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Azione cofinanziata dalla Commissione Europea
Il presente progetto è finanziato con il sostegno della Commissione europea. L'autore è il solo responsabile di questa pubblicazione (comunicazione) e la Commissione declina ogni responsabilità sull'uso che potrà essere fatto delle informazioni in essa contenute.

Environment

22/03/2017

L’irrigazione non è una opzione per i paesi della fascia mediterranea, e non è più una remota eventualità per una parte crescente dell’Europa agricola del nord e dell’est. La disponibilità di energia ha fatto sì che le aree attrezzate per l’irrigazione più che raddoppiassero ogni ventennio dal 1970 ad oggi. Tuttavia, nonostante i fabbisogni irrigui crescano con ritmo costante in tutte le macro aree climatiche Europee, l’espansione delle superfici attrezzate per l’irrigazione è oggi ormai vicina al suo massimo. Diverso è l’andamento nell’utilizzo dell’irrigazione, che mostra un costante incremento, più rapido nei paesi nord Europei. In molte aree sud-europee, in particolare in Italia, Spagna e Grecia, sino all’80% delle superfici attrezzate viene utilizzata ogni anno e ogni possibile espansione è limitata, mentre in nord Europa l’utilizzo regolare degli impianti irrigui ancora trova spazio per incrementare sensibilmente, anche se in modo irregolare in funzione della piovosità annuale e della distribuzione delle colture irrigue. Studi recenti mettono in evidenza come, ad esempio, importanti aree agricole nel nord della Germania diverranno in poche decine di anni dipendenti dall’irrigazione al punto da toccare il limite massimo di sfruttamento possibile degli acquiferi sotterranei cui questa dipende. Inoltre, l’aumentare delle temperature comporta l’espandersi verso nord di colture a più alta resa ed idroesigenza, che implicano un più ampio uso dell’irrigazione, come è stato per il mais da insilato in Danimarca. Le maggiori differenze tra l’Europa Mediterranea e il Nord negli indirizzi nell’uso dell’irrigazione attuali, e soprattutto in quelli attesi nel prossimo futuro, possono essere ricondotte ai seguenti assi portanti:

Storia ed infrastrutturazione: l’agricoltura irrigua mediterranea ha radici nella sua storia plurimillenaria che ha modellato il territorio intorno alle infrastrutture per il governo delle acque come l’orografia del territorio ed il corso dei grandi fiumi hanno fatto al nord. Il retaggio di infrastrutture e savoir faire sono al contempo patrimonio e vincolo per l’irrigazione del Sud Europa.

Dieta: la giustamente rinomata dieta mediterranea ha alla sua base la disponibilità di circa 350 kg per anno pro capita di frutta e verdura, la cui necessaria varietà e qualità è oggi garantita dall’irrigazione. In questo l’agricoltura irrigua si fa paladino della cultura oltre che della salute. Una cultura, un’arte, del cibo che solo negli ultimi anni ha trovato cultori anche nel nord del continente.

Valore aggiunto sui mercati globali: il mercato globale impone sfide di natura economica, ambientale e sociale a tutte le regioni dell'UE. Ciononostante, la grande eterogeneità delle produzioni e l’importante settore agroalimentare che da esse dipende sono peculiari dell'area del Mediterraneo. La maglia poderale di minori dimensioni rispetto al Nord Europa porta ad una minore incidenza di “commodities” agricole, per il mancato raggiungimento di quella massa critica che le renderebbe competitive sul mercato. Inoltre, la maggior parte dei prodotti tipici dell’area richiede una cospicua mano d'opera; ad esempio, il settore ortofrutticolo impiega più del 20% della mano d'opera agricola totale. In questo contesto di alta vocazionalità e specializzazione, la volatilità dei prezzi dei prodotti agricoli e la possibilità di collocare proficuamente sul mercato solo la frazione di più alta qualità della produzione risultano maggiormente penalizzanti che altrove. Questo influisce grandemente sulle modalità di utilizzo dell’irrigazione e delle risorse idriche in generale, molto più che nelle realtà nord europee.

Adattamento ai cambiamenti climatici: l’analisi degli scenari macroeconomici conseguenti ai cambiamenti climatici evidenzia come una attenta governance dell’acqua insieme alla modernizzazione e all’aumento di efficienza irrigua siano la chiave di volta per sostenere la sicurezza alimentare e il PIL dei paesi alle latitudini più basse in Europa nel periodo sino al 2050. Senza un significativo impegno in questa direzione, già dal prossimo decennio i sistemi economici e la sicurezza alimentare dei paesi del sud Europa saranno seriamente colpiti dagli effetti del cambiamento climatico. Lo stesso accadrà anche in parte del nord Europa, ma in un orizzonte temporale più ampio e in maniera meno omogenea. La pressione e l’urgenza sono più alte nelle regioni mediterranee.

I paesi mediterranei hanno nel tempo saputo investire nella capacità collettiva di gestione dell'acqua per assicurare volumi d'acqua sufficienti per l'irrigazione, in modo da garantire una produzione sostenibile e di qualità. Questo ancora manca nel resto d’Europa, ed è responsabilità, oltre che interesse, dei paesi e delle organizzazioni con maggiore capacità ed esperienza promuovere e sostenere una via olistica, prima che tecnologica, che sappia integrare storia, cultura, ambiente e qualità della vita con la crescita economica del comparto dell’agricoltura irrigua e della società rurale tutta. I nostri Consorzi di Bonifica rappresentano un grande esempio di visione, capacità progettuale e di realizzazione, di gestione di risorse limitate in un contesto potenzialmente conflittuale. In questo siamo diversi; questo dobbiamo insegnare a chi solo oggi si affaccia al mondo della governance dell’acqua in agricoltura e dell’irrigazione.


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