eventi atmosferici sono stati fortemente localizzati sulla costa ionica (tra Messina e Riposto, in meno di ottanta chilometri, la differenza degli accumuli pluviometrici è di ben 613 millimetri!) e, su quasi la totalità delle zone interne, le precipitazioni novembrine sono state particolarmente scarse. La conseguenza è che i dati complessivi indicano un ulteriore decremento dei volumi trattenuti dalle dighe pari a quasi due milioni di metri cubi in una settimana, riducendo le riserve utilizzabili a soli mln. mc. 51,76.
La Sardegna, a Novembre, ha visto ridursi le scorte idriche di ulteriori 7 milioni e mezzo di metri cubi, raggiungendo il valore più basso (ml. mc.717,71) da almeno quindici anni ed i bacini trattengono complessivamente meno del 40% della capacità autorizzata. Molti territori dell’isola sono rimasti quasi “a secco”: è il caso di Posada con il bacino di Maccheronis al 14,42% e gli invasi dell’Ogliastra al 20,35% di riempimento, mentre i serbatoi dell’Alto Cixerri sono praticamente esauriti con soli mln. mc. 1,36 d’acqua residua su un totale di mln. mc. 18,80 invasabili (fonte: Autorità di bacino Regione Autonoma della Sardegna).
Altra regione in drammatica difficoltà è la Basilicata, dove il gap con il 2023 continua a crescere, attestandosi ora a –mln. mc.161,92: in totale negli invasi rimane circa il 13% della disponibilità idrica ed oltre ¼ della popolazione sta affrontando una crisi idrica senza precedenti con interruzioni superiori anche alle trenta ore nell’erogazione d’acqua potabile.
Anche la Puglia è assetata a causa delle esigue precipitazioni cadute negli scorsi 12 mesi: lo scenario è di elevata severità idrica su tutta la regione sia per il comparto potabile che irriguo; in Capitanata rimangono appena 33 milioni di metri cubi d’acqua negli invasi, quando un anno fa ne erano disponibili oltre 136!
In Abruzzo un anno di siccità ha svuotato i bacini ed il mese di novembre ha registrato un deficit pluviometrico di oltre il 43% con punta del 56% in provincia de L’Aquila; nel Chietino la sorgente Verde, deputata a dissetare i territori meridionali della regione, preoccupa per la scarsissima portata (887 litri al secondo).
“Di fronte a questi dati è logico chiedersi: quanti giorni di pioggia diffusa, ma non violenta, sarebbero necessari per riequilibrare la situazione idrica su territori inariditi e per questo anche ad aumentato rischio idrogeologico?” A porsi la domanda è stato Francesco Vincenzi, Presidente ANBI, che ha proseguito:” Speriamo nella neve ed in temperature, che ne permettano il mantenimento in quota per i mesi a venire; altrimenti possiamo già prevedere un’altra annata molto complessa per le disponibilità d’acqua.”
Risalendo la Penisola, nella morsa di una duratura crisi idrica continuano ad essere i 2 laghi dei Castelli Romani: quello di Albano è sceso di oltre mezzo metro in un anno, non riuscendo a recuperare il grave deficit neppure con l’ausilio di un autunno più piovoso del consueto; analogo discorso vale per il piccolo bacino di Nemi, che risulta deficitario di 36 centimetri rispetto ad un anno fa (l’altezza idrometrica è calata di 84 centimetri in 4 anni). Ancora molto scarso è il deflusso nel fiume Tevere, che attualmente registra una portata di 97 metri cubi al secondo contro una media mensile, che si aggira su mc/s 280; decrescenti sono i livelli dell’Aniene, mentre Fiora e Velino registrano una sostanziale invarianza.
In Umbria, dove le portate dei corsi d’acqua risultano stabili rispetto ad una settimana fa, non accenna a migliorare la condizione del lago Trasimeno, la cui altezza idrometrica si discosta in negativo di 88 centimetri da quella media mensile e di cm. 34 dal limite minimo vitale; ciò sta pregiudicando le attività delle storiche imprese ittiche del quarto lago italiano.
“Rischiano così di scomparire quelle piccole economie locali che, insieme ad ecosistemi in difficoltà per la crisi climatica, caratterizzano territori invidiatici dal mondo ed oggi in pericolo” ha chiosato Massimo Gargano, Direttore Generale ANBI.
