Anno XXIV, n. 43 venerdì, 25 novembre 2022

TORNA IL VILLAGGIO DEGLI AGRICOLTORI

È Palermo, la sede della prossima tappa del Villaggio degli Agricoltori Coldiretti; dal 2 al 4 Dicembre, l’imponente kermesse sarà ospitata da Piazza del Teatro Politeama a Piazza Castelnuovo. ANBI, d’intesa con i Consorzi di bonifica di Sicilia, sarà presente con uno stand informativo ed un focus sui progetti previsti dal Piano Laghetti nell’Isola.

PIOVE SUL BAGNATO: AUMENTANO LE RISERVE IDRICHE AL SUD AL NORD LE PIOGGE RISTORANO MA NON RISOLVONO IL GRAVE DEFICIT IDRICO

Anche se la percezione è quella di un ritorno alla regolarità meteorologica delle piogge autunnali, in realtà la contingenza di corsi d’acqua e laghi nel Nord Italia resta di preoccupante sofferenza: è quanto si evince dal report settimanale dell’Osservatorio ANBI Risorse Idriche. In giornate da allerta meteo “rossa” in numerose zone del Paese, colpite da violenti nubifragi che solo fortunatamente non hanno avuto conseguenze più gravi, desta infatti sconcerto, la condizione dei maggiori corpi idrici del Nord Italia, dove le precipitazioni hanno avuto complessivamente minore intensità: i livelli dei grandi laghi, tutti sotto media, continuano a calare come testimoniato dalle esigue percentuali di riempimento ed il fiume Po ha portate praticamente dimezzate, scendendo addirittura al 30% della media stagionale in Piemonte, dove comunque quasi tutti i corsi d’acqua registrano decrescite, che vanno dal 30% al 50%.
In Valle d’Aosta, come in altre regioni, è caduta la prima neve: dagli 8 centimetri ad Ayas al mezzo metro di La Thuile (m. 2430 di altitudine); in contemporanea, le piogge sono state piuttosto scarse (in 7 giorni dai 3 millimetri ad Issime ai mm. 41,20 di Courmayeur) ed i fiumi sono così in calo. In Lombardia, le piogge di questi giorni sono cadute principalmente sulla pianura (circa trenta millimetri), ma in montagna si registrano i primi accumuli di neve in quota: cm. 66 in Valtellina, cm. 55 sull’Adamello, cm. 87 a Lanzada (altitudine: m. 3032); è ancora in calo la portata del fiume Adda, mentre la riserva d’acqua stoccata nei bacini prealpini continua ad aggirarsi intorno al 30% della media. In Veneto, il fiume Adige permane ai minimi del decennio, mentre incrementano i livelli di Piave e Bacchiglione; in leggera crescita è anche la Livenza, le cui condizioni restano però idricamente gravissime.
“L’analisi di questi dati conferma la gravità della crisi idrologica, che attanaglia da mesi il Nord Italia – ha sottolineato Francesco Vincenzi, Presidente di ANBI - L’arrivo di piogge e neve conforta, ma non deve distrarre, come già successo in molte occasioni, dall’imprescindibile obbiettivo di dotare il territorio di adeguate infrastrutture, capaci di capitalizzare la risorsa acqua; l’impossibilità di uscire velocemente da una situazione di deficit idrico ne è la migliore testimonianza.”
In Emilia Romagna, le portate dei fiumi appenninici sono finalmente in aumento, ad eccezione di quella del Taro. Le piogge cadute in questi giorni hanno ristorato territori, che da oltre un anno soffrono enormemente per la scarsità d’acqua: in 12 mesi, sui territori di pianura sono caduti mediamente 480 millimetri, mentre in montagna sono stati circa ottocentotrenta.
La Toscana è stata una delle regioni maggiormente colpite da violenti nubifragi: i livelli dei corsi d’acqua sono cresciuti in maniera preoccupante, principalmente nei bacini dei fiumi Arno ed Ombrone; quest’ultimo, grazie agli apporti meteorici più consistenti, registrati nella regione (in 3 ore, a Roccastrada sono caduti oltre cento millimetri di pioggia) e con la crescita repentina dei livelli dei propri affluenti è salito, in sole 6 ore, da una portata di circa tre metri cubi al secondo a mc/s 318, 40 (livello: m.+3,29) nella tarda mattinata per poi arrivare a mc/s 527 nel pomeriggio. In poche ore sono cresciuti di ben 2 metri anche i livelli dei fiumi Fiora e Cecina.
