EMERGENZA COVID :
MUTUI PER 500 MILIONI CONCESSI AI CONSORZI DI BONIFICA PER I MANCATI INTROITI DA CONTRIBUTI CONSORTILI E CANONI IRRIGUI
“E’ un importante riconoscimento per il ruolo dei Consorzi di bonifica che, con grande senso di responsabilità e capacità organizzativa, hanno continuato ad operare, nonostante la sospensione del pagamento dei contributi, decisa dal decreto “Cura Italia” e le difficoltà di incassare gli oneri dovuti per l’irrigazione, a causa della pandemia.”
E’ stato questo il soddisfatto commento di Francesco Vincenzi, Presidente ANBI (Associazione Nazionale Consorzi Gestione Tutela Territorio ed Acque Irrigue), dopo che la Conferenza Stato-Regioni ha sancito l’intesa sul decreto del Ministero dell’Economia che, di concerto con il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, prevede la possibilità di erogare mutui agli enti consortili, per un ammontare complessivo di 500 milioni di euro finalizzati allo svolgimento dei compiti istituzionali. Il Mi.P.A.A.F. provvederà al rimborso delle quote interessi maturate nel limite massimo di 10 milioni di euro all’anno; ai Consorzi spetterà, invece, il pagamento della quota capitale in rate annuali entro il 2025.
“L’iter del provvedimento, assunto nell’ambito del Decreto Rilancio, è stato particolarmente difficoltoso, a causa dell’accentuarsi delle lunghezze burocratiche, dovute alle condizioni lavorative anti-Covid – ha aggiunto Massimo Gargano, Direttore Generale ANBI – L’importante comunque è il concludersi di una vicenda, fondamentale per l’equilibrio economico dei Consorzi di bonifica. Auspichiamo lo stesso impegno nel riposizionamento delle risorse per la forestazione ed il monitoraggio della rete idraulica già previste nel Piano Nazionale di Rilancio e Resilienza come da noi chiesto nell’audizione davanti alla Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati.”
PNRR: IN COMMISSIONE AGRICOLTURA CAMERA ANBI CHIEDE RIPRISTINO RISORSE FORESTAZIONE E DIGITALIZZAZIONE RETI IRRIGUE
Il ripristino di risorse inserite nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e poi cancellate (1 miliardo di euro per la forestazione, circa 500 milioni per la digitalizzazione) è stato chiesto dall’Associazione Nazionale Consorzi Gestione Tutela Territorio ed Acque Irrigue (ANBI), il cui Presidente, Francesco Vincenzi , unitamente al Direttore Generale, Massimo Gargano, è stato audito dalla Commissione Agricoltura della Camera dei deputati.
Vincenzi, nel ricordare i numeri della Bonifica italiana, ha evidenziato anche la necessità di potenziare gli impianti idrovori, proponendo un “patto” con la politica, cui mettere a disposizione i progetti definitivi ed esecutivi del Piano ANBI per l’efficientamento della rete idraulica, che potrebbe avere rilevanza strategica anche per la produzione di energia idroelettrica. Gargano, nell’evidenziare l’incoerenza fra l’importanza attribuita alla manutenzione del territorio e la limitatezza delle risorse stanziate, ha ricordato l’utilità dei rimboschimenti nelle zone pedecollinari per la resilienza ai cambiamenti climatici, così come la digitalizzazione delle reti idriche, attraverso il telecontrollo e l’applicazione di misuratori, risponde all’esigenza di monitorare l’utilizzo della risorsa, migliorandone l’efficienza.
VENETO: DEFLUSSO ECOLOGICO APPRODA IN REGIONE
“La questione del Deflusso Ecologico sarà uno degli argomenti più caldi di questo 2021, in ballo c’è infatti la sopravvivenza del territorio regionale, così per come lo conosciamo: con il suo paesaggio, l’agricoltura, la mitigazione dei mutamenti climatici. Bene dunque l’impegno da parte della Regione Veneto di agire, con i Consorzi di bonifica, le Organizzazioni Professionali Agricole e gli operatori idroelettrici, verso l’Autorità di Bacino e quindi verso i Ministeri dell’Ambiente, dell’Agricoltura e delle Infrastrutture, per una richiesta alla Comunità europea di deroga.”
