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Il presente progetto è finanziato con il sostegno della Commissione europea. L'autore è il solo responsabile di questa pubblicazione (comunicazione) e la Commissione declina ogni responsabilità sull'uso che potrà essere fatto delle informazioni in essa contenute.

Acqua

22/03/2017

Grazie agli Obiettivi di sviluppo del Millennio delle Nazioni Unite, un ulteriore 7% della popolazione mondiale ha ottenuto l'accesso all'acqua potabile, ma almeno un miliardo di persone è ancora tagliato fuori, mentre sono ancora 35 milioni l'anno le morti per malattie legate all'acqua.

Da qui al 2050 sulla Terra ci saranno due miliardi in più di abitanti. Soddisfare i loro bisogni, così come quelli delle persone che oggi non hanno accesso all'acqua, è e sarà una sfida difficile su un pianeta dalle risorse limitate. La domanda mondiale di acqua per uso domestico e industriale potrebbe più che raddoppiare, mettendo a rischio la sua disponibilità in quantità sufficiente per la generazione futura. In tale contesto, la risorsa acqua assumerà sempre più importanza e l’uso irriguo dovrà rispondere alle esigenze del settore agricolo con pratiche sempre più efficienti dal punto di vista del risparmio idrico, incrementando inoltre, la produzione di benefici per l’ambiente.

Le nostre attuali abitudini di consumo d'acqua aumentano il rischio di non essere in grado di mantenere uno sviluppo economico e una produzione di cibo sostenibili per la generazione futura abbiamo quindi bisogno di forti impegni sociali, finanziari e politici.

Le stime sull'uso delle risorse idriche dipendono da una serie di fattori, tra cui la crescita della popolazione e dell'economia, il cambiamento climatico, l'agricoltura, la produzione di energia e le politiche adottate a livello locale, regionale e internazionale. Una gestione sostenibile, che tenga conto di tutti questi fattori, è fondamentale soprattutto per i Paesi in via di sviluppo.

L’agricoltura è da sempre considerato il settore maggiormente responsabile del consumo di acqua. A livello mondiale, si stima che circa il 70% dell’acqua captata viene utilizzata in agricoltura e in particolare, in alcune regioni dell’Europa Mediterranea, tra cui l’Italia, il consumo di acqua raggiunge, percentuali prossime all’80% del totale nazionale.

In Italia, lo sviluppo agricolo delle diverse aree del Paese è stato fortemente legato all’accesso all’acqua e gli ordinamenti colturali irrigui hanno sempre rappresentato un punto di forza in termini di reddito e di occupazione. Per questo il settore agricolo viene spesso accusato di creare notevoli problemi alle risorse idriche, sia da un punto di vista quantitativo, attraverso i continui attingimenti, sia a livello qualitativo, contribuendo all’inquinamento dei corsi d’acqua superficiali, delle falde e del suolo.

Insieme alle problematiche esposte però, è importante ricordare che l’attività agricola e le pratiche ad essa connesse producono numerosi effetti positivi sull’ambiente e sulle risorse idriche. L’agricoltura, infatti, partecipando a definire la politica per il territorio contribuisce ad evitare il degrado territoriale e a ridurre il grado di rischio idrogeologico. Il settore primario, inoltre, può contribuire attivamente a risolvere le problematiche descritte aumentando l’efficienza della pratica irrigua, sia da un punto di vista tecnico e gestionale, sia facendo ricorso a scelte colturali più idonee alle caratteristiche agro-climatiche delle diverse aree. In ambito europeo, la gestione delle acque è disciplinata dalla Direttiva 2000/60/CE che nel 2000 ha affermato il principio dell’acqua come una risorsa comune dell’umanità e un bene pubblico essenziale per la vita e per la salute dei consumatori; costituendo il riferimento normativo più completo per la tutela e la gestione delle risorse idriche comunitarie.

La direttiva si prefigge l’obiettivo di salvaguardare e tutelare i corpi idrici superficiali e migliorare la qualità delle risorse idriche promuovendo un uso razionale finalizzato alla riduzione dei danni causati all’ambiente dall’eccessivo sfruttamento della risorsa. La direttiva prevedeva, sin dalla sua entrata in vigore, l’adozione di ulteriori misure per completarne e perfezionarne il contenuto e una revisione nel 2019 che speriamo possa andare a sanare alcune delle lacune che in questi anni sono state messe in evidenza. Una fra tutti, il problema della governance. Sarà assolutamente necessario prendere in considerazione l’aspetto della gestione delle acqua, della coordinazione degli stakeholders, la distribuzione dei ruoli e delle responsabilità. Concentrandosi su questi aspetti sarà possibile controllare le risorse idriche che come già evidenziato, non sono importanti solo per i rischi ambientali, ma soprattutto per il fabbisogno di acqua che tenderà ad aumentare notevolmente in conseguenza della crescita demografica e dei cambiamenti climatici.


PAOLO DE CASTRO - Primo Vice Presidente
                                     Commissione Agricoltura e sviluppo rurale - Parlamento Europeo


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