Nelle Marche si è vissuta nuova paura, quando il livello del fiume Misa, tristemente noto per la recente alluvione di Senigallia, è salito a Pianello d’Ostra di m. 2,42 in poche ore; anche gli altri corsi d’acqua della regione, fatta eccezione per i bacini più a Sud, hanno registrato incrementi molto evidenti, così come i volumi idrici trattenuti dalle dighe. In Umbria cresce finalmente il livello del lago Trasimeno, nonchè dei fiumi Nera e Tevere, la cui portata, raggiungendo Roma, è salita di oltre cento metri cubi al secondo in un giorno e di mc/s 235 rispetto alla settimana scorsa.
Nel Lazio, importante è anche la crescita di portata del fiume Aniene, mentre il livello del Sacco si è alzato di ben 2 metri; l’Amaseno a Fossanova è cresciuto di oltre tre metri in 8 ore e l’invaso della diga di Corbara segna un livello superiore di oltre m.2,30 rispetto ad una settimana fa. Ancora una volta Formia è stata coperta di fango dopo aver visto cadere circa centosettanta millimetri di pioggia in pochi giorni.
In Abruzzo, le piogge violente, cadute sul bacino settentrionale (a Villetta Barrea cm. 154 in 24 ore, ma anche mm. 133,8 a Pescasseroli e cm. 131 ad Opi) hanno fatto scattare l’allerta per il fiume Sangro.
Un importante esempio di come infrastrutture strategiche possano evitare gravi sciagure al territorio viene dalla Campania, dove nel Cilento, una delle zone più colpite dal recente maltempo insieme all’Irpinia (su Avellino sono caduti oltre centocinquantatre millimetri di pioggia), la diga di Piano della Rocca ha assolto pienamente alla funzione calmieratrice delle piene in un territorio difficile per la morfologia dei suoli impermeabili, che favoriscono il fenomeno del ruscellamento: nonostante oltre cento millimetri di pioggia, caduti in 24 ore (sulla località Perito si sono rovesciati 249 millimetri d’acqua in 5 giorni!), il deflusso del fiume Alento è stato controllato, limitando i disagi nei territori a valle.
Al contempo i volumi idrici, trattenuti nell’invaso, hanno raggiunto in una settimana i 20 milioni di metri cubi, salendo di 12 milioni (8 in una sola giornata), andando a costituire così un’importante riserva d’acqua per le stagioni più secche. I livelli idrometrici dei principali fiumi sono in crescita (il Volturno resta, comunque, al di sotto della media del quadriennio) così come quelli del lago di Conza. Piogge abbondanti hanno rimpinguato gli invasi della Basilicata, cresciuti di ben 41 milioni di metri cubi in una settimana, mentre nei bacini di Puglia si segnalano 8 milioni di metri cubi d’acqua in più.
Infine, anche in Sicilia si registra una buona performance degli invasi, che conservano una quantità d’acqua maggiore rispetto alla media stagionale degli scorsi 12 anni.
“Accanto al confermarsi di un’Italia idricamente capovolta, la fotografia del Meridione avvalora la scelta di dotarlo, all’epoca della Cassa del Mezzogiorno, di invasi a riempimento pluriennale, oggi diventati autentici scrigni di sostenibilità economica, sociale ed ambientale per il territorio. La loro realizzazione non fu scevra da criticità, che ancora oggi ne limitano l’operatività – ha ricordato Massimo Gargano, Direttore Generale ANBI - ma rispose ad una visione di Paese, che chiediamo di assumere al Governo ed alla classe politica recentemente eletta.”
D’altronde, da Gennaio ad Ottobre di quest’anno, l’Italia ha già registrato 254 fenomeni estremi, cioè 27% in più rispetto a quelli avvenuti nei 12 mesi del 2021 (fonte: Legambiente); sempre secondo il rapporto Città-Clima, dal 2010 al 31 Ottobre 2022 si sono verificati 1.503 eventi estremi con 780 comuni coinvolti e 279 vittime; tra le regioni più colpite: Sicilia (175), Lombardia (166), Lazio (136).

