OSSERVATORIO ANBI RISORSE IDRICHE
L’ITALIA FA FINTA DI NIENTE MA E’SULL’ORLO DI UNA SETE ENDEMICA CHE IN POCHI ANNI RISCHIA DI STRAVOLGERE L’ECONOMIA DEL PAESE
“Non siamo soliti lanciare inutili allarmismi ed è vero che c’è ancora tempo, seppur sempre meno, per recuperare il deficit idrico in ampie zone d’Italia, ma è altrettanto vero che lo stato di siccità conclamata si sta registrando lungo la Penisola, in maniera diversificata, da circa un anno, facendo seguito ad un 2020 già particolarmente arido; ciò ci fa ritenere che la sofferenza idrica stia diventando un fattore endemico lungo la Penisola”: ad evidenziarlo è stato Francesco Vincenzi, Presidente Associazione Nazionale Consorzi Gestione Tutela Territorio ed Acque Irrigue, commentando i dati del settimanale report dell’Osservatorio ANBI Risorse Idriche.
Paradossalmente, i dati più eclatanti arrivano dall’Emilia Romagna, dove gli eventi meteo, registrati nella parte occidentale e che hanno ristorato la situazione fluviale complessiva, mostrano però tutta la gravità della situazione: nella zona montana, tra i fiumi Parma e Trebbia, in 7 giorni sono caduti circa quindici millimetri di pioggia, che portano a mm.87, la “cumulata” da inizio d’anno; l’anno scorso, nello stesso periodo, erano però stati mm.295!
Non solo; la pioggia è sempre più localizzata: a parte venti millimetri circa d’acqua, caduti in pianura tra il Parma ed il Tidone, nulla o quasi si è registrato nel resto della regione. Non va meglio al Nord Italia dove, tra i grandi laghi, solo il Garda è stabilmente sopra la media del periodo, mentre gli altri invasi hanno percentuali di riempimento addirittura dimezzate rispetto a quanto registrato in estati siccitose.
In Val d’Aosta, le piogge sono state minime, ma sorprendentemente la portata della Dora Baltea è in crescita a testimonianza probabilmente del già iniziato scioglimento dello scarso manto nevoso, provocato da un clima straordinariamente mite. Negli scorsi 7 giorni, le precipitazioni sono state praticamente nulle in Piemonte, Veneto e Lombardia, dove le riserve idriche si allontanano sempre più dalla media storica. Ne consegue che i livelli di quasi tutti i fiumi, Po compreso, continuano a calare o si confermano su valori molto bassi e che quasi sempre sanciscono record negativi.
Si accentua la sofferenza idrica in Centro Italia, ben rappresentata dal calo di portata su tutti i fiumi della Toscana. Nella regione, il deficit medio di pioggia si aggira intorno al 40%, ma nei bacini dei fiumi Ombrone e Fiora, così come nelle zone costiere ed insulari, nonché nella porzione settentrionale della Valdarno, lo scarto negativo fluttua tra -50% e -70%; nella città di Firenze, tale scarto segna -63% circa rispetto al 2021 e -52% rispetto alla media (Fonte: SIR- Servizio idrologico e geologico regionale della Toscana).
Si aggrava la situazione idrica nelle Marche dove , dall’inizio dell’anno, si sono riscontrate minori precipitazioni rispetto alla media storica degli scorsi 10 anni: in provincia di Pesaro Urbino si oscilla tra -24% nell’area montana e -69% lungo la costa, mentre ad Ancona si registra -78% in Appennino e -65% in Vallesina.
Non va meglio nel Sud della regione: -75% nelle province di Macerata e Fermo, -65% in provincia di Ascoli. Il record arriva da Tolentino, nel maceratese, dove il deficit di Febbraio ha toccato l’85% (siccità estrema), raggiungendo su base annua addirittura -96% (fonte: ASSAM). Tra i fiumi cresce solo il Tronto ma, nonostante la contingenza negativa, la percentuale di riempimento degli invasi è in media con gli ultimi anni.