Molto ridotte sono le altezze idrometriche dei fiumi nelle Marche: Potenza, Esino, Sentino e Nera hanno livelli nettamente inferiori a quelli registrati nello scorso quinquennio. Le dighe trattengono complessivamente volumi idrici leggermente inferiori a trentasei milioni di metri cubi, cioè oltre la metà della capacità complessiva (mln. mc. 65,32).
In Toscana, le portate dei fiumi Arno, Serchio e Sieve sono sotto i valori tipici di Dicembre, mentre l’Ombrone tocca addirittura -90% sul flusso medio mensile.
In Liguria salgono i livelli dei fiumi Entella e Vara, mentre calano quelli dell’Argentina.
Sul Nord Italia il mese di novembre è stato, in linea di massima, avaro di pioggia con conseguente riduzione delle portate fluviali.
In Valle d’Aosta calano le portate della Dora Baltea e del torrente Lys.
Sul Piemonte, dove nel mese appena trascorso sono caduti mediamente meno di venti millimetri di pioggia, si è registrato un deficit pluviometrico dell’86% con punte fino al 99% sui bacini di Bormida, Tanaro e Residuo Tanaro; conseguentemente continuano a ridursi le portate dei fiumi, ormai stabilizzatesi sotto le medie mensili, con particolar evidenza nel Tanaro sceso al 38% della portata tipica di questo periodo (fonte: ARPA Piemonte).
In Lombardia le riserve idriche regionali si attestano ora a 1647,4 milioni di metri cubi, corrispondenti al 77% della media del periodo ed inferiori di quasi il 15% al 2023.
I livelli dei grandi laghi, fatta eccezione per il Maggiore, sono in calo con Lario e Sebino sotto media.
In Veneto si riducono i flussi idrici nei fiumi Livenza, Brenta e Piave, mentre aumentano quelli nel Muson dei Sassi.
In Emilia-Romagna le decrescenti portate dei fiumi appenninici sono oggi molto al di sotto delle medie mensili (nel romagnolo Savio scorre l’86% di acqua in meno rispetto alla norma). I bacini piacentini Molato e Mignano trattengono poco più di dieci milioni di metri cubi d’acqua.
Infine, anche i flussi del fiume Po continuano a diminuire, scendendo ovunque al di sotto dei valori medi del periodo: - 33% nell’Alessandrino, mentre il deficit registrato a Pontelagoscuro arriva al 20%.

ITALIA IDRICA A CHIAROSCURI
ANBI: IMPORTANTI SEGNALI DA REGIONI LAZIO E CAMPANIA MA IN FINANZIARIA NON CI SONO RISORSE PER IL PNIISSI
Mentre si aggrava la crisi idrica nel Sud Italia (dopo le “guerre per l’acqua” in Basilicata e Sicilia, le preoccupazioni per il potabile stanno manifestandosi anche in Puglia) e nel Paese si continuano a “consumare”, perlopiù cementificandoli, circa venti ettari al giorno con inevitabili ripercussioni anche sulla capacità dei terreni di ricaricare le falde, segnali positivi arrivano dalle Regioni Lazio e Campania.
“E’ doveroso sottolineare però che, a fronte dell’impegno delle Regioni, non c’è attualmente alcuna risorsa in Legge Finanziaria per il Piano Nazionale di Interventi Infrastrutturali e per la Sicurezza del Settore Idrico, al cui principio programmatorio avevamo subito plaudito” ha evidenziato Francesco Vincenzi, Presidente ANBI.
La Regione Lazio ha elevato da 20 a 33 i milioni di euro destinati, nel biennio 2025-2026, ai lavori di manutenzione della rete idraulica e dei canali, nonché agli impianti di bonifica, classificati di interesse regionale, inserendo fra loro anche quelli per l’irrigazione; il Lazio è così la prima Regione, che riconosce valenza pubblica ed ambientale alle reti irrigue a servizio del mondo agricolo: il cosiddetto valore ecosistemico.