IL METEO MARINO MINACCIA I LITORALI DEL NORDEST L’ENTROTERRA SALVATO DALLA RETE IDRAULICA MINORE. IN PERICOLO UNO DEI GIACIMENTI ITALIANI DEL TURISMO MENTRE SI E’ RISCHIATA L’ALLUVIONE NEL FERRARESE

ALLARME DEI CONSORZI DI BONIFICA: LA CRISI CLIMATICA RENDE INDISPENSABILE RINFORZARE E RIALZARE LE ARGINATURE A MARE

Se le dighe mobili del Mose hanno salvato Venezia da un’altra “acqua alta” epocale, non altrettanto può dirsi per i litorali del Nordest, martoriati da una violenta ondata di maltempo, arrivata dal mare.
“Quanto accaduto ci permette di evidenziare la fragilità di uno dei giacimenti turistici italiani, cioè la fascia costiera da Ravenna a Trieste, il cui equilibrio idraulico è garantito dall’indispensabile azione di centinaia di idrovore, vale a dire circa la metà di quelle operanti in Italia” ha precisato Francesco Vincenzi, Presidente ANBI.
Nel Ferrarese si è verificata una condizione mai registrata da decenni e che ha visto la combinazione di vento forte (prima di Scirocco e poi, per qualche ora, di Levante), alta marea e precipitazioni abbondanti (60 millimetri di media con picchi di mm. 100), determinando, su tutta la costa, allagamenti dovuti all'incursione del mare.
Il Porto Canale a Portogaribaldi è tracimato, allagando attività commerciali ed abitazioni; gli stabilimenti balneari hanno subito danni ingentissimi, così come i paesi di Goro e Gorino, che hanno temuto davvero il peggio. Questa situazione ha portato un eccezionale innalzamento di livello del Po di Volano anche nell'entroterra, dove si sono registrate falle ed infiltrazioni; la più grande si è aperta nei pressi di Vaccolino e ha determinato l'allagamento della campagna vicina.
Quote mai viste prima si sono registrate all'impianto idrovoro di Codigoro, responsabile dello scolo di oltre cinquantaseimila ettari, quasi tutti sotto il livello del mare e che sono parte rilevante della provincia di Ferrara; il ramo del fiume Po è cresciuto talmente tanto, che il Consorzio di bonifica Pianura di Ferrara ha dovuto attivare le procedure d’emergenza ed installare paratoie per evitare che l'acqua invadesse i locali tecnologici, che regolano una delle più grandi centrali idrauliche d'Europa. Contemporaneamente sono state eseguite manovre idrauliche, atte a contenere l’ondata di piena, facendo confluire, nella rete idraulica consortile, l'acqua piovana, che non si poteva scaricare a mare, viste le condizioni meteo.
Nel Veneto sono stati i Consorzi di bonifica Veneto Orientale e Delta del Po, i più impegnati nel fronteggiare il maltempo, che si è abbattuto su tutta la regione causando danni contenuti nell’entroterra, mentre gravi problemi si sono registrati anche qui lungo la zona costiera, a causa di vento e mareggiate con danni significativi alle spiagge (Caorle, Eraclea, Jesolo e Chioggia); per queste zone, il Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, ha chiesto lo stato di crisi.
Nel comprensorio di bonifica del Veneto Orientale sono caduti fino a 80 millimetri di pioggia che, in virtù anche della bassa intensità, sono stati gestiti senza grossi problemi, mentre, a causa della spinta del mare, si sono verificate fuoriuscite d’acqua dalla Litoranea Veneta (il canale, che riceve gli scarichi delle idrovore) sull’argine Revedoli in località Torre di Fine ed una limitata tracimazione a San Michele al Tagliamento. Le forti mareggiate evidenziano l’urgenza di procedere con il programma di rialzo di tutte le arginature di difesa a mare, come previsto dal Consorzio di bonifica Veneto Orientale nel recente Piano Triennale dei Lavori Pubblici.
La stima dei costi sfiora i 100 milioni di euro, per i quali l'ente consortile ha predisposto un programma generale che, visto l’aumento di violenti fenomeni marini, è necessario trovi copertura finanziaria nel più breve tempo possibile; attualmente sono finanziati con fondi pubblici solo i lavori sul tratto del canale Revedoli (€ 2.500.000,00).
Anche nel comprensorio del Consorzio di bonifica Delta Po sono caduti 80 millimetri di pioggia nell’arco dell’intera giornata. La rete idraulica consortile ha contenuto regolarmente l’acqua, anche in virtù delle manovre realizzate dall’ente consorziale, che già nei giorni scorsi aveva svasato ed assestato i livelli idrici negli alvei sui più bassi valori invernali. Pure qui i problemi maggiori si sono registrati nella fascia costiera con mareggiate superiori ai due metri e che hanno comportato il danneggiamento di alcune capanne di pescatori nella Sacca di Scardovari.
“Sono questi ulteriori segnali, che indicano come la delicatezza di questi territori, unita al progressivo innalzamento del mare, debba indurre alla massima prudenza nell’avviare trivellazioni nell’alto Adriatico che, pur rispondendo ad una priorità per il Paese, potrebbero però avviare inarrestabili processi di subsidenza ai danni di popolazioni, che già stanno pagando le conseguenze di analoghe scelte operate nei decenni passati” ha ricordato Massimo Gargano, Direttore Generale ANBI.
Infine, in Friuli Venezia Giulia, il picco di alta marea ha toccato cm.+160 con tracimazioni in alcuni punti degli argini dei fiumi Ausa e Tiel, nella zona di Aquileia.