“Abbiamo la sensazione che non sia adeguatamente percepita la situazione che, stanti le attuali condizioni climatiche, ci troveremo ad affrontare tra qualche settimana – ha segnalato Massimo Gargano, Direttore Generale ANBI - Accanto alla programmazione di interventi strutturali per aumentare la capacità di trattenere acqua sul territorio, è urgente che (oltre a convocare tavoli di concertazione per definire, nel rispetto delle priorità di legge, l’utilizzo migliore di una risorsa vitale e sulla quale ormai convergono molteplici interessi) tutti coloro, che hanno responsabilità ed impegni per la risorsa, ne prendano nuova coscienza per risposte concrete, poichè territori, imprese e cittadini non possono più tollerare le liturgiche dichiarazioni di stato di calamità per eccesso o scarsità di acqua.”
Nel Lazio, le portate dei corsi d’acqua nel bacino del Liri sono inferiori agli scorsi anni, mentre in Campania aumentano le disponibilità in tutti i corpi idrici, tranne che nel fiume Garigliano. Scendendo a Sud, gli invasi di Basilicata si riempiono molto lentamente (in una settimana +3milioni di metri, ma segnavano +20 milioni un anno fa ); il serbatoio della diga di monte Cotugno, a Gennaio ha visto un aumento dei volumi, pari a circa venticinque milioni di metri cubi, ma 12 mesi fa se ne registravano ben 100 in più! In 7 giorni, i volumi d’acqua, trattenuti negli invasi pugliesi, sono cresciuti solamente di poco più di due milioni di metri cubi.
A sorridere rimangono i territori di Calabria e Sicilia, dove la fine dell’autunno ed i mesi invernali si stanno caratterizzando tra i più piovosi dell’ultimo decennio.
LAZIO: ANTICIPATA APERTURA SERVIZIO IRRIGUO
Contro la grande preoccupazione per il perdurare della siccità anche nel Lazio, il Consorzio di bonifica Litorale Nord (con sede a Roma), ha avviato i lavori per garantire l’apertura dell’irrigazione in modo anticipato. Sono state predisposte varie operazioni per “caricare” i canali e gli impianti, mettendo in sicurezza le vasche di accumulo.
In questi giorni, le imprese consorziate dell’area romana hanno così visto ripartire l’irrigazione, così come avverrà nella zona di Tarquinia. Da 3 anni, a causa del cambio climatico, l’irrigazione viene sistematicamente anticipata: si è passati, nell’area romana, dal 1° aprile al 1° Marzo ed ora a fine Febbraio.
Gli impianti consortili garantiscono l’irrigazione su circa ventiseimilacinquecento ettari, che partono dalla Piana di Tarquinia ed arrivano all’area di Cerveteri, Ladispoli e Maccarese. L’impianto irriguo consortile coinvolge oltre duemila utenze.
A fronte del ripetersi di fasi di scarsità idrica, l’ente consortile sta operando per rendere gli impianti più efficienti, ridurre le perdite ed incentivare il risparmio dell’acqua irrigua, incrementando la comunicazione verso consorziati ed Istituzioni; a tal fine si è provveduto a rendere più dinamico il sito Internet (www.cbln.it) con un apposito settore dedicato all’irrigazione.
UN PATTO PER IL FUTURO
ANCI E ANBI RINNOVANO IL PROTOCOLLO D’INTESA PER LA TUTELA DEL TERRITORIO E LA SICUREZZAA IDROGEOLOGICA
Il consumo eccessivo di suolo, lo spopolamento delle aree interne, l’eccessiva pressione antropica sulle coste ed i cambiamenti climatici in atto rendono il territorio italiano estremamente fragile. In questa direzione si rendono necessarie politiche mirate per garantire la sicurezza e la tutela del territorio. L’Associazione Nazionale Comuni Italiani (Anci) e l’ANBI hanno rinnovato, a Roma, nella Sala del Consiglio della Camera di Commercio, il Protocollo d’Intesa per l’attuazione di programmi in favore della sicurezza idrogeologica.