Ad affermarlo è ANBI Veneto, all’indomani dell’audizione sul Deflusso Ecologico, tenutasi presso la seconda Commissione Consiliare (Ambiente) e a pochi giorni dalla riunione ANBI, nella quale sono state coinvolte tutte le Autorità di Bacino.
“Se applicati alla lettera, i rigidi criteri di definizione del deflusso ecologico dei fiumi previsti dall’Unione Europea rappresenterebbero un grave danno ambientale per tutta la regione, con conseguenze anche su molte attività economiche, in primis l’agricoltura, da cui deriva gran parte del cibo che finisce sulle nostre tavole. Con Deflusso Ecologico, infatti, s’intende il livello minimo di acqua, che deve essere lasciata in un fiume per garantire la sua tutela, nonché quella delle specie animali e vegetali, che lo popolano.
Il problema è che i rigidi criteri comunitari, basati sulle caratteristiche dei grandi fiumi continentali, che hanno portate molto superiori rispetto ai nostri fiumi dal carattere torrentizio, comportano una drastica riduzione della presenza d’acqua nella rete idraulica minore con conseguenze disastrose sui territori solcati da questa innervatura di canali. È fondamentale far passare il concetto che questo aspetto, apparentemente così tecnico, ha conseguenze dirette su tutti i cittadini – continua il comunicato – l’acqua che scorre nei canali irrigui ha infatti un fondamentale valore ambientale. Non solo alimenta le campagne e nutre le produzioni agricole; da essa dipende anche il verde del nostro paesaggio, la mitigazione dei mutamenti climatici, la ricarica delle falde acquifere, la salute delle risorgive, il contrasto alla risalita del cuneo salino, nonché aspetti sanitari visto il compito di vivificazione che hanno per le aree urbane. La Regione – conclude ANBI Veneto – ha posto poi l’accento anche su un altro tema collegato al Deflusso Ecologico, cioè la conseguente diminuzione d’acqua negli invasi montani, dove sorgono centrali idroelettriche, impedendo così l’accumulo di risorsa preziosa per l’irrigazione e anche per la produzione di energia elettrica. La deroga di tempistiche e parametri è fondamentale per uscire da una visione che, con il pretesto di salvare i fiumi, rischia di mettere in ginocchio il territorio.”
OSSERVATORIO ANBI SULLE RISORSE IDRICHE
LE PIOGGE TRASFORMANO L’ITALIA IN UN GRANDE BACINO INUTILIZZATO
Da Nord a Sud le intense precipitazioni del periodo hanno creato un omogeneo quadro di ripresa idrica con locali criticità idrogeologiche; più evidente è la situazione nell’Italia centro-meridionale, dove si registrano eclatanti differenze rispetto alle medie del periodo: è questo il quadro disegnato dal report dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche.
In Toscana, i fiumi Serchio, Sieve ed Ombrone registrano portate almeno doppie a confronto con gli anni recenti, ma è l’Arno a raggiungere la performance più clamorosa con 565,6 metri cubi al secondo contro una portata media di mc/sec 62,88 (l’anno scorso era mc/sec 51,1). Stesso andamento si registra per i fiumi delle Marche (Esino, Nera, Tronto, Potenza, Sentino) così come per il Tevere che, nel Lazio, ha un’altezza idrometrica doppia rispetto agli anni recenti; nella stessa regione, portate eccezionali per i fiumi Liri-Garigliano e Sacco, mentre il lago di Bracciano registra il miglior dato dello scorso quinquennio e quello di Elvella ha raggiunto quasi il colmo. I principali fiumi campani (Garigliano, Volturno, Sele) sono superiori alla media del quadriennio 2017-2020, mentre è in lieve aumento il lago di Conza della Campania e continuano a crescere, seppur di poco, gli invasi del Cilento.
In Abruzzo, le piogge hanno premiato soprattutto le zone interne, con l’invaso di Penne che ha superato i 4 milioni di metri cubi d’acqua, cioè circa un terzo in più del 2019 ed oltre il doppio del 2018. Continua la ripresa dei bacini di Basilicata (contengono ormai oltre 108 milioni di metri cubi d’acqua in più del 2020) e Puglia (+50,82 milioni di metri cubi sull’anno scorso).