DI FRONTE AL RIPETERSI DI EVENTI ESTREMI POLITICA ED OPINIONE PUBBLICA NON POSSONO AVERE LA “MEMORIA DEL PESCE ROSSO”

“Non può bastare il previsto miglioramento meteorologico per far dimenticare le criticità idrogeologiche, registrate nelle scorse ore in numerose regioni d’Italia, né può passare inosservata l’ormai ricorrente frequenza di violenti cicloni nell’area mediterranea”: ad evidenziarlo è stato Francesco Vincenzi, Presidente ANBI, che ha proseguito: “Il nostro Paese non solo è in balia dell’estremizzazione degli eventi atmosferici, passando in poche ore dalla siccità all’allarme alluvioni, ma è sempre più debole di fronte alla violenza delle precipitazioni.”
“E’ necessario affiancare, alla protezione civile, una politica di prevenzione civile, fatta di interventi mirati ad incrementare la resilienza delle comunità, oggi impreparate anche nell’applicare elementari regole di prudenza di fronte ad evenienze finora sconosciute – ha aggiunto Massimo Gargano, Direttore Generale ANBI - Oltre a ciò servono investimenti per adeguare la rete idraulica, consci che 1 euro speso in prevenzione, ne fa risparmiare 5 in danni. Non solo: i dati dimostrano come solo il 10% dei danni venga realmente ristorato dopo le dichiarazioni dello stato di calamità.”
Il Piano ANBI di Efficientamento della Rete Idraulica del Paese prevede 858 progetti, perlopiù definitivi ed esecutivi, con un investimento di circa quattro miliardi e trecentotrentanove milioni di euro, capaci di attivare oltre ventunmila posti di lavoro. Nello specifico: 729 interventi riguardano opere di manutenzione straordinaria su una rete idraulica, lunga circa ducentoventimila chilometri; 90 cantieri devono provvedere alla pulizia di altrettanti bacini, la cui capacità è ridotta del 10% a causa del progressivo interrimento; 16 progetti mirano al completamento di invasi incompiuti, mentre 23 sono i serbatoi da realizzare ex novo.
“Anche questo – ha concluso il Presidente ANBI – è un patrimonio di piani velocemente cantierabili, che mettiamo a disposizione del Paese e del suo Governo, auspicando che si torni a stanziare adeguate risorse per interventi indispensabili a qualsiasi ipotesi di sviluppo. Dobbiamo difenderci dalla minaccia, trasformandola in risorsa, come dimostrato dai bacini colpiti dalle recenti piogge che, trattenute, hanno limitato i danni, creando riserve idriche, utili al territorio.”

ANBI CHIEDE L’ISTITUZIONE DI UN OSSERVATORIO PERMANENTE SULLE RISORSE IDRICHE E LA REVISIONE DELLA DIRETTIVA QUADRO ACQUE