“Il protocollo d’intesa sarà uno strumento in più per lavorare alla prevenzione e al contrasto del dissesto idrogeologico, che ogni anno interessa drammaticamente diverse aree del Paese. L’Italia è una nazione che ha bisogno di investire annualmente sulla difesa dalle criticità legate del dissesto idrogeologico - ha dichiarato il Sindaco di Parma, Federico Pizzarotti - Anci e ANBI uniscono quindi le forze per attivare nuove politiche di tutela e salvaguardia del territorio e per sensibilizzare le Regioni a una prevenzione più efficace. Oggi sigliamo un patto per il futuro.”
“Il Protocollo d’Intesa – ha evidenziato il Presidente di ANBI, Francesco Vincenzi – offre una cornice istituzionale e di prospettiva ad una realtà forte già di oltre 900 intese fra Enti Locali e Consorzi di bonifica, rimasti dopo il ridimensionamento di Province e Comunità Montane, gli unici uffici progettazione di area vasta, capaci anche di affiancare i Comuni nell’operatività quotidiana, necessaria a garantire sicurezza idrogeologica al territorio. Tale collaborazione oggi è ancora più importante in ragione delle sinergie legate alle risorse del P.N.R.R.”

CALABRIA: NUOVA SPINTA AL TERRITORIO
“Con la firma del Protocollo d’Intesa tra ANBI ed Anci c’è una nuova spinta al rapporto sinergico con i Comuni”: a dirlo è un comunicato del Consorzio di bonifica Ionio Catanzarese (con sede nella città capoluogo).
“Questa”, prosegue la nota, “è una buona pratica, che nel territorio dell’ente consorziale è realtà già consolidata, operando con 38 Amministrazioni Comunali (su 42 facenti parte del comprensorio consortile), nonchè con diverse associazioni ed Istituzioni, tra cui l’Amministrazione Provinciale di Catanzaro e l’Università Magna Graecia.
La Calabria è una regione, che ha bisogno di investire annualmente sulla difesa dalle criticità legate al dissesto idrogeologico; unire le forze con i Comuni significa attivare nuove politiche di tutela del territorio e sensibilizzare la Regione ad una prevenzione più efficace. Il territorio è profondamente cambiato a causa dell’emergenza climatica, del consumo di suolo e dell’abusivismo edilizio, della gestione fortemente urbanizzata con lo spopolamento delle aree interne e l’eccessiva pressione antropica sulle coste.
Per questo, l’ente consorziale continuerà a svolgere compiti e funzioni con impegno, consapevole che le sfide non lo spaventano”.
EMILIA ROMAGNA: NO ALLE ESTRAZIONI METANIFERE IN ALTO DRIATICO
I rincari energetici ed i timori per le conseguenze della guerra tra Russia e Ucraina stanno facendo moltiplicare gli appelli per riprendere le estrazioni di gas metano nell’Alto Adriatico: una situazione, che preoccupa il Consorzio di bonifica Pianura di Ferrara (con sede nella città estense) e la Provincia di Ferrara.
Questo tipo di estrazione, infatti, non renderebbe l’Italia autonoma dall’approvvigionamento dai Paesi dell’Est, perché le scorte sarebbero insufficienti nel lungo periodo; paradossalmente, però, gli effetti delle trivellazioni aumenterebbero ulteriormente i costi di bonifica, perché se il suolo si abbassa, gli impianti idraulici devono lavorare in maniera straordinaria per impedire all’acqua di sommergere il territorio. Serve, piuttosto, un piano strategico per le energie rinnovabili che consenta di utilizzare le sponde dei canali, già impermeabilizzate, per il fotovoltaico oppure i pannelli solari “galleggianti”.
L’ente consorziale ha già un progetto, che consentirebbe di produrre energia senza consumare un centimetro di suolo, ma la burocrazia e l’esclusione degli enti di bonifica come “produttori di energia” nel P.N.R.R. sta facendo rallentare.
Appare quasi surreale che, tra le diverse opzioni possibili, si pensi di sfruttare ancora una volta le aree marine polesane a fini energetici. Il Basso Ferrarese, come i territori attigui del rodigino e del ravennate, vive di pesca, agricoltura, turismo lento ed ecosostenibile; Provincia ed ente consorziale hanno annunciato che agiranno in tutte le sedi per evitare che l’estrazione di gas metano venga effettuata a discapito dell’equilibrio idrogeologico, ma anche sociale ed economico dei territori.