Ottime le performance dei bacini calabresi di Sant’Anna sul fiume Tacina e Monte Marello sul fiume Angitola, mentre i bacini sardi, pur in ripresa, segnano un 7% in meno nella percentuale di riempimento rispetto a 12 mesi fa. Permane invece molto preoccupante la situazione degli invasi della Sicilia che, a differenza delle altre regioni del Sud, continuano a registrare un deficit di quasi 200 milioni di metri cubi rispetto ad un anno fa.
Al Nord pericolose impennate di portata hanno registrato i fiumi liguri (Entella, Magra e Vara), così come quelli dell’Emilia Romagna, dove si è dovuto ricorrere alle casse di espansione per contenere le piene dei fiumi Parma ed Enza, che però solo una settimana fa aveva toccato il minimo storico; largamente sopra media anche gli altri principali corsi d’acqua della regione (Secchia, Taro, Reno, Savio, Trebbia).
La portata del fiume Po, a Pontelagoscuro, si è incrementata del 50% in una settimana, segnando +37% sulla media del periodo. Anche nel Veneto, dove i fiumi (Adige, Bacchiglione, Piave, Livenza, Brenta) segnano il record di portata del recente quinquennio, così come l’Adda in Lombardia. Idem in Piemonte tranne che per la Dora Baltea in decrescita; livelli in aumento anche per i grandi laghi del Nord (Maggiore, Garda, Como ed Iseo), tutti sopra la media storica.
“Quanto registrato in questi giorni, con alcune esondazioni locali, è l’ennesimo segnale di allarme su un territorio idrogeologicamente fragile, la cui condizione è aggravata da cementificazione e cambiamenti climatici; ogni anno – ha ricordato Francesco Vincenzi, Presidente ANBI - L’Italia spende mediamente 3 miliardi e mezzo di euro all’anno per riparare i danni da frane ed alluvioni, senza considerare l’incommensurabile costo in vite umane. Anche in questo, il Recovery Plan è un’opportunità per voltare pagina.”
“Non solo – ha aggiunto Massimo Gargano, Direttore Generale ANBI – ancora una volta gli eventi meteo stanno dimostrando la funzione fondamentale, svolta dai bacini a tutela dei centri abitati; nel Piano Nazionale di Efficientamento della Rete Idraulica ne proponiamo la realizzazione, con progetti già definitivi ed esecutivi, di ulteriori 23, il completamento di altri 16 e la manutenzione di ulteriori 90; con meno di 2 miliardi di euro si attiverebbero quasi 10.000 posti di lavoro, senza considerare l’indotto derivante da una migliore sicurezza idrogeologica. Dalla politica attendiamo risposte.”

CAMPANIA: MANUTENZIONE IDRAULICA, GARANZIA DI SICUREZZA IDROEOLOGICA
Nei giorni scorsi si è osservata un’eccezionale ondata di piena del fiume Sele, seguita alle intense e persistenti precipitazioni cadute su tutto il bacino imbrifero nell’ultima settimana, con accentuazione di carico sulle portate provenienti anche dagli affluenti Tanagro e Calore lucano.
Si è trattato di un evento di portata eccezionale e di cui non si conserva memoria almeno negli scorsi 50 anni. Le piogge sulla sola Piana del Sele hanno sfiorato in una settimana la metà dello stesso quantitativo, che cade in un anno intero e nonostante questo evento meteo, accompagnato da “bombe d’acqua” e dalla furia devastante del fiume, le infrastrutture dei Consorzi di bonifica Destra Sele (con sede a Salerno) e Paestum-Sinistra Sele (con sede a Capaccio Scalo, nel salernitano) hanno sostanzialmente tenuto, allontanando le acque dai fondi agricoli e dai centri urbani, esaltando il lavoro di manutenzione ordinaria e straordinaria.
“E’ ora di cogliere l’occasione del Recovery Plan per finanziare le nuove opere di difesa a cura dei Consorzi di bonifica, al fine di poter consolidare i risultati sin qui ottenuti, perché la bonifica dei territori deve essere opera costante dell’uomo” si legge in una nota comune dei 2 enti consortili.
SI CHIAMA STREET FISHING ED È UN ANTIDOTO AL LOCKDOWN. I CONSORZI DI BONIFICA GUIDANO LA METAMORFOSI DEI FIUMI URBANI
Sono chiamati “streeters”, in gran parte giovani, di cui propongono l’abbigliamento trendy: sono gli appassionati dell’ “urban fishing”, disciplina di derivazione anglosassone che, nel rispetto delle normative anti-Covid, sta imponendosi in Italia, grazie alla manutenzione idraulica, svolta dai Consorzi di bonifica anche all’interno dei centri abitati.