“Istituire un osservatorio permanente sulle risorse idriche, attorno al quale far sedere tutti i soggetti interessati, superando l’attuale frazionamento decisionale che, pur essendo chiaro nell’individuazione dei compiti, manca di una regia nazionale, delegando le scelte ad ogni singola regione.”
A chiederlo è stata l’ANBI, attraverso le parole del Direttore Generale, Massimo Gargano, intervenuto ad un convegno a Milano e che ha proseguito: “Un simile strumento già esiste in Spagna, Paese con problematiche idriche simili alle nostre e dove, però, già si trattiene in invasi oltre il 35% dell’acqua piovana, mentre noi siamo fermi all’11%. Qualche pioggia non può fare dimenticare l’inadeguatezza del nostro sistema idraulico di fronte ai cambiamenti climatici.”
“In merito alla realizzazione di nuovi bacini – ha incalzato il Presidente ANBI, Francesco Vincenzi - è necessario superare la sindrome del Vajont per infrastrutturare il Paese di fronte ad un’evidente crisi climatica, che ci sta facendo vivere la settima siccità in 19 anni, arrecando solo nel 2022, oltre 6 miliardi di danni all’agricoltura, che produce cibo. Il Piano Laghetti multifunzionali, proposto da ANBI e Coldiretti nel segno della sostenibilità, risponde a questa esigenza, dimostrando l’efficienza progettuale dei Consorzi di bonifica ed irrigazione, la cui capacità operativa è anche testimoniata dai cantieri aperti in tutta Italia per circa 4 miliardi di fondi pregressi. Tutto questo deve essere inquadrato in una più incisiva presenza italiana in sede comunitaria, dove bisogna puntare ad una revisione della Direttiva Quadro Acque che, varata nel 2000 nel sostanziale disinteresse dei rappresentanti italiani, risulta oggi inapplicabile nel nostro Paese senza pesanti conseguenze sull’assetto territoriale ed ambientale.”
“Alla politica chiediamo di superare l’incoerenza fra sensibilità dichiarate ed azioni conseguenti, ad iniziare dalla necessità di approvare la legge contro l’indiscriminato consumo di suolo – ha concluso il DG ANBI - Serve una visione, che abbia il territorio al centro, perché 1 euro speso in prevenzione, ne fa risparmiare 5 nella conta dei danni oltre all’ingiustificabile tributo in vite umane. In Italia come in Europa serve una nuova cultura dell’acqua per evitare di essere travolti dalle conseguenze della crisi climatica. La dimostrata efficienza del sistema irriguo Irriframe e la prossima certificazione di sostenibilità idrica, denominata Goccia Verde, sono un contributo di ANBI in questa direzione.”

LOMBARDIA: INNOVAZIONE E CULTURA DELL’ACQUA

Le celebrazioni del Centenario del Congresso della Bonifica a San Donà di Piave hanno fatto tappa in Lombardia con un’iniziativa a Milano, dedicata all’innovazione nella gestione dell’acqua per lo sviluppo sostenibile dell’economia e del territorio lombardo.
Per rispondere ai nuovi scenari i Consorzi di bonifica della regione stando mettendo in campo la loro riconosciuta capacità progettuale. che attende ora una coerente risposta delle Istituzioni. Il 2022 continua a essere drammaticamente segnato da un periodo siccitoso senza uguali in epoca moderna e che ha messo a repentaglio una delle agricolture più avanzate del mondo, come quella lombarda.
Per questo ANBI, nell’interlocuzione con i molti esponenti della Giunta Regionale, presenti al convegno, ha presentato proposte concrete per la gestione delle acque in Lombardia, basate su forti investimenti in infrastrutture per l’innovazione e la tecnologia al servizio della gestione delle risorse idriche. Sono molte, infatti, le attività in corso, indirizzate alla sostenibilità ed all’economia circolare, a partire dal recente accordo sull’utilizzo delle acque depurate in agricoltura.
L’impegno del sistema consortile continua anche sotto il profilo culturale per sviluppare la conoscenza del ruolo della Bonifica in Italia: prosegue, come ha ricordato anche l’Assessore Cultura Regione Lombardia, Stefano Galli, il progetto “Civiltà dell’acqua in Lombardia” per il riconoscimento dei manufatti idraulici e irrigui nella lista Unesco del Patrimonio Mondiale Culturale e Naturale dell’Umanità.
E, in vista di “Bergamo Brescia Capitale italiana della Cultura 2023”, il Consorzio Oglio Mella (con sede nella “città di Piazza della Loggia”) ed il Consorzio Media Pianura Bergamasca (con sede nel capoluogo orobico) stanno sviluppando un’articolata proposta per la valorizzazione delle arterie d’acqua sotterranee, che accomunano le 2 città.

