A SASSARI UN’IMPORTANTE PAGINA NUOVA NELL’UTILIZZO AGRICOLO DELLE ACQUE REFLUE: BENE, MA NON BENISSIMO
VINCENZI: “UNA VICENDA ESEMPLARE DI INGIUSTIFICABILI LENTEZZE ORA PARZIALMENTE RISOLTE”
“Si può fare, ma quanta fatica! Pur essendo un’opera di indubbio significato e del cui avvio ringraziamo, l’immissione delle acque reflue dal depuratore di Sassari a servizio dell’agricoltura del NordOvest della Sardegna, colpito da grave siccità, è paradigmatica delle tante problematiche, che gravano sulla gestione delle risorse idriche”: a dirlo è stato il Presidente Associazione Nazionale Consorzi Gestione Tutela Territorio ed Acque Irrigue (ANBI), Francesco Vincenzi, cui ha fatto eco Gavino Zirattu, Presidente Consorzio di bonifica Nurra (con sede a Sassari) e di ANBI Sardegna: “Un’opera strategica, che può dare una mano importante al comparto agricolo locale; se la sua attivazione fosse però stata tempestiva e puntuale, oggi non ci troveremmo in una situazione d’emergenza.”
L’infrastruttura, infatti, che collega il depuratore di Caniga al canale adduttore consortile, era attesa da anni, pronta e collaudata fin dal 2013 (!), ma mai entrata in funzione.
Costruita a partire dal 2006 con un investimento di quasi tredici milioni di euro finanziati dall’allora Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, la condotta collega il depuratore di Caniga al canale adduttore del Consorzio di bonifica della Nurra e nasceva con un obbiettivo ambizioso: portare annualmente fino a diciotto milioni di metri cubi di acque reflue depurate nel bacino del Cuga, miscelandole con le acque piovane per l’irrigazione agricola. Nonostante il collaudo tecnico fosse già avvenuto nel 2013, l’infrastruttura è rimasta inoperativa per oltre un decennio, a causa del mancato rilascio delle necessarie autorizzazioni per l’utilizzo agricolo dei reflui. Solo ora, in piena emergenza idrica e con le aziende agricole della Nurra in crisi idrica, è arrivato il via libera. Tuttavia, l’autorizzazione attuale è riduttiva rispetto al progetto originario: non sarà infatti possibile convogliare le acque reflue nel bacino del Cuga, ma solo immetterle direttamente nelle condotte consortili durante i mesi irrigui; nei restanti periodi dell’anno, l’acqua depurata continuerà ad andare inutilizzata verso il mare, riducendo fortemente il potenziale del sistema composto da quasi venti chilometri di tubazioni ed una stazione di sollevamento da 500 litri al secondo.
“La vicenda sarda è esemplare dei cronici ritardi nel nostro Paese. Sull’utilizzo delle acque reflue in agricoltura è in atto un serrato confronto a livello nazionale, accompagnato da alcune sperimentazioni con primarie aziende del ciclo idrico integrato. Al centro c’è uno dei maggiori patrimoni idrici del Paese: quasi 9 miliardi di metri cubi all’anno, di cui però solo la metà è realisticamente utilizzabile in tempi celeri a causa della frammentazione operativa del settore della depurazione, che impedisce una qualità omogenea sul territorio nazionale: in gioco ci sono la salubrità del cibo e la qualità del made in Italy agroalimentare, la cui filiera estesa vale 707 miliardi di euro ed è, insieme al turismo, un asset irrinunciabile del Prodotto Interno Lordo italiano ” ha concluso Massimo Gargano, Direttore Generale ANBI.
OSSERVATORIO ANBI RISORSE IDRICHE
SORPRESA METEO È TORNATA LA NORMALITA’ (MA È GIA’ FINITA) RISERVE IDRICHE IN CALO ANCHE NEL NORD ITALIA
VINCENZI: “SONO CONDIZIONI CLIMATICHE CHE SI STANNO CONSOLIDANDO MA DI CUI NON CONOSCIAMO ESATTAMENTE LE CONSEGUENZE NEL TEMPO”
Seppur caratterizzata da eventi meteorologici estremi (secondo i dati dello European Severe Weather Database sono stati ben 162 in 10 giorni tra tornado, nubifragi e “grandine grossa”), la settimana scorsa ha regalato una tregua dal caldo torrido, che da settimane soffocava l’intera Penisola; ciò ha permesso alle acque del mar Mediterraneo occidentale di tornare a valori più in linea con le medie storiche dopo che, nel mese di giugno e nella prima settimana di Luglio, avevano raggiunto temperature mai registrate con anomalie medie che, anche sulle nostre coste, avevano superato i +5 gradi.