Non è un caso che “guru” della nuova pratica sia un restauratore fluviale britannico, Theo Pike, autore del libro “Trout in dirty places”, in cui indica 50 luoghi nel Regno Unito, dove è possibile pescare le trote a pochi passi da un centro urbano. Gli “streeters” italiani praticano la pesca in modi diversi: dall’ultralight destinato a pesci di media pezzatura fino a sessioni più impegnative mirate a grossi predatori ittici. Obbiettivo comune: dimostrare che i fiumi urbani non sono solo scarichi di liquami, ma luoghi da vivere.
Se Adria , nel Polesine, è la “capitale” dell’urban fishing italiano, è il torrente Mugnone, che scorre a Firenze, l’immagine emblematica della metamorfosi possibile, grazie alla “manutenzione gentile”, qui operata dal Consorzio di bonifica 3 Medio Valdarno. Il corso d’acqua attraversa quartieri popolosi e ha subito in anni recenti una radicale riqualificazione: sponde ed argini ben curati e sfalciati più volte all'anno con passaggi primaverili, che rispettano la fascia vegetata a contatto dell'acqua per la riproduzione di molte specie fluviali; nuovi percorsi di servizio, utili anche per una passeggiata rilassante; nuove sistemazioni idrauliche, che hanno permesso di rallentare il flusso d’acqua proprio sotto i ponti, creando zone ombreggiate ideali per il rifugio e la riproduzione di pesci ed anfibi, migliorando l’intero ecosistema.
La pesca urbana (www.streetfishingitalia.it) richiede poche attrezzature e la sua vicinanza all’abitato offre molti vantaggi, perché "non c'è niente di più rilassante che entrare in un fiume alla fine di una giornata in ufficio e se riesci a guadare il tuo ruscello locale a pochi minuti dalla tua scrivania e passare una serata a pescare una mosca secca; è incredibilmente rilassante".
Negli anni anche l’atteggiamento dei pescatori è cambiato, puntando più sull’aspetto ricreativo e meno sulla cattura del pesce, restituendolo alle acque.
“C’è ancora molto da fare – ha commentato Francesco Vincenzi, Presidente ANBI – L’esperienza fiorentina dimostra però che ci si può riuscire. È indispensabile la collaborazione di tutti i soggetti, che insistono sul corso d’acqua, ad iniziare dal contrasto agli scarichi abusivi.”
“Il miglioramento dei fiumi urbani – ha aggiunto Marco Bottino, Presidente Consorzio di bonifica 3 Medio Valdarno - ha importanti risvolti non solo sociali, ma anche economici, creando nuovi luoghi di attrazione per il benessere della comunità. È una sfida, che è ormai patrimonio diffuso dei Consorzi di bonifica italiani, secondo i moderni criteri dell’ingegneria naturalistica ed ambientale.”
“I centri urbani devono riappropriarsi di un corretto rapporto ambientale con i corsi d’acqua, troppo spesso costretti dentro argini innaturali – ha indicato infine Massimo Gargano, Direttore Generale ANBI - Per questo, ribadiamo la necessità di un Piano Nazionale di Invasi medio-piccoli e multifunzionali, comprendente anche aree di laminazione delle piene, da posizionare ai confini dei grandi agglomerati urbani per evitare che alvei cementificati o tombati risultino insufficienti di fronte all’estremizzazione degli eventi meteo, conseguenza della crisi climatica.”
SARDEGNA: BASSA VALLE COGHINAS GUARDA A CONTRATTO DI FIUME
Si è chiuso con l’accoglimento delle 4 proposte all’ordine del giorno, l’incontro a Valledoria tra gli enti preposti alla gestione della rete idrica del territorio, promosso dal Consorzio di bonifica Nord Sardegna (con sede ad Ozieri, in provincia di Sassari).
Lo strumento giuridico sarà il Contratto di Fiume, che porrà in pratica le quattro proposte, cioè lo studio e mappatura delle criticità, lo studio del sistema nel suo complesso per programmare azioni nell’immediato futuro, la valutazione di un’azione sinergica che coinvolga tutti i soggetti pubblici con la creazione di un tavolo tecnico permanente, la sensibilizzazione e formazione dei soggetti privati per una corretta gestione del territorio e dei fondi agricoli.