UNA PALESE INGIUSTIZIA: LE COMUNITA’ DEL DELTA PO E DEL RAVENNATE NON POSSONO CONTINUARE A PAGARE LE CONSEGUENZE DELLA SUBSIDENZA

ANBI: ALLA RICHIESTA DI TRIVELLAZIONI IN ALTO ADRIATICO VA AFFIANCATA QUANTOMENO UNA LEGGE NAZIONALE DI COMPENSAZIONE E GARANZIE TECNOLOGICHE

“Sulla ripresa delle trivellazioni in Alto Adriatico è necessario applicare un approfondito principio di precauzione, perché i territori e le genti del Polesine stanno continuando a pagare per le improvvide scelte operate soprattutto dagli anni ’50. Pur consapevoli delle maggiori garanzie date dall’innovazione tecnologica e dell’interesse nazionale per l’autosufficienza energetica, non possiamo evitare di ricordare che la subsidenza di territori già fragili, come quelli del Delta Po, è un fenomeno che, se innescato, è irrefrenabile, trasformando la ricerca di un beneficio per la collettività in un dramma per le comunità locali”: a ricordarlo è Francesco Vincenzi, Presidente ANBI, che ribadisce come sia “ingiusto che territori di Veneto ed Emilia Romagna, fra l’altro importanti asset turistici, continuino a pagare, da soli, le conseguenze di fenomeni indotti da scelte nazionali, rivelatesi controproducenti.
I territori delle province di Rovigo, Ferrara e del comune di Ravenna sono stati interessati dallo sfruttamento di giacimenti metaniferi dal 1938 al 1964; l’emungimento di tali acque innescò un’accelerazione, nell’abbassamento del suolo, decine di volte superiore ai livelli normali: agli inizi degli anni ‘60 raggiunse punte di 2 metri ed oltre, con una velocità stimabile fino a 25 centimetri all’anno; misure successive hanno dimostrato che l’abbassamento del territorio ha avuto punte massime di oltre tre metri dal 1950 al 1980. Successivi rilievi hanno evidenziato ulteriori abbassamenti nelle zone interne del Delta del Po.
L’“affondamento” del Polesine e del Delta Padano ha causato un grave dissesto idraulico, nonché ripercussioni sull’economia e la vita sociale dell’area; il locale sistema di bonifica è attualmente costituito da oltre 500 impianti idrovori ed il costo complessivo annuo per la sola energia elettrica supera i venti milioni di euro, al netto dei recenti, abnormi rincari. Accanto al riordino di tutta la rete scolante così come degli argini a mare, conseguenza della subsidenza è stato infatti lo sconvolgimento del sistema di salvaguardia idrogeologica, obbligando gli impianti idrovori a funzionare per un numero di ore di gran lunga superiore a quello precedente.
“E’ un onere, che ingiustamente ricade solo sulle comunità locali. Se le condizioni generali non permetteranno soluzioni alternative alle trivellazioni in Alto Adriatico, è indispensabile la certezza di cospicui interventi di compensazione per ridurre una palese ingiustizia a carico di territori già fortemente penalizzati; per questo, chiediamo che il problema subsidenza sia assunto come responsabilità nazionale attraverso una Legge Speciale, che preveda quantomeno il finanziamento di progetti per la messa in sicurezza del territorio e l’approvazione di una norma per l’eliminazione degli oneri di sistema sulle forniture di energia elettrica, finalizzate al funzionamento degli impianti idrovori, ricadenti nei territori subsidenti” ha concluso Massimo Gargano, Direttore Generale ANBI.

VINCENZI “CONTRO IL CIBO SINTETICO, IL MADE IN ITALY AGROALIMENTARE VA DIFESO ANCHE CON LA DISPONIBILITA’ D’ACQUA”

Meno burocrazia, più sostegno alla multifunzionalità in agricoltura, azioni di contenimento della fauna selvatica e 2 grandi no al consumo di suolo e al cibo sintetico: sono i 5 punti programmatici, che Coldiretti Marche ha presentato alla Regione nel corso del convegno, organizzato ad Ancora sul tema “Quale futuro per il comparto agroalimentare tra politiche europee, cambiamenti climatici e cibo sintetico”, presente anche il Governatore, Francesco Acquaroli.
È intervenuto anche Francesco Vincenzi, Presidente ANBI. "Oltre l'80% del cibo italiano di qualità – ha affermato - dipende dalla disponibilità d'acqua, pregiudicata da una crisi climatica, destinata a perdurare come dimostrano le 7 siccità registrate in 19 anni. Sono necessari perciò interventi di adattamento, tra cui il Piano Laghetti multifunzionali per trattenere le acque di pioggia, presentato da ANBI e Coldiretti. In Spagna trattengono al suolo almeno il 35% delle risorse meteoriche, in Italia appena l'11%. C'è bisogno di un nuovo modello di sviluppo con il territorio al centro: lo dobbiamo alle future generazioni".

