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Azione cofinanziata dalla Commissione Europea
Il presente progetto è finanziato con il sostegno della Commissione europea. L'autore è il solo responsabile di questa pubblicazione (comunicazione) e la Commissione declina ogni responsabilità sull'uso che potrà essere fatto delle informazioni in essa contenute.

Acqua

22/12/2016
La storia dell'Europa e ancor di più dell'Italia ci parla di città, grandi e piccole, nate e cresciute nella, e grazie alla, vicinanza di grandi e piccoli fiumi. Il fiume era acqua corrente e viva che portava benessere, paesaggio, energia, produzione agricola, igiene e risorsa per la vita. Impossibile farne a meno.
Ogni tanto il fiume, così amato dai cittadini, creava danni alle cose e alle persone per eventi naturali eccezionali. Ma le città sapevano dove crescere e prosperare per difendersi, almeno in parte, da questi accadimenti. Poi la storia è andata avanti. La crescita della popolazione, il suo incessante inurbamento verso la piana e verso i centri più importanti ha creato un forte squilibrio fra il fiume e la città. Anche perché l'inurbanesimo sia quando è stato diretto da norme e disegni urbani sia, ancora di più, quando ha ceduto a fenomeni di abusivismo e di speculazione ha tolto lo spazio naturale al fiume e l'ha costretto sempre di più in percorsi e tragitti dedicati, sempre più fortificati e protetti, difficilmente compatibili con la variabilità del deflusso delle acque.
Ed è per questo che le alluvioni si sono susseguite con frequenza e intensità nel tempo, cosa del tutto naturale, ma con impatti sempre più negativi e devastanti in termini fisici ed economici per le comunità locali.  Inoltre la presenza massiccia di popolazione e di produzioni industriali e agricole lungo il corso dei fiumi, oltre a richiedere quantità crescenti di acqua, ha determinato livelli di inquinamento in alcuni casi insostenibili anche a causa del ritardo nella predisposizione di efficienti sistemi di depurazione delle acque. 
Oggi è venuto il tempo della riconciliazione. Le città devono far pace con i propri fiumi e devono recuperare il rapporto con il fiume che si è venuto deteriorando nel tempo. Acqua sufficiente,  acqua pulita e acqua sicura sono i tre obiettivi, a cui potremmo aggiungere quello di acqua bella per gli evidenti elementi paesaggistici legati  alla salubrità e alla tenuta naturalistica di un fiume, che oggi devono e possono guidare l'azione delle politiche idrogeologiche. Il tema è come ritrovare questo equilibrio tenendo conto che le città sono state costruite secondo principi non sempre coerenti con questi obiettivi e che per troppo tempo si sono scaricate nei fiumi, e si continua in tanta parte del paese a farlo, acque reflue, industriali e agricole non rispondenti a parametri di inquinamento accettabili così come da tempo indicato dalla direttiva europea sulle acque. 
Il lavoro di questi anni di #Italiasicura è andato incontro alle esigenze qui ricordate: sostenere gli interventi per la mitigazione del rischio idrogeologico accelerando la realizzazione dei progetti già programmati nel periodo 2000-2014 e non ancora avviati a cantiere, innalzare le risorse disponibili e la qualità progettuale per nuovi interventi, con priorità nelle città metropolitane (in primis Genova, Firenze, Milano, Venezia et al)  e nelle città a particolare rischio (Olbia, Cesenatico, Padova, Pescara, Carrara et al) , e accelerare, specialmente nel SUD, gli interventi per la depurazione delle acque reflue.
Quindi un pacchetto di politiche per interventi immediati ma anche, in parallelo, la costruzione di un sistema della prevenzione con al centro la semplificazione delle procedure, l'individuazione di un filiera corta di comando fra Stato e Regioni ( con il Presidente della Regione come Commissario di Governo) e il coordinamento a livello Statale , a cura di #italiasicura, di tutti i soggetti che, a qualche titolo, gestiscono norme, risorse o procedure amministrative o di controllo nel campo della mitigazione del rischio idrogeologico.
Questa attività ha rilanciato il tema delle prevenzione in un paese per troppo tempo abituato a spendere e ad attrezzarsi per l'emergenza ma del tutto insufficiente a prevenire i fenomeni legati a calamità naturali. Si tratta di una esperienza che si lega in maniera diretta al progetto di Casa Italia lanciato dal Governo Renzi per costituire una struttura all'interno della Presidenza del Consiglio interamente dedicata alle prevenzione del rischio in Italia (in particolare sismico e idrogeologico).
Progetto che, data la sua rilevanza e il livello di aspettativa creato nell'opinione pubblica e fra le forze sociali professionali e politiche del paese, sarà  senz'altro attuato dal prossimo Governo. Sarà così la prima volta che l'Italia potrà affiancare ad una Protezione civile di livello europeo anche una Prevenzione civile in grado di gestire i fenomeni naturali con la stessa capacità, tempestività e competenza, e speriamo anche con la stessa partecipazione del mondo del volontariato e delle popolazioni, con cui viene gestita l'emergenza. 
Insomma l'acqua e i fiumi possono tornare ad essere amici delle città. Non si potrà mai avere un rischio zero ma si potrà ricominciare a considerare la calamità naturale come un evento eccezionale da contrastare e mitigare ulteriormente (oltre all'effetto dovuto a opere strutturali)  attraverso la messa a punto di città resilienti e non, come spesso accade oggi, come una conseguenza inevitabile della normale variabilità metereologica del tempo.
 
Mauro Grassi, Responsabile Struttura di missione contro il dissesto idrogeologico - Presidenza Consiglio Ministri

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