Al tavolo erano presenti la Provincia di Sassari, il Genio Civile, l’azienda idrica Abbanoa, i Comuni di Valledoria, Viddalba, Santa Maria Coghinas e Badesi. Al centro dell’incontro, i problemi che ciclicamente interessano la Bassa Valle del Coghinas, che negli scorsi 2 mesi, a causa delle abbondanti precipitazioni, ha visto trasformati 1000 ettari di aree agricole, prevalentemente vocate alla coltivazione del carciofo, in paludi. Si parte dalla gestione della rete di canali: sul territorio insistono 57 chilometri di canali e 24 di questi sono di competenza dell’ente consortile, alcuni dei Comuni, mentre ci sono fiumi sui quali interviene la Provincia; fondamentale è quindi intervenire sulla normativa, che ripartisce gli ambiti di competenza e risulta poco chiara.
Il prossimo step è previsto per il 4 Febbraio p.v.: sul piatto, il complesso reticolato idrico, il livello di manutenzione per ciascun ente competente e le risorse a disposizione.
EMILIA ROMAGNA: PIÙ SICUREZZA IN DUE MOSSE
Con un duplice intervento (importo complessivo: 52.000 euro), il Consorzio di bonifica Emilia Centrale (con sede a Reggio Emilia) ha posto ulteriormente in sicurezza il nodo idraulico di Mondine, nel comune di Moglia e che costituisce un punto di fondamentale importanza per l’assetto dell’intero reticolo idraulico consortile.
Nel nodo idraulico di Mondine, dove confluiscono i principali collettori del sistema delle Acque Alte consortili (Cavo Lama e Cavo Parmigiana Moglia), era stato realizzato, subito dopo il terremoto del 2012, un provvisorio impianto d’irrigazione, ora in gran parte smantellato a seguito della costruzione del nuovo impianto di sollevamento irriguo. In quel tratto, di raccordo tra la Passarella sul Cavo Lama e la Chiavica Sfioratore, si sono verificate importanti frane.
Così pure, allo sbocco delle acque nel fiume Secchia, attraverso la Chiavica Emissaria, si era verificata una grossa frana a causa delle piene, che hanno interessato il corso d’acqua, quando ancora i nuovi profili arginali non erano completamente assestati. Questi interventi hanno consentito di mettere in sicurezza non solamente il Nodo Idraulico di Mondine, ma anche il territorio circostante, rafforzando la funzione di difesa idraulica propria delle opere di bonifica.
TOSCANA: TORRENTE DI NUOVO IN FORMA
Le immagini scattate prima dell’intervento bastano da sole a raccontare la complessa situazione creata, nel comune di Sansepolcro, dalle ondate di maltempo che, all’inizio del 2021, hanno investito la Valtiberina; vittima, il Fiumicello, dove i sedimenti trasportati dalle recenti piene si sono progressivamente accumulati, con il rischio di alterare l’andamento del corso d’acqua.
Due i punti critici: il primo si era registrato all’altezza della zona industriale del Melello dove, in seguito agli eventi meteorologici delle recenti settimane, i sedimenti di fondo avevano ridotto la porzione di alveo disponibile; il secondo punto critico era localizzato nell’area di Fonte del Tesoro, dove si temeva lo scalzamento di una protezione spondale in massi ciclopici.
Operai e macchine del Consorzio di bonifica 2 Alto Valdarno (con sede ad Arezzo) si sono messi al lavoro e in breve il Fiumicello ha ritrovato la sua “forma”.
MARCHE: L’ACQUA TORNA A SCORRERE IN SICUREZZA
Il fosso Santo di Venarotta era diventato una sorta di selva: la vegetazione viva e morta aveva invaso l’alveo e, insieme alla terra, ostacolava il passaggio dell’acqua, rendendolo inservibile.
Il Consorzio di bonifica Marche (con sede a Pesaro) ha portato a termine un intervento, con cui è stato liberato l’intero tratto per circa trecento metri; ripulito dalle erbacce e dai rovi, è tornato percorribile anche un attraversamento altrimenti inutilizzabile. Ora l’acqua scorre senza ostacoli ed in sicurezza.