Conseguentemente, senza l’effetto mitigatore delle acque marine, le temperature in Europa occidentale sono state le più calde di sempre a Giugno, toccando picchi di 46° sulla Penisola Iberica! La tregua dalla “bolla africana” è però scaduta e dal prossimo fine settimana si supereranno i 40° su Materano (in Basilicata) e Foggiano (in Puglia) con punte (lunedì) fino a 43-44° su aree interne del Sud Sardegna, nonché della Sicilia Orientale, che saranno le più calde d’Europa; contemporaneamente torneranno ad alzarsi anche le temperature marine, toccando massime di 30°.
Ad indicarlo è il settimanale report dell’Osservatorio ANBI Risorse Idriche.
“Sono condizioni nuove, di cui non conosciamo esattamente le conseguenze nel tempo sia dal punto di vista agricolo che ambientale, nonché sulla salute umana. Navighiamo a vista” ha dichiarato Francesco Vincenzi, Presidente ANBI.
In Puglia si aggrava la situazione idrica in Capitanata, dove la scarsità d’acqua non ha permesso di avviare la stagione irrigua nel comprensorio a Nord del Fortore. L’invaso di Occhito, il più capiente della zona, a cavallo con il Molise, trattiene appena 66,17 milioni di metri cubi d’acqua, cioè oltre ventottomilioni meno dell’anno scorso: di fatto, la residua risorsa stoccata è destinata interamente al consumo potabile e le campagne inaridiscono. Nel bacino di Capaccio restano solo mln. mc.1,85 ,pari all’11% del riempimento autorizzato. Con le alte temperature e la mancanza di piogge, l’evapotraspirazione accentua lo svuotamento dei laghi, che hanno perso complessivamente quasi dodici milioni di metri cubi da inizio Luglio, nonostante le limitazioni nelle erogazioni.
Gli invasi di Basilicata trattengono ancora mln. mc. 223,08 d’acqua: 33,84 milioni in meno del 2024. La diga di monte Cotugno, la più grande d’Europa in terra battuta, conserva il 43% dei 272,2 milioni di metri cubi autorizzati per il riempimento.
In Sicilia, sebbene la situazione sia migliore dell’anno scorso (come in Calabria), resta alto il deficit rispetto ai volumi invasabili nei serbatoi regionali (-48% ca.).
Nella Sardegna Nord Ovest è drammatico quanto sta accadendo nella Nurra dove, in attesa dei benefici delle acque reflue dal depuratore di Sassari, le campagne sono a secco, le temperature intollerabili, i bacini al 15% del potenziale riempimento; discorso simile è quello dell’Alto Cixerri, nel Sud Ovest dell’isola: anche qui, bacini al 15% della capacità. Incredibile, ma vero: sul versante tirrenico, in Alto Taloro ed Ogliastra, lo stato di riempimento degli invasi supera invece il 90%!
In Campania va meglio rispetto al resto del Mezzogiorno, nonostante sorgenti ed invasi registrino deficit piuttosto evidenti.
In Molise, il bacino del Liscione registra un’altezza idrometrica di oltre mezzo metro inferiore all’anno scorso, ma di oltre m. 1,30 superiore al siccitosissimo 2022.
In Abruzzo la quota del lago di Penne si è abbassata in due settimane di oltre m. 2,70: nell’invaso restano mln. mc. 4,54 d’acqua a disposizione degli agricoltori. Il mese di giugno è stato caratterizzato da significativi deficit pluviometrici, più marcati sulle zone collinari e costiere (mediamente tra -85% e -90%) piuttosto che sui rilievi aquilani (-54%), nonché da positive anomalie termiche, che nel Teramano hanno segnato +5,7° rispetto alla media e addirittura +7,7° sulle massime!
Nell’Italia centrale resta grave la situazione dei bacini lacustri, che continuano ad abbassarsi, raggiungendo preoccupanti livelli idrometrici: nel Lazio è il caso di Albano e Nemi, che da inizio Luglio hanno registrato una riduzione di 9 centimetri d’altezza; il livello del primo è sceso di circa settanta centimetri dall’autunno 2023! In crescita sono invece le portate dei fiumi Aniene e Velino, mentre stabili sono quelle del Tevere (fonte: AUBAC).
In Umbria le portate dei fiumi Chiascio, Pianello e Paglia sono superiori ai valori medi storici del periodo. A causa delle scarsissime precipitazioni di Giugno (mm. 5,20 in media) si aggrava ulteriormente la condizione di scarsità idrica nel lago Trasimeno, sceso di un metro e mezzo sotto lo zero idrometrico e di 30 centimetri sotto il livello minimo vitale.