“Ciò, dando finalmente riscontro a quanto richiesto da anni – ha precisato Sonia Ricci, Presidente ANBI Lazio - rappresenta un segnale di sensibilità ed attenzione al nostro lavoro che, stante la crisi climatica e la minore disponibilità idrica, è sempre più necessario. Senza ombra di smentita, mai nessuno finora aveva individuato criteri, risorse e modalità di gestione per ciò, che consente la qualità dei prodotti agricoli della regione.”
“La notizia rappresenta una novità importante, che non possiamo che sottolineare positivamente con grande soddisfazione. Un grazie particolare per il determinante impegno va a Giancarlo Righini, Assessore Politiche Agricole e Sovranità Alimentare di Regione Lazio”: così si è espresso Massimo Gargano, Direttore Generale ANBI.
Nel Lazio, gli enti di bonifica ed irrigazione hanno competenza su oltre un milione e mezzo di ettari (ha. 90.000 irrigati) a servizio di circa trecentodiecimila consorziati; le centrali idrovore sono circa sessanta, mentre oltre diecimila sono i chilometri di canali ed un centinaio gli impianti irrigui.
Le opere e gli impianti pubblici d’irrigazione, che assolvono anche funzioni come la mitigazione del rischio idrogeologico e l’arricchimento del patrimonio idrico sotterraneo, avranno ora la loro giusta dignità” ha aggiunto Andrea Renna, Direttore ANBI Lazio.
E’ stato altresì presentato a Sessa Aurunca nel Casertano, dal Consorzio di bonifica Volturno, il progetto di ristrutturazione, adeguamento ed ammodernamento dell’impianto irriguo nella zona orientale del comprensorio; tale irrigazione collettiva si inserisce in un più ampio programma di razionalizzazione e riorganizzazione di attuali schemi distributivi. L'intervento è finanziato dalla Regione Campania con circa sette milioni e settecentomila euro e si inserisce nella strategia volta alla realizzazione di interventi, che conferiscano maggiore autonomia e resilienza al territorio.
"Grazie all' efficientamento organizzativo ed alle scelte operative della Regione per la realizzazione di nuove infrastrutture idrauliche tra cui gli invasi, i Consorzi di bonifica della Campania si pongono all'avanguardia nell'aumentare l’adattamento dei territori alla crisi climatica, forti anche della capacità di autoprodursi il 40% dell'energia rinnovabile necessaria, garantendo maggiore sicurezza all'economia agricola ed alle comunità": a sottolinearlo è stato il Direttore Generale ANBI, Massimo Gargano.
EMILIA ROMAGNA: EMERGENZA E PROGRAMMAZIONE
Il cambiamento climatico pone periodicamente le comunità di fronte a repentini capovolgimenti di scenari meteorologici, che hanno come principale ripercussione, sui territori più esposti e idrogeologicamente fragili, l’abbattersi violento di fenomeni estremi.
Nel corso di quest’anno i 2 eventi maggiormente intensi, che hanno investito il comprensorio del Consorzio di bonifica Parmense (con sede nella “città del Teatro Regio”) sono stati quelli nei mesi di giugno ed ottobre che, soprattutto nel periodo autunnale in un contesto generale di piogge-record fortemente concentrate in pochi giorni, hanno contribuito a stressare notevolmente il reticolo di canalizzazioni consortili. In alcune aree, identificabili per lo più in zone della Bassa, le precipitazioni così abbondanti, unitamente alle acque ricevute dalla montagna e dalla città, hanno provocato sormonti arginali ed alcune rotture in prossimità di aree rurali; proprio per questa ragione l’ente consorziale non ha esitato alla necessaria ed immediata azione di ripristino per garantire la funzionalità della rete idraulica.
Dopo un periodo trascorso “in prima linea” durante le ondate di maltempo, lo staff tecnico dell’ente di bonifica ha effettuato una capillare ricognizione lungo le aste dei canali più duramente colpiti, monitorando le criticità presenti e potenziali, progettando ed effettuando interventi “ad hoc” di risistemazione non solo nelle parti più danneggiate, ma anche a beneficio del ripristino complessivo di intere sezioni degli alvei lesionati. Sono ben 10 gli interventi, che il “Parmense” sta effettuando con risorse proprie, per un importo complessivo pari a 800.000 euro, su altrettante arginature di alcuni canali consortili colpiti, tra Giugno ed Ottobre, da fenomeni precipitativi estremi, abbattutisi sui territori di Busseto, Fontanellato, Parma, Polesine Zibello, San Secondo e Torrile.