PIEMONTE: PROCEDONO LAVORI
L’Associazione Irrigazione Est Sesia (con sede a Novara) è ancora impegnata negli interventi per ripristinare i danni causati dall'alluvione di inizio Ottobre e per garantire un inizio ottimale della stagione irrigua.
A Recetto, ad esempio, è stata ripristinata la sponda del canale Cavour ed è stata ormai ultimata la sistemazione della roggia Villata; anche i lavori lungo il Cavo Vercelli sono in fase avanzata.
EMILIA ROMAGNA: FITTO PROGRAMMA DI INTERVENTI MONTANI
L’inverno, sul fronte appenninico, è il periodo della programmazione ed organizzazione dei lavori, che verranno realizzati non appena le condizioni meteo lo renderanno possibile, secondo il Protocollo d’Intesa regionale e le sinergie tra Consorzio di bonifica Burana (con sede a Modena), Comuni ed Unione Comuni, Agenzia regionale per la sicurezza territoriale.
L’azione preventiva di difesa dal dissesto idrogeologico ha dimostrato di essere premiante anche in occasione delle abbondanti precipitazioni di Dicembre. La prevenzione anima anche lo spirito con cui l’ente consortile è impegnato nella stesura dei 42 progetti rientranti nel Piano di Sviluppo Rurale 2014-2020. Si tratta di investimenti nelle aziende agricole per preservarne il potenziale produttivo dai movimenti franosi. Gli interventi, che verranno gestiti dall’ente consorziale, sono stati già approvati e finanziati per 4.782.271 euro dalla Regione Emilia-Romagna.
Nei prossimi mesi verranno realizzati i primi 13 interventi del P.S.R. per un importo di € 1.435.462,55, cui si aggiungono 41 interventi per € 1.277.601,00 impegnati dal “Burana” per l’intero comprensorio.
Per quanto riguarda i lavori affidati, si tratterà di drenaggi, muri di sostegno, consolidamento briglie, sponde e viabilità compromessa da frane, pulizia di torrenti e fossi invasi dalla vegetazione infestante; i lavori sono disseminati su tutto il territorio collinare ed appenninico sia modenese che bolognese, affidati a 30 ditte del territorio, con importanti ricadute positive a livello locale anche in termini economici.
TOSCANA: CONSOLIDAMENTO CASSE ESPANSIONE
Partiranno entro l’estate i lavori sugli argini delle casse di esondazione del torrente Freddana, nella zona di Campolungo nel comune di Camaiore. L’intervento potrà essere realizzato, grazie alla recente approvazione dello stralcio del Documento Operativo per la Difesa del Suolo 2021 e dei piani di attività di bonifica per un totale di oltre tre milioni di euro, da parte della Regione Toscana.
Uno degli incarichi previsti dal D.O.D.S. riguarda il nuovo investimento economico per la sicurezza idrogeologica (500.000 euro affidati al Consorzio di bonifica 1 Toscana Nord, con sede a Viareggio in Lucchesia) nell’area attraversata dalla Freddana, che in passato ha spesso creato problemi e desta preoccupazioni ogni volta che va in piena.
Lo scorso anno, la Regione aveva commissionato il progetto idraulico all’ente consortile, che era pronto ad iniziare i lavori non appena fossero arrivati i contributi straordinari. L’esecuzione delle casse di esondazione risale ai primi anni del 2000; furono realizzate in quel tratto per garantire aree specifiche di tracimazione, affinché il torrente vi scaricasse le acque durante le fasi di piena, alleggerendone la portata e diminuendo così anche la pericolosità del fiume Serchio, in cui si immette; trascorsi tanti anni dalla loro costruzione, oggi le arginature necessitano di manutenzioni straordinarie anche per i danni causati dagli agenti atmosferici. L’immediata cantierabilità del progetto era uno dei requisiti fondamentali per ottenere il finanziamento.
L’intervento riguarderà circa trecentotrenta metri di argini, che presentano frane superficiali: si interverrà sul terreno per recuperarle e prevenirne l’insorgenza con tecniche di compattamento e protezione dei suoli; rinforzi verranno inoltre inseriti, al lato degli argini, mentre un altro importante intervento riguarderà il consolidamento delle scogliere lungo l’alveo. Si tratta di un lavoro importante, volto a diminuire il rischio idraulico nell’intero bacino del torrente, in particolare per gli abitati di Monsagrati e San Martino in Freddana, oltreché per l’importante zona industriale lì esistente.