PUGLIA: PNRR FINANZIATI 3 IMPORTANTI INTERVENTI
Nell’ambito del P.N.R.R (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) il Consorzio di bonifica Capitanata (con sede a Foggia) è risultato assegnatario di un importante finanziamento per la realizzazione di 3 progetti diretti al miglioramento dell'uso efficiente e sostenibile dell'acqua in agricoltura e finalizzati ad aumentare la resilienza dell'agrosistema irriguo agli eventi climatici estremi, con particolare riferimento agli eventi siccitosi.
Con la realizzazione di questi progetti, che dovranno essere completati entro il 2026, si giungerà all’ammodernamento di tutta l’area irrigua del comprensorio Fortore (102.000 ettari) con un miglioramento considerevole nella gestione degli impianti.
EMILIA ROMAGNA: QUASI CINQUE MILIONI DI LAVORI CONTRO L’ABBANDONO DELL’APPENNINO
Sono 42 i progetti, messi a punto dal Consorzio di bonifica Burana (con sede a Modena) per la lotta al dissesto idrogeologico ed a sostegno delle attività economiche in Appennino, approvati e finanziati dalla Regione Emilia-Romagna attraverso lo strumento del Piano di Sviluppo Rurale 2014-2020, per un totale complessivo di € 4.782.271,00 e da realizzarsi tra Castel D’Aiano, Castelvetro, Fanano, Fiumalbo, Guiglia, Lama Mocogno, Lizzano in Belvedere, Marano sul Panaro, Montese, Pavullo n/F, Pievepelago, Serramazzoni, Sestola, Zocca.
Sono stati completati il primo stralcio di 13 progetti più 3 del secondo stralcio per un valore complessivo di € 1.792.072,33. L’ente consorziale sta via via procedendo con l’affidamento di tutti gli altri cantieri, che saranno completati entro l’anno 2022, con importanti ricadute economiche positive sul territorio, dato che i lavori sono stati affidati a ditte della zona.
Si tratta di lavori per la creazione di sistemi di drenaggio ed opere di consolidamento, nonchè sostegno di stalle; ne beneficeranno tante aziende agricole in lotta con l’annoso problema della prevenzione del dissesto idrogeologico, accentuato dalla conformazione naturale dell’Appennino caratterizzato da un substrato argilloso, dunque soggetto a movimenti franosi.
TOSCANA: AL VIA LAVORI ECONOMICAMENTE SOSTENIBILI
Il Consorzio di bonifica 4 Basso Valdarno (con sede a Pisa) ha avviato i lavori di scavo su alcuni corsi d’acqua del reticolo minore della Val di Nievole, tra i comuni di Altopascio, Chiesina Uzzanese, Pescia, Buggiano ed Uzzano.
Gli interventi consentiranno di ripristinare la sezione idraulica, migliorando il deflusso in aree fortemente antropizzate e vulnerabili dal punto di vista idraulico. I lavori sono partiti dal Rio Torto; riguarderanno anche il fosso Bozzo alla Rena (Altopascio), il fosso via di Campo Nord e Sud, il Fosso Santa Maria (Buggiano).
I corsi d’acqua appartenenti al cosiddetto reticolo minore e che spesso afferiscono a zone ricche di insediamenti ed infrastrutture, sono i primi a risentire degli eventi atmosferici più intensi: a causa delle loro ridotte dimensioni, se non perfettamente manutenuti, sono infatti i primi ad esondare, provocando danni e disagi.
Il problema dello scavo dei corsi d’acqua in zone antropizzate è legato ai risultai delle analisi dei terreni, che risultano inquinati e quindi da smaltire con costi elevati. Per questo, l’ente consortile provvede ogni anno ad effettuare una massiccia campagna di analisi sui corsi d’acqua, che necessitano di lavori di scavo, in modo tale da individuare i tratti, in cui è possibile scavare e depositare il materiale in prossimità dell’alveo nel rispetto della normativa vigente. Per i corsi d’acqua della Val di Nievole interessati, le analisi hanno dato esito favorevole, rendendo l’intervento economicamente sostenibile.