TOSCANA: CONCLUSO IL TOUR PER LA SICUREZZA IDRAULICA IN VALDARNO

Nove sindaci al fianco del Consorzio di bonifica 2 Alto Valdarno (con sede ad Arezzo) per mettere a punto una strategia anti-alluvione mirata ed efficace. La campagna d’ascolto dei territori (organizzata come ogni anno per raccogliere segnalazioni, proposte, preoccupazioni) è terminata da poco.
In questo percorso, fondamentale è stata anche la voce dei cittadini, le principali “sentinelle” dei numerosi tratti, che scorrono in territorio valdarnese. Sono 260 i chilometri di reticolo, inseriti nel piano delle attività, proposto per il 2023, compreso il fiume Arno, che da solo interessa 33 chilometri. La vallata è attraversata da un insieme di tratti diversi per caratteristiche, pendenze, ambientazioni, ma tutti delicati e fragili, soprattutto di fronte all’assalto di eventi meteorologici sempre più violenti e concentrati. Molte le novità introdotte a seguito degli incontri con il territorio. I lavori si estenderanno quest’anno verso monte, dove la corretta regolazione delle acque è fondamentale anche per mettere in sicurezza il fondovalle.
Oltre ai tratti di routine, sono stati programmati interventi su tratti oggetto di segnalazione, da parte di amministratori e cittadini; su alcuni di questi, i cantieri saranno avviati all’inizio del 2023, prima del divieto di taglio a tutela della fauna nidificante.
Nel corso degli incontri è stato fatto anche il punto sull’esecuzione del Piano delle Attività 2022, che in tutte le aree è ormai prossimo alla conclusione; restano esclusi alcuni segmenti dove, per ragioni tecnico operative, il taglio della vegetazione è stato temporaneamente sospeso. I corsi d’acqua valdarnesi sono, infatti, invasi in modo significativo dal poligono del Giappone, una pianta infestante molto pericolosa anche per la sicurezza idraulica; per contenerne la diffusione, bisogna attendere la fine del suo ciclo vegetativo e adottare molte precauzioni per evitare che si propaghi ulteriormente.

VENETO: UNO STUDIO SULLE RISORGIVE

Con le falde ai minimi storici a causa della straordinaria siccità, il Veneto vede messo a rischio, oltre all’idropotabile e all’irrigazione, anche una componente significativa del proprio patrimonio ambientale e paesaggistico: le risorgive, peraltro già compromesse dell’uso antropico.
La letteratura sulle risorgive del Veneto è ampia ma risulta frammentata e, alla luce dell’accelerazione dei mutamenti climatici, datata. Da questa considerazione è nata l’idea della ricognizione “Le Risorgive in Veneto. Strategie per la tutela e la valorizzazione di un patrimonio storico, culturale e ambientale unico al mondo”, presentata a Padova e realizzata da ANBI Veneto e sostenuto da Credit Agricole FriulAdria. In particolare, il documento, che ANBI Veneto ha realizzato con Etifor (società spin-off dell’Università di Padova), cerca di unificare la letteratura esistente sull'argomento e si pone come primo tentativo di presentare in modo integrato gli studi e le iniziative, che sono state realizzate sul tema, presentando anche la prima mappatura inedita di tutte le 869 risorgive presenti sul territorio regionale.
Oltre ad indagare complessivamente il sistema delle risorgive regionali, il lavoro approfondisce la loro valenza ecologica, paesaggistica, storico-culturale ed economica, evidenziando le pressioni, che negli anni hanno costituito una minaccia per la loro esistenza e la conseguente pianificazione, che è stata adottata a vari livelli per la loro tutela non più rinviabile, visto che, tra tutte le risorgive, ben 215 risultano estinte a causa dei livelli di falda troppo bassi.

