
22/12/2021
L’ECOMUSEO DEL LITORALE ROMANO, INTITOLATO A MARIA PIA MELANDRI
“Dobbiamo porci sfide difficili, dobbiamo scegliere obiettivi ben oltre la nostra portata. Dobbiamo tentare l’impossibile e possiamo solo sperare di riuscire prima o poi a raggiungere quegli obiettivi, dimostrandoci così all’altezza delle sfide”. Cit. Zygmunt Bauman
Credo che, come già accaduto in molte altre occasioni, anche stavolta, questo nostro bellissimo Paese solo un istante prima di toccare il fondo, troverà la capacità, la forza, la determinazione, la intelligenza vivace per reagire e rilanciarsi, comportandosi così da grande Paese quale è, dotandosi delle necessarie concrete strategie.
La questione di cui parlo è ovviamente quella legata alle conseguenza dei mutamenti climatici ed alla messa a rischio dei valori del territorio e quindi per l’Italia del made in Italy, della economia vera, seria, possibile perché distintiva ed identitaria, ideale cioè per competere nel mercato globale.
Da qualche anno sollecitiamo Istituzioni nazionali e regionali ad affrontare il problema di come reagire alla incombente minaccia, lo abbiamo fatto fornendo, per le nostre competenze, soluzioni praticabili, concrete e diffuse in tutto il Paese.
Penso al Piano di contrasto e mitigazione del dissesto idrogeologico, al Piano degli Invasi per non disperdere in mare miliardi di metri cubi di acqua dolce, al Piano energetico che producendo l’energia più “pulita” che si possa avere, quella da idroelettrico, è un contributo importante alle soluzioni che debbono essere realizzate .
In tale attività abbiamo sempre avuto molto credito da quella parte del Paese più attenta al futuro ed alla sua qualità ed invece attenzioni innaturali ed egoiste da altri. Ciò ha ingessato o se si preferisce rallentato, l’adozione delle necessarie scelte.
Oggi con la scelta ed il pregevole lavoro dell’Unità di Missione, con l’adozione di misure lungamente attese, penso al Collegato Ambientale ed altre che auspico siano in fretta adottate, ad esempio la legge sul Consumo del Suolo, si può pensare di accelerare circa una inversione di marcia che vi è ma deve essere più veloce, determinata, aggressiva nel rimuovere definitamente vecchie rendite di posizione, il cui mantra è quello di lasciare tutto inalterato, poi qualcuno ci penserà.
L’occasione è purtroppo fornita dai dati sullo stato di sofferenza dei grandi bacini idrici e del Po, che ANBI da settimane diffonde, dalle immagini del grande fiume che suscitano apprensione, da quanto i media ci propongono a riguardo delle nostre bellissime montagne dove “ l’oro bianco”,così molti chiamano la neve, non c’è e quella che verrà, ammesso che cada, non sarà minimamente sufficiente a soddisfare i molteplici utilizzi della risorsa acqua.
Nel merito di quanto sopra detto credo sia anche opportuno riportare l’attenzione su quel 17% del PIL che è il valore, da tutti condiviso, del nostro agroalimentare, del nostro turismo, del nostro paesaggio che l’acqua con la sua disponibilità caratterizza e rende possibile.
Se manca l’acqua, manca il cibo, manca il turismo, mancano quei valori economici, occupazionali e reddituali in grado di spingere il Paese alla ripresa.
E’ quindi il momento in cui debbono essere definitivamente messe in soffitta vecchie logiche di interessi di parte, di rendite di posizione o di mancati ritorni immediati, per riposizionarci tutti insieme dentro scelte di sistema che ci collochino stabilmente nel futuro e lo facciano con quelle leve competitive, l’agroalimentare, l’ambiente, i paesaggi, di cui la nostra Italia è straordinariamente ricca.
L’alternativa è disperdere energie e risorse per prolungare l’agonia di certa grande industria, oppure creare agenzie regionali dalle missioni fantasiose ma quasi tutte destinate a far la fine della più parte di quelle municipalizzate, create a dismisura nel nostro Paese, che tanta brutta prova di sé hanno fornito ai cittadini e di cui la nostra giustizia si è spesso dovuta occupare.
Tornando a noi anche i più scettici converranno che il problema c’è con tutta la sua devastante potenza e che il livello del Po, quello del Lago Maggiore, quello degli invasi della Nurra in Sardegna, la sfioritura in gennaio delle mimose, lo testimoniano ampiamente.
Le cose da fare sono molte e tra queste mi piace riproporre oltre quanto predetto, (dare maggiore forza ad Italia Sicura, declinare subito il Collegato Ambientale, approvare la Legge sul Consumo del Suolo, l’ adozione immediata dei contenuti del Piano degli Invasi e il Piano di contrasto al dissesto idrogeologico dei Consorzi di Bonifica, dell’ANBI) ma poi, subito, è necessario un insediamento di tutte le Cabine di Regia e di un loro coordinamento nazionale, coinvolgendo anche i cosiddetti “elettrici” in modo che tali momenti di partecipazione e assunzione delle responsabilità, non abbiano solo poteri di indirizzo e persuasivi ma che, affiancati e legittimati, dai competenti ministeri, siano in grado di dare indirizzi e regole prescrittive da realizzare in ogni ambito operativo delle Autorità di Bacino.
Ciò aiuterà a governare l’emergenza e gli inevitabili egoismi che potrebbero manifestarsi e al contempo, sarebbero il segnale forte di un Paese che culturalmente sceglie la prevenzione, la programmazione, la capacità di muoversi insieme.
Insomma nella sfida globale del contrasto ai cambiamenti climatici, il cibo e l’agricoltura, i valori dei territori italiani, tornino in fretta ad essere leva competitiva che trova nella sua originalità la forza di manifestarsi con successo e l’acqua, che di questi valori è l’elemento decisivo per potersi manifestare, sia finalmente al centro di scelte di futuro e di qualità della vita.
Massimo Gargano
Direttore Generale ANBI
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