MARCHE: UNA COLLAUDATA COLLABORAZIONE FRA ENTI
Il Consorzio di bonifica Marche (con sede a Pesaro) ha ultimato un intervento di messa in sicurezza e di mitigazione dell’attività erosiva sul fosso Rio Maggio e sul fosso Cesano-302, nel comune di Fratte Rosa.
I lavori hanno rimesso in sicurezza l'attraversamento del fosso demaniale in località Campioli, danneggiato a seguito di un incendio, che aveva pregiudicato anche la sicurezza della strada; oggi il fosso è molto più sicuro, anche perché le sponde sono state rinforzate.
TOSCANA: CASENTINO H2O VIA LIBERA ALLA VALLATA DEL FUTURO
Semaforo verde per il “Quadro conoscitivo, lineamenti strategici e prime idee progetto di Casentino H2O”: il Contratto di Fiume, promosso dal Consorzio di bonifica 2 Alto Valdarno (con sede ad Arezzo), ha fatto un nuovo importante passo avanti.
L’assemblea degli “stakeholders”, infatti, ha condiviso e adottato il documento, che fotografa la situazione ambientale, sociale ed economica del territorio e gli indirizzi per “disegnare” la vallata di domani: oltre centotrenta pagine articolate in 11 capitoli. I 10 Comuni della vallata, l’Unione dei Comuni Montani del Casentino, la Provincia di Arezzo hanno confermato la loro adesione all’iniziativa insieme a molte associazioni del territorio ed alle principali organizzazioni di categoria; tra i partner anche ordini professionali, istituti scolastici, professionisti ed aziende.
Tanti i progetti e le idee illustrati nel corso della riunione, declinati sugli assi e sulle azioni emersi dai tavoli tematici, che vanno a costituire la struttura portante del sistema partecipativo del Contratto di Fiume, articolata in 4 filoni di attività: “Acque Sicure”, “Fiumi da Vivere”, “Fiumi&Natura”, “Fiumi&Territorio”. Nel corso dei lavori sono state presentate le prime schede-progetto, che andranno a comporre il programma delle azioni prima di arrivare alla sottoscrizione dell’atto vero e proprio, in cui ogni partner si assumerà responsabilità e compiti ben precisi.
Tra le schede già presentate ci sono quelle prodotte dall’ente consorziale, che nel 2022 prevede la realizzazione di interventi per circa un milionetrecentomila euro: oltre settecentocinquantamila per la sistemazione ordinaria dei corsi d’acqua del reticolo in gestione; € 300.000,00 per un intervento straordinario sul fiume Arno; € 230.000,00 per la manutenzione straordinaria del Corsalone; € 10.000,00 per l’applicazione di buone pratiche alla gestione della vegetazione.
VENETO: CONFERMATA CERTIFICAZIONE QUALITA’ AMBIENTALE
L’istituto certificatore “TÜV Rheinland Italia”, ha sancito la conferma, al Consorzio di bonifica Brenta (con sede a Cittadella, in provincia di Padova), del certificato di qualità ambientale rispetto alla normativa vigente, in particolare alla ISO 14001-2015.
È questo il frutto di un impegno, che aveva visto già nel 2014 il primo ottenimento delle certificazioni. La certificazione tiene conto, oltre che del proficuo svolgimento dei compiti istituzionali nel rispetto della normativa ambientale, anche di ulteriori valenze che l’ente consortile ha saputo costruire nel tempo: il bilancio ambientale; la produzione di energia idroelettrica; le iniziative di ricarica della falda attuate con l’innovativa tecnica delle Aree Forestali di Infiltrazione; la riqualificazione ambientale su siti di particolare pregio, quali le risorgive.