Oltre alla risistemazione della rete scolante si stanno predisponendo ulteriori progetti di rilievo da candidare a finanziamento per intervenire nei prossimi anni con investimenti strutturali capillari per consentire di essere in futuro più resilienti rispetto ad eventi climatici estremi.
TOSCANA: OPERAI ACROBATI IN AZIONE
L’alveo a secco ormai da settimane non deve ingannare: il Valtina, in particolari condizioni meteo, può rapidamente trasformarsi in una violenta e pericolosa valanga d'acqua capace di travolgere persone, edifici e cose; proprio come è accaduto nel Luglio 2019, quando piogge torrenziali causarono danni e dolore.
Per questo resta un sorvegliato speciale, su cui oggi sono al lavoro più soggetti: il Genio Civile Valdarno Superiore per realizzare interventi strutturali ed il Consorzio di bonifica 2 Alto Valdarno (con sede ad Arezzo) per una complessa e delicata attività di manutenzione ordinaria.
In queste settimane, infatti, gli operai-acrobati sono al lavoro per un taglio selettivo della vegetazione. su un tratto del torrente compreso tra la confluenza con il Vingone e la località Saccione, lungo poco meno di due chilometri. L’intervento interesserà 158 piante con diametro superiore ai 20 centimetri; la loro presenza, se da un lato rappresenta un bel polmone verde in città, dall’altro può trasformarsi in un pericolo: esemplari malati, vecchi e secchi, in particolari condizioni meteorologiche, rischiano infatti di cadere all’improvviso, andando ad ostruire il regolare deflusso delle acque o a danneggiare le opere idrauliche.
L’ente consortile le tiene costantemente sotto controllo: ha infatti realizzato una accurata perizia fitostatica, che viene periodicamente aggiornata, valutando le condizioni di stabilità e salute di ogni singola alberatura.
In funzione dell’aggiornamento della perizia, l’ente programma ed esegue le lavorazioni necessarie; incrociando i risultati delle analisi condotte, sono state individuate specifiche classi di rischio: il 58% degli esemplari necessita solo di una potatura; per il 28%, invece, le condizioni di degrado sono così gravi da non essere più recuperabili e pertanto saranno abbattute.
In nessun caso si interverrà sugli apparati radicali, che sono preziosi per contribuire a conservare la stabilità degli argini. Anche in questo caso l’ente consorziale ha cercato di coniugare la mitigazione del rischio idraulico e la salvaguardia dell’ambiente; per questo, gli interventi sono affrontati con specifiche professionalità sia ingegneristiche che forestali ed agronomiche.
Nell’intervento, delle 158 alberature “visitate” anche con strumenti all’avanguardia, saranno trattate 117 piante. L’obbiettivo è la salvaguardia della pianta, limitando più possibile i tagli.
EMILIA ROMAGNA: OK ALLA RIAPERTURA DEL PONTE
E’ terminato il rifacimento del ponte in località Taravelli sulla strada di bonifica Ferriere-Rocca in comune di Ferriere: il certificato di collaudo attesta la buona riuscita dei lavori e la stabilità del nuovo ponte sul rio del lago Moo.
Il vecchio ponte era stato chiuso alla viabilità il 17 Aprile dello scorso anno perché ritenuto non più in sicurezza: la situazione del manufatto, infatti, era andata via via peggiorando fino a diventare pericoloso. Per questo, il Consorzio di bonifica Piacenza (con sede nella città capoluogo) ha agito tempestivamente su 2 fronti: sono stati chiesti alla Regione Emilia Romagna, i fondi necessari alla realizzazione di un nuovo ponte (350.000 euro e la parte restante a carico dell’ente consortile) ed è stato studiato un percorso alternativo che, seppur temporaneo, ha permesso di riattivare il collegamento tra l’abitato di Toni e Rocca-Chiesa/I Cerri.
Il nuovo ponte ha un’unica campata, è lungo circa diciotto metri e mezzo ed alto circa undici; si tratta di una struttura fatta da 2 spalle, che poggiano su 28 pali in cemento armato.