“Quelle dei bacini lacustri del Centro Italia sono contingenze gravi, che sono costantemente monitorate e per il cui contrasto si devono ormai attivare interventi eccezionali” ha indicato Massimo Gargano, Direttore Generale ANBI.
Nelle Marche gli invasi segnano volumi pari a quelli registrati nel 2024: mln. mc. 49,73.
In Toscana si registra un netto incremento dei flussi nel fiume Arno ed una riduzione di quelli nel Serchio.
In Liguria i nubifragi dei giorni scorsi hanno comportato incrementi di portata nei bacini fluviali di Levante.
Nel resto dell’Italia Settentrionale, positive anomalie termiche e scarsità di pioggia hanno caratterizzato il mese scorso.
In Valle d’Aosta, a Giugno, il deficit pluviometrico è stato pari a circa il 43% e le temperature in quota hanno segnato +4°; portate in netto calo per la Dora Baltea (-51% rispetto alla media) e per il torrente Lys.
In Piemonte le cumulate di pioggia in Luglio sono state inferiori del 46% alla media e le temperature superiori di 3,3° (fonte: ARPA Piemonte); i flussi in alveo dei fiumi hanno registrato una flessione e sono scesi pressoché tutti sotto le medie di riferimento.
Tra i grandi laghi si registrano abbassamenti dei livelli anche sotto le medie storiche: solo il Benaco mantiene altezze idrometriche superiori alla norma ed un valore di riempimento oltre l’80%; il Lario è al 42,4% di riempimento, il Maggiore al 68%, il Sebino al 72,9%.
In Lombardia vanno riducendosi anche le altre riserve idriche (-14,4% rispetto alla media): lo scorso anno c’era il 50% d’acqua in più.
In Veneto, violenti nubifragi hanno provocato un aumento delle portate fluviali dopo che le scarse piogge di Giugno (-35%) avevano provocato una riduzione dei livelli idrometrici nei corsi d’acqua. Gli invasi lungo il fiume Piave, così come il lago del Corlo sul Brenta, godono di ottima salute con valori di riempimento rispettivamente dell’84% e del 99%.
In Emilia-Romagna calano le portate dei fiumi Savio, Reno ed Enza; in crescita e superiori ai mensili valori medi sono le portate di Secchia, Panaro e Trebbia.
Infine, anche la portata del fiume Po è più scarsa del normale, arrivando a segnare un deficit del 46% in prossimità del Delta.

VENETO
GIUGNO DA INCUBO PER TEMPERATURE ED EVAPOTRASPIRAZIONE.
Nel mese di giugno 2025 gli apporti meteorici mensili sul territorio regionale sono stati inferiori alla media (-35%): mm.63 contro la media storica di mm.97; temperature al secondo posto tra i mesi di giugno più caldi dal 1992, con un’anomalia di +3.4 °C a livello regionale. Si segnalano minime record con un’anomalia +3.2 °C (battuto il 2003) ed un preoccupante “trend” decennale di +0,7 °C; tutte in calo le portate dei fiumi a causa dell’elevato fabbisogno irriguo, dovuto alle alte temperature.
I dati del Bollettino ANBI Veneto sulla disponibilità di risorsa idrica, relativa a Giugno 2025, restituiscono l’immagine di un inizio d’estate torrido con un’elevata richiesta irrigua nei campi.
Le proiezioni per Luglio realizzate dal CESPII (Centro Sperimentale Innovazione Irrigua) -Consorzio L.E.B. - Lessinio Euganeo Berico (con sede a Cologna Veneta, in provincia di Verona) sono sotto il segno dell’incertezza: infatti, Luglio registrerà precipitazioni mediamente inferiori del 19% rispetto alla media del periodo; l’evapotraspirazione dovrebbe mantenersi su valori più bassi del periodo in virtù di un abbassamento delle temperature soprattutto nella fascia pedemontana e nel Veneto Orientale. Nel complesso però, qualora questo scenario fosse confermato, il bilancio idroclimatico, cioè la differenza tra precipitazioni ed evapotraspirazione, si manterrà su valori negativi.
EMILIA ROMAGNA
UNA COMPLESSA STAGIONE IRRIGUA
La stagione irrigua 2025 del Consorzio di bonifica Piacenza (con sede in città) sta risultando particolarmente intensa per la concomitanza di molteplici elementi di complessità: in particolare, si è registrata l’assenza di precipitazioni sia nel