L’ITALIA VERSO LA FINE DELLA PANDEMIA:
54% DEGLI ADOLESCENTI HA CAMBIATO STILE ALIMENTARE LO RIVELA UNA RICERCA UNIVERSITA’ CATTOLICA PIACENZA CON ANBI E CREA
La pandemia ha cambiato l’atteggiamento del 54% degli adolescenti (in particolare quelli, che frequentano le scuole superiori) nei confronti del cibo e delle modalità di consumarlo: lo rivela la prima ricerca sul tema, svolta da un team di studio dell’Università Cattolica piacentina insieme ad ANBI Emilia Romagna, CREA (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria), Consorzio di bonifica Piacenza.
In primis, il maggior tempo trascorso a casa ha favorito il recupero della “socialità” dei pasti: nel 96% dei casi, il desco è tornato ad essere un elemento di aggregazione familiare. Viene inoltre dedicata maggiore attenzione alla salubrità dei prodotti: 2 adolescenti su 3 privilegiano cibi con meno grassi, meno zuccheri, meno sale; si riduce anche la quantità di cibo “ingurgitato” e nel 78% dei casi aumenta anche la propensione all’attività fisica. Altri 2 aspetti molto interessanti sono la crescente adesione ai principi della dieta mediterranea e la scoperta delle tipicità del territorio, cui oltre il 70% degli intervistati riconosce qualità superiore.
“La centralità del cibo, la cui percezione si è rafforzata durante il periodo di pandemia, evidenzia la responsabilità sociale dei Consorzi di bonifica verso la salubrità alimentare, garantita anche attraverso un’irrigazione di qualità, fattore produttivo indispensabile per le agricolture mediterranee. Per questo, abbiamo rinnovato la collaborazione triennale con l’Ateneo piacentino, poichè ricerca ed aggiornamento sono essenziali, così come l’attenzione verso le giovani generazioni – ha dichiarato Francesco Vincenzi, Presidente ANBI.
“Il progetto Food Mood – ha commentato il docente, coordinatore dello studio, Edoardo Fornari - offre molteplici opportunità di analisi ed il quadro che emerge - pur permeato da luci ed ombre, fa prevalere le prime sulle seconde.”
Due comunque sono gli aspetti negativi più significativi, su cui riflettere: ormai il 25% degli adolescenti non consuma la prima colazione e c’è un consistente aumento del tempo trascorso in compagnia dei soli “device” digitali (smartphone, pc, …), con conseguenti impatti negativi sulla sfera della socialità. Con la collaborazione delle scuole superiori dell’Emilia Romagna, il progetto “Food Mood” porterà avanti, nei prossimi due anni, ulteriori “panel” per verificare, se i cambiamenti ora registrati siano destinati a consolidarsi od a scomparire con il ritorno alla precedente normalità di vita.
CALABRIA: UN INGENTE FURTO METTE A RISCHIO ATTIVITA’ IRRIGUA CHIESTA CONCRETA SOLIDARIETA’ ALLA REGIONE
ANBI Calabria ha espresso solidarietà al Consorzio di bonifica Basso Jonio Reggino (con sede a Reggio Calabria), preso di mira da malviventi, che hanno rubato, dalla sede operativa di contrada Lugarà a Condofuri, mezzi agricoli, gruppo elettrogeno e scorte di gasolio; a seguito dell’atto criminoso, gli agricoltori si potranno vedere privati di un servizio essenziale, quale l’irrigazione.
Per questo è stato chiesto che la Regione Calabria od altre Istituzioni locali attuino rapide decisioni per venire incontro alle imminenti necessità del Consorzio per evitare che al rilevante danno si unisca la beffa di non poter programmare le quotidiane attività a servizio del territorio.
LIGURIA: SENTENZA TRIBUNALE CONFERMA PRIORITA’ USO AGRICOLO DELL’ACQUA
Con una sentenza favorevole al Consorzio di bonifica Canale Lunense (con sede a Sarzana, nello spezzino)si è chiusa, in tribunale a La Spezia, la vertenza tra il preesistente Consorzio di irrigazione e bonifica della Val di Magra (con sede a Sarzana, provincia della Spezia) e la S.r.l. Altra Dimensione di Verona, titolare della Centrale idroelettrica Tognoni, situata a Sarzana.