PUGLIA: NUOVI MEZZI MA NON SOLO
Si amplia il parco mezzi del Consorzio di bonifica Capitanata (con sede a Foggia), grazie a 2 nuove decespugliatrici professionali con sbraccio telescopico da 15 metri, corredate di accessori per il controllo della vegetazione idrofila ed arbustiva; i nuovi mezzi consentono una maggiore produttività, incrementando la gamma degli interventi eseguibili.
L’ente consortile sta intanto procedendo a lavori di sfalcio della vegetazione presente lungo il torrente Candelaro. e ha concluso gli interventi per il ripristino dell'accesso al ponte-canale Sente della galleria Occhito-Finicchito.
FRIULI VENEZIA GIULIA: CANONI RIBASSATI NEL 2025
Promessa mantenuta: dopo la diminuzione del 20% dell’anno 2024, i canoni del Consorzio di bonifica Pianura Friulana (con sede a Udine) calano ulteriormente del 5%: è quanto emerge dal bilancio di previsione dell’anno 2025, approvato dal Consiglio dei Delegati dell’ente.
Dopo l’aumento del 2023, il primo dal 2013 e determinato esclusivamente dai forti aumenti dei costi energetici, era stato assicurato che i canoni sarebbero stati ridotti non appena le condizioni generali lo avessero consentito. Di fronte alle difficoltà dell’attuale congiuntura, l’ente consortile ha saputo evolversi, fornendo nuovi servizi al territorio: non solo irrigazione e difesa idraulica, ma produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile, bonifiche ambientali di siti inquinati, dragaggio e manutenzioni nella laguna di Grado e Marano; attraverso queste attività realizza ulteriori entrate utili a contenere i canoni ed a raggiungere l’equilibrio di bilancio.
Ai circa undici milioni di entrate dai consorziati vanno infatti aggiunti 3.600.000 euro ricavati in particolare dalla vendita di energia elettrica; 2.500.000 euro sono invece conseguenti ad altre attività, fra cui le concessioni rilasciate su beni propri e del demanio idrico regionale. Il bilancio pareggia a circa sessantadue milioni di euro, di cui 45 costituiti da opere realizzate sul territorio a seguito di lavori ed opere finanziate da Stato e Regione Friuli-Venezia Giulia.
L’attività di realizzazione di nuove opere verrà affiancata da un’intensa attività progettuale: 107 sono le commesse interessate per un importo, che supera i cinquecento milioni e che riguarda non solo i progetti previsti dall’Accordo Stato-Regione (ammodernamento reti irrigue per 77 milioni e sicurezza idraulica nel comprensorio Torre-Isonzo per 80 milioni), ma anche la condotta di collegamento tra il "canale SADE" ed il sistema derivatorio Ledra-Tagliamento (105 milioni), nonché la realizzazione del canale scolmatore dal torrente Cormor al torrente Torre (144 milioni).
L’attività progettuale, prevalentemente effettuata con personale interno grazie anche a nuove assunzioni, darà un risultato operativo di circa due milioni quattrocentoventicinquemila euro, contribuendo alla diminuzione del 5% nella contribuenza.
VENETO: PROGETTO SCUOLA DA 110 CON LODE
Il sistema veneto della Bonifica è ancora una volta oggetto di tesi di laurea per studenti modello: questa volta sotto la lente è finito il progetto scuola “Acqua ambiente e territorio”, analizzato da Chiara Scattolin, studentessa del corso di laurea magistrale in Scienze della Formazione Primaria all’Università di Padova, laureatasi dottoressa con 110 e lode. “
La validità formativa delle proposte didattiche, artistiche e multimediali di ANBI Veneto nelle scuole” è il titolo dello studio presentato, che prende in esame i 10 anni di progettualità rivolta agli istituti primari e secondari per fornire, a studenti e docenti, nozioni sull’importanza della gestione idraulica, condotta dai Consorzi di bonifica per l’agricoltura, la biodiversità, il paesaggio.
TOSCANA: A SCUOLA DI BONIFICA
Due studenti del liceo statale Antonio Rosmini di Grosseto hanno concluso la loro settimana di stage al Consorzio di bonifica 6 Toscana Sud (con sede nel “capoluogo della Maremma”): è il progetto di alternanza scuola-lavoro reso possibile con la convenzione stipulata tra l’ente consortile e l’istituto scolastico.