TOSCANA: ACQUALUNGA: ANCORA LAVORI PER SICUREZZA IDRAULICA

Si prospettano nuovi lavori di prevenzione idraulica per il fosso Acqualunga: dopo la manutenzione straordinaria continua ad essere alta l’attenzione, con i conseguenti investimenti tecnici ed economici, sui corsi d’acqua del territorio di Agliana.
Approvato il progetto esecutivo si procederà ora con l’iter di affidamento per lavorare poi al consolidamento delle sponde e delle arginature, nonchè per sistemare i dissesti già rilevati e prevenire future criticità.
L’Acqualunga è infatti un corso d’acqua particolarmente delicato, il cui comportamento idraulico è fortemente condizionato dai livelli di altri corsi d’acqua, caratteristica tipica dell’area pianeggiante compresa tra Prato e Pistoia.
La progettazione delle opere di sistemazione è stata eseguita, cercando di minimizzare l’impatto sia sul paesaggio, privilegiando l’utilizzo di materiali naturali, sia sull’habitat fluviale, essendo previste in progetto anche piccole depressioni localizzate dell’alveo a fare da vasche per la pur modesta ittiofauna presente.
Con l’approvazione del progetto esecutivo e delle relative coperture economiche per oltre un milione di euro provenienti dal sistema di Protezione Civile, si dà certezza e continuità al lavoro, che da anni Consorzio di bonifica Medio Valdarno (con sede a Firenze) e Regione Toscana stanno portando avanti nel bacino Ombrone Pistoiese.

CALABRIA: SEMPRE PRONTI A FORNIRE SPIEGAZIONI

Il Consorzio di Bonifica Ionio Catanzarese, a seguito della richiesta di 30 cittadini della Presila Catanzarese, si dichiara disponibile a fornire ogni chiarimento sulle attività di bonifica effettuate, così come è sua abitudine e sta facendo costantemente nei comprensori consortili. Per questo è stato deciso un incontro con una delegazione di consorziati nella sede consortile, a Catanzaro. “Forniremo”, si legge in una nota,” ogni chiarimento probante sulle attività svolte e sulla natura giuridica del tributo consortile.
Mai abbiamo leso i diritti dei cittadini, ma operiamo a pieno regime per tutte le necessità dei consorziati, intervenendo con azioni preventive contro il dissesto idrogeologico, che deve essere salvaguardato anche a valle.”

MARCHE: PRESENTATA NUOVA SEDE

“Salutiamo con ottimismo un presidio per il territorio, punto di riferimento per le sfide, che ci aspettano”: queste le parole del Presidente ANBI, Francesco Vincenzi, alla presentazione della nuova sede del Consorzio di bonifica Marche, a Pesaro, si trova in via degli Abeti n. 160: i circa quattrocentocinquanta metri quadri, in via degli Abeti 160, ospitano 20 figure professionali tra tecnici, personale amministrativo e di call center. Vincenzi, insieme ad altri ospiti, è stato accompagnato in visita dal Presidente di ANBI Marche, Michele Maiani, prima della presentazione nella sala conferenze ai referenti territoriali.
“Crediamo che il lavoro di conoscenza, progettazione e programmazione dell’ente consorziale con la Regione Marche e la panificazione con le Autorità di Bacino siano importanti per dare un servizio ai territori ed alle imprese ha affermato Vincenzi - Di fronte agli eventi, che hanno segnato di recente le Marche abbiamo solo un’arma: si chiama prevenzione. Serve quindi ascolto, partecipazione e la messa a disposizione delle professionalità che storicamente abbiamo.”
Il Presidente ANBI Marche, ha poi ricordato le prossime attività anche ad Ancona, mentre a Macerata c’è la sede più strutturata con uffici consortili di progettazione, dove lavorano ingegneri, architetti, geometri, pianificatori e geologi; a Pedaso, invece, c’è il riferimento per l’Ascolano ed il Fermano con gli uffici finanziari per la gestione delle dighe e degli impianti irrigui.”

CALABRIA: INTEGRATI I VERTICI REGIONALI

ANBI Calabria ha proceduto al riassetto degli organi con l’elezione, a Vicepresidente, di Domenico Cannatà, Presidente del Consorzio Bacini Tirreno Cosentino (con sede a Scalea, in provincia di Cosenza), in sostituzione del dimissionario Roberto Torchia. In Comitato Direttivo è così entrato Pasquale Brizzi, Presidente del Consorzio di bonifica Alto Ionio Reggino (con sede a Roccella Jonica, in provincia di Reggio Calabria). L’Assemblea ha anche approvato il bilancio preventivo 2023.

 
Per maggiori approfondimenti www.anbi.it
SETTIMANALE DELL´ASSOCIAZIONE NAZIONALE CONSORZI DI GESTIONE E TUTELA TERRITORIO E ACQUE IRRIGUE
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