22/12/2021
L’ECOMUSEO DEL LITORALE ROMANO, INTITOLATO A MARIA PIA MELANDRI
“Experia” è la serie di 12 documentari, che Rai Expo ha realizzato nell’anno dell’Esposizione Universale: un viaggio in Italia per raccontare i principi fondamentali dell’alimentazione. Non il cibo in quanto tale , non i singoli prodotti, ma gli elementi fondanti dell’agricoltura: l’acqua, i semi, il sistema ambientale, le associazioni di agricoltori , la famiglia, le infrastrutture materiali e immateriali, che sono nel nostro Paese all’ origine del nutrimento.
Al di là del prodotto televisivo, cosa resta di un lavoro che mi ha impegnato per due anni?
Experia significa Italia, per me, che sono l’autore di questa produzione televisiva e ha significato soprattutto esperienza e nuova visione del mondo.
Un’esperienza diretta fatta con il corpo, che muovendosi prevalentemente in bici, a piedi e in barca ha attraversato paesaggi, ha condiviso il lavoro e la cura, che gli uomini e le donne dedicano alla produzione degli alimenti.
Non ero solo, sono stato guidato. All’inizio, smarrito e deviato da troppi programmi di cucina che affollavano il video, pensavo che affrontare le tematiche dell’Expo significasse parlare prevalentemente di buona cucina e alimentazione sana. E’ stato l’incontro con le persone che stanno dietro il piatto cucinato, che mi ha aiutato a dare un indirizzo alla ricerca, che dovevo fare. “Ci sono troppi chef e risotti in TV e poco riso e risaie” furono le parole di Quirino Barone, risicoltore nel Consorzio di bonifica Ovest Sesia. Già, i Consorzi, chi li conosceva prima? Pensavo ad un mondo confinato al Ventennio…
Una nuova visione del mondo. L’ingresso nelle “terre di mezzo” (tra le città, le maglie dell’urbanizzazione diffusa , le terre irrigate e mantenute salubri dagli agricoltori riuniti in consorzi) ha rappresentato la scoperta di un’Italia poco narrata, quella che si vede solo nei programmi dedicati. Terre che producono, perché qualcuno ci fa arrivare l’acqua e che la toglie, se il cielo ne manda troppa. I canali irrigui , le dighe, le idrovore sono oggetti, che non si lasciano descrivere facilmente, non danno emozioni immediate, seguono lo scorrere lento dell’acqua. Per capirli dovevo viverli, vederli come gli acquaioli, “ i navilanti”, gli operatori addetti alla manutenzione e gestione degli impianti idrici.
Ho deciso allora di “navigare l’agricoltura”, di seguire l’acqua nel suo percorso: dalle opere di derivazione di fiumi e bacini artificiali, lungo i canali fino alle bocchette, agli impianti di irrigazione nei campi.
Incontrare e parlare con chi si prende cura quotidianamente del territorio; “si accorgono di noi soltanto quando c’è un allagamento; pochi sanno che se ciò non avviene è perché queste macchine tutti i giorni pompano via l’acqua in eccesso”: le parole di Aniello De Vita, tecnico degli impianti di sollevamento del Consorzio di bonifica Destra Sele.
Questa consapevolezza degli uomini e delle donne delle terre di mezzo traccia una nuova geografia d’Italia: lontana, bassa, che scorre sfuggevole dai finestrini dei treni ad alta velocità e delle automobili climatizzate, sembra però interessare poco.
Questa invece è la ragione del mio nuovo impegno di “lavoratore delle immagini”.
Guido Morandini
Regista e Autore RAI
Azione cofinanziata dalla Commissione Europea
Il presente progetto è finanziato con il sostegno della Commissione europea. L'autore è il solo responsabile di questa pubblicazione (comunicazione) e la Commissione declina ogni responsabilità sull'uso che potrà essere fatto delle informazioni in essa contenute.
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