VENETO: AL VIA EFFICIENTAMENTO IMPIANTO IDROVORO
Il Consorzio di bonifica Bacchiglione (con sede a Padova) darà il via entro breve ai lavori conclusivi per l’efficientamento dell’impianto idrovoro Noventana, a Noventa Padovana, con scarico delle acque nel fiume Brenta.
Gli interventi consistono nel telecontrollo dell’impianto e delle paratoie di regolazione; seguono una prima tranche di interventi, che hanno visto l’installazione di 2 nuove elettropompe (aumentando la portata complessiva dell’idrovora di 5.000 litri al secondo) complete delle tubazioni di scarico, del gruppo elettrogeno (per garantire il funzionamento anche in mancanza di corrente elettrica in rete) e di uno sgrigliatore automatico (per la raccolta del materiale di rifiuto).
Rientra nel progetto anche l’ammodernamento (mediante l’adeguamento dei sistemi elettromeccanici) del piccolo impianto Fornaci (portata sollevata 300 litri al secondo) realizzato nel 1971 e posto a valle dell’impianto Noventana. Il valore complessivo degli interventi è di 1.300.000 euro, finanziati da Regione Veneto con fondi per il disinquinamento della laguna di Venezia.
LIGURIA: VISITA ISTITUZIONALE
Nell'ambito delle visite istituzionali, il Consorzio di bonifica Canale Lunense (con sede a Sarzana, in provincia di La Spezia) ha incontrato la parlamentare locale di “Italia Viva”, Raffaella Paita, Presidente della Commissione Trasporti alla Camera Deputati.
In particolare, si è parlato del contributo dato dall’ente consortile alla sicurezza idraulica ed alla manutenzione su 80 chilometri di canali della piana del Magra, comprese le idrovore di Marinella e Luni; sotto la lente di ingrandimento anche il sistema consortile di distribuzione irrigua su oltre centoquaranta chilometri del comprensorio (esteso in Val di Magra e parzialmente a Lerici, più piccole porzioni ad Aulla, Fosdinovo e Carrara e comprendente 15.000 consorziati).
EMILIA ROMAGNA: INIZIATO IL PROGETTO ACQUA DA MANGIARE
I temi della sostenibilità ambientale e di quella alimentare rivestono a 360° una rilevanza straordinaria, che interessa ognuno di noi nel corso della propria esistenza ed oggi, essere informati sulle complesse dinamiche, che li regolano, significa diventare cittadini e consumatori consapevoli; è per questa fondamentale ragione formativa/educativa che, in un periodo emergenziale come quello che stiamo vivendo, è prioritario fornire alle giovani generazioni tutti gli elementi di giudizio possibili direttamente da coloro, che operano a diversi livelli in questi ambiti: è proprio in quest’ottica che ANBI Emilia Romagna ed i Consorzi di bonifica della regione, in fattiva collaborazione con Eikon Communication, hanno ideato un progetto educativo, che contribuirà a portare, nelle classi degli istituti di secondo grado, un format multimediale, che unirà la didattica a distanza a quella in presenza e sarà integrato dagli studenti attraverso la loro interazione, grazie ai social media.
“Acqua da Mangiare” può contare sul patrocinio e sui contributi operativi dell’Ufficio Scolastico Regionale Ministero Istruzione Pubblica e Università; Regione Emilia Romagna; Autorità Distrettuale Fiume Po Ministero Ambiente; A.I.Po (Agenzia Interregionale per il Po); Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) Emilia Romagna; U.N.C.E.M. (Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani); Coldiretti; Cia; Confagricoltura; presidio Slow Food. Il battesimo del progetto Acqua da Mangiare è avvenuto al Liceo Scientifico Gioia di Piacenza, dove sono intervenuti, tra gli altri, il Presidente ANBI, Francesco Vincenzi e l’Assessore Ambiente e Costa Regione Emilia Romagna, Irene Priolo. Ora la parola passerà ai ragazzi del Liceo Gioia che per tre settimane, seguiti dal locale Consorzio di bonifica Piacenza, avranno l’opportunità di diventare editor dei contenuti delle pagine Facebook ed Instagram del progetto Acqua da Mangiare.
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