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Acqua

22/12/2016

Quella che si sta aprendo è la stagione dello sviluppo rurale, del Masterplan per il sud, dei fondi strutturali; in sintesi sarà una stagione di grandi sfide che coloro che si occupano delle risorse naturali, suolo ed acqua, dovranno saper trasformare in opportunità di reddito per le imprese agricole e di disponibilità di acqua per tutte le utenze.

L’ANBI ed i Consorzi di bonifica e di irrigazione saranno ovviamente impegnati in prima fila con la cultura della concretezza che li caratterizza oggi ancor più che nel passato.

Che ciò sia assolutamente vero è dimostrato non tanto solo dai numeri (circa 200 mila chilometri di canali di scolo e irrigui, 800 impianti idrovori, 22 mila briglie, etc.), ma anche da un’autoriforma che, condivisa da Stato e Regioni nel 2008, risulta oggi operativa su due terzi del Paese, da un piano di contrasto al dissesto idrogeologico che ANBI presenta annualmente e,  soprattutto, da scelte del Paese e del Governo quali il Piano Nazionale di Sviluppo Rurale e il Masterplan per il Sud che, ambedue, vedono protagonisti i Consorzi di bonifica e le loro proposte di azione a favore delle imprese agricole e dei cittadini tutti, con l’obiettivo di raggiungere una maggiore sicurezza ambientale e alimentare.

In realtà la ragione vera sostanzialmente risulta legata a scelte sovranazionali, frutto di accordi planetari utili ed importanti come Parigi COP 21, capaci di indirizzare grandi scelte ma che, allo stesso tempo, risultano fragili in quanto legate a promesse evanescenti, spesso modificabili per un cambio di governo, come negli USA.

Si rileva poi che il 2016 è purtroppo risultato l’anno con la maggiore emissione di anidride carbonica nell’atmosfera, l’anno in cui ancora una volta i cambiamenti climatici e gli eventi naturali hanno presentato all’Italia un conto molto pesante in termini di danni, di perdita di vite umane, di riduzione di ricchezza e di occupazione.

La svolta necessaria da operare è proprio quella della concretezza, che finalmente ha consentito anche alla politica di fare scelte nette e chiare, al fine di non tramutare ogni evento dannoso subito dal territorio  in una rincorsa a fare, in televisione e sui media, dichiarazioni di nessun interesse ma aumentando nel Paese la sensazione che ci si sta sempre più abituando alla gestione dell’emergenza, successivamente all’evento naturale, e non ad azioni preventive sul territorio. Moltissimo resta ancora da fare anche in termini di cultura e di diffusione della conoscenza dei fenomeni, ma è indubbio che una inversione di rotta si sta finalmente verificando.

In “Ambienti d’Acqua” voglio proprio sottolineare gli aspetti positivi: i Bandi di gara PSRN, oramai di prossima emanazione, e l’impegno concreto del Governo sul Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (FSN) dove, per quanto riguarda il nostro settore, la sfida è quella di promuovere azioni per la  prevenzione del dissesto idrogeologico, anche con l’obiettivo di trattenere al suolo e nel sottosuolo l’acqua in eccesso in modo da conservarla e poterla restituire quando necessaria per l’economia delle imprese agricole.

In relazione ai cambiamenti climatici in atto avviene sempre con maggiore frequenza che l’acqua, nel periodo autunno invernale, cada in poco tempo e grande quantità causando danni elevatissimi e poi, nel periodo primaverile estivo, la piovosità risulti carente causando ancora danni all’agricoltura ed all’ambiente.

Indubbiamente il clima nel nostro Paese tende sempre più a manifestarsi in forma equatoriale e tropicale.

Occorrono pertanto specifici finanziamenti necessari ad adeguare gli impianti di bonifica in relazione alla profronda trasformazione subita dal territorio e al mutato regime delle piogge, recuperando danni di scellerate scelte urbanistiche, di condoni edilizi, di mancata cultura nelle scelte strategiche di lungo periodo.

Non si tratta di paludi o stagni da prosciugare ma di terreni da sistemare idraulicamente.

La produttività della maggior parte dei terreni agricoli, la qualità delle produzioni del Made in Italy, la loro competitività e quindi il reddito stesso delle imprese agricole dipende dalla efficienza della rete di bonifica; la quale conferisce sicurezza idraulica anche agli insediamenti civili, alle città e ad altri impianti industriali e commerciali nei comprensori affidati (basti ricordare l’Agro Pontino e vaste zone della Pianura Padana della Lombardia e del Veneto, gli aeroporti di Fiumicino e di Venezia, la ferrovia Roma-Napoli, l’autostrada Firenze-Roma: se non funzionassero le idrovore dei Consorzi tali zone rimarrebbero sommerse dalle acque).

E’ quindi necessaria una nuova e diversa sfida per realizzare infrastrutture che consentano, da un lato, la riduzione del rischio idrogeologico, dall’altro, la conservazione della risorsa idrica per permettere l’utilizzo agricolo quando necessario.

Sono particolarmente orgoglioso di poter dire, tramite il nostro MAGAZINE, che si tratta della sfida dei Consorzi di bonifica per offrire al Paese ed alla sua economia risposte nuove di cui il territorio e la nuova Società hanno bisogno e che finalmente il Governo sta provvedendo a dare indirizzi puntuali per scelte altrettanto nette.

Francesco Vincenzi, Presidente ANBI


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