La causa aveva preso il via nel 2016 a seguito della richiesta dell’ente consorziale, riguardante il riconoscimento degli oneri destinati alla manutenzione dei canali di adduzione e di scarico alla centrale idroelettrica. Quest’ultimo impianto è alimentato dall’acqua che scorre nel canale Lunense e gli oneri erano previsti dalla convenzione necessaria all’ottenimento della concessione idroelettrica, da parte della Centrale Tognoni.
“Altra Dimensione”, a sua volta, si era costituita in giudizio, ritenendo di non dover corrispondere l’importo annuo pattuito all’ente consortile (circa cinquantamila euro), chiedendo altresì i danni per la mancata produzione di energia elettrica dovuta, secondo il parere della società veneta, agli scarsi quantitativi di acqua forniti alla centrale. Il giudice ha riconosciuto le ragioni del “Canale Lunense” per l’inesistenza di obblighi di fornitura d’acqua alla centrale Tognoni, rimarcando la prevalenza dell’uso irriguo per l’acqua derivata dal fiume Magra.
La sentenza del tribunale spezzino segue quella di alcune mesi fa del Tribunale delle Acque di Roma, che aveva stabilito come il Consorzio di bonifica sarzanese avesse tutto il diritto di prelevare acqua dal fiume Magra per uso idroelettrico, indispensabile per il funzionamento della centrale Fiori, posta nell’area retrostante la sede consortile.
La realizzazione delle 2 centrali idroelettriche sarzanesi (Fiori e Tognoni) affonda le radici negli anni ‘30 e nei primi anni di vita del “Canale Lunense”, che ne era il proprietario; vennero poi statalizzate da Enel e, successivamente, la prima riacquisita al patrimonio dell’ente consorziale ed ammodernata nel 2014, mentre la seconda venne acquistata da una società privata.
EMILIA ROMAGNA: PRECISAZIONE
“Se è vero che nel territorio del comune di Montecchio Emilia insiste il complesso delle cosiddette ex-cave Spalletti, per il quale gli strumenti di pianificazione territoriale (PTCT e PTA) prevedono la possibilità, ma non l’obbligo, di una conversione in bacino irriguo, è altrettanto vero che, fin dal lontano 2003, è iniziato il riempimento delle ex-cave, ora completato.
Per cui la realizzazione di un invaso risulta ormai non più praticabile”: a dichiararlo è una nota del Consorzio di bonifica Emilia Centrale (con sede a Reggio Emilia) in risposta ad alcune polemiche locali. “Per contro”, prosegue, “c’è ancora una cava in produzione, che si prevede venga svuotata in non meno di 10 anni. Per cui attualmente il sito non è utilizzabile, né è ipotizzabile di avviare un’attività di progettazione, stante il periodo di tempo necessario per poter disporre del terreno.
Si fa inoltre presente che gli uffici tecnici dell’ente consortile, unitamente a quelli del Consorzio di bonifica Parmense ed in collaborazione con Regione Emilia-Romagna, Autorità Distrettuale del Fiume Po-MiTE ed AIPo sono al lavoro per individuare misure strutturali e gestionali, finalizzate a ridurre il pesante deficit idrico della Val d’Enza, così come previsto dalla Regione nel documento conclusivo del Tavolo Tecnico sull’Enza di Giugno 2018.
A questo proposito si fa presente che nel recente decreto del Ministero della Infrastrutture e della Mobilità Sostenibile è stato inserito il progetto per la rifunzionalizzazione della Traversa di Cerezzola (importo: oltre dodici milioni di euro), prevedendo anche la realizzazione di un piccolo invaso oltre che la messa in sicurezza del nodo idraulico e delle infrastrutture limitrofe.
NOVITA’
È operativo il Consorzio di bonifica Lazio Sud Ovest, che subentra ai pre-esistenti enti consortili Agro Pontino e Sud Pontino; la sede è a Latina.
Il Consorzio di bonifica Marche ha una nuova sede: sempre a Pesaro, ma in via degli Abeti, 160. Infine, l’ing. Pasquale Brizzi, già Commissario dell’ente, è stato eletto Presidente del Consorzio di bonifica Alto Jonio Reggino, con sede a Roccella Jonica, in provincia di Reggio Calabria. |