Leonardo Bassi e George Razvan Vichiriuc hanno così potuto partecipare alle attività quotidiane dell’ente consorziale, ospiti dei vari settori: dall’area amministrativa alla progettazione, dall’ufficio legale alle risorse umane, fino alla comunicazione.
Nelle scorse settimane si era svolto un altro progetto di alternanza scuola-lavoro con il locale polo tecnologico Manetti-Porciatti di Grosseto; l’auspicio del “Toscana Sud” è che queste iniziative proseguano ed anzi si diffondano sempre più tra gli istituti del comprensorio.
MARCHE: VERSO LE ELEZIONI
Il Consorzio di bonifica Marche (con sede a Pesaro) ha pubblicato sul proprio sito (https://www.bonificamarche.it/elezioni-consortili/) l’avviso elettorale e l’elenco provvisorio degli aventi diritto al voto per il rinnovo dei componenti dell’Assemblea consortile.
Le votazioni avranno luogo fra lunedì 24 e venerdì 28 Febbraio 2025. Sempre sul sito è disponibile il fac-simile per la presentazione delle liste e dei relativi sottoscrittori.
NOMINE
Maurizio Ventavoli, olivicoltore, è stato rieletto Presidente del Consorzio di bonifica 4 Basso Valdarno, con sede a Pisa; per la carica di Vicepresidente è stato nominato Marco Pacini, agricoltore, mentre in qualità di terzo membro è stato eletto Simone Giglioli, Sindaco di San Miniato.
Nuovo Presidente al Consorzio di bonifica Medio Valdarno, con sede a Firenze: è Paolo Masetti, disaster manager e funzionario presso la Protezione Civile della Città Metropolitana di Firenze; Vicepresidente è stato eletto Paolo Niccolai, mentre terzo membro dell’Ufficio di Presidenza sarà Marco Recati.
Nuovo Presidente anche al Consorzio di bonifica Toscana Costa con sede a Venturina (Livorno): è Francesco Filippi, imprenditore agricolo; Vicepresidente sarà Luca Agostini, mentre l’Ufficio di Presidenza è completato da Guido Allori.
Dino Sodini, imprenditore metalmeccanico, è invece il nuovo Presidente del Consorzio di bonifica Toscana Nord, con sede a Viareggio (Lucca); Andrea Celli, imprenditore agricolo, è stato nominato Vicepresidente, mentre Carlo Alberto Carrai, rappresentante degli albergatori e del settore turismo, sarà il terzo membro dell’Ufficio di Presidenza.
Infine, l’imprenditore vitivinicolo, Federico Vanni, è il nuovo Presidente del Consorzio di bonifica 6 Toscana Sud, con sede a Grosseto; Vicepresidente è stato eletto Roberto Olivelli.
Passando in Emilia Romagna, il Consiglio d’Amministrazione del Consorzio di bonifica Parmense (con sede nella “città ducale”) vede l’ingresso di 2 nuovi membri: si tratta di Marco Taccagni, architetto e Francesco Mariani, consulente finanziario, rispettivamente Sindaci dei Comuni di Soragna e Compiano; le due nomine sono state indicate dall’Assemblea dei Primi Cittadini della provincia parmense a seguito dell’esito delle consultazioni amministrative della scorsa primavera, con le quali i precedenti rappresentanti avevano concluso i loro mandati elettorali.
AGENDA
Il Presidente ANBI, Francesco Vincenzi, interverrà nella mattinata di lunedì 9 Dicembre p.v. al convegno “Agricoltura tra sostenibilità ed innovazione” organizzato dall’istituto bancario Credit Agricole nell’auditorium Carlo Gabbi, a Parma.
Il Direttore Generale ANBI, Massimo Gargano, parteciperà invece, nella mattinata di martedì 10 Dicembre p.v., alla conferenza stampa organizzata dall’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino Centrale nella propria sede a Roma per la presentazione dei lavori del Tavolo Tecnico sui laghi di Albano e di Nemi. Gargano sarà inoltre, venerdì 13 Dicembre, all’iniziativa “Una storia di crescita e sviluppo per il territorio lombardo” organizzata a Milano dal Consorzio di bonifica Est Ticino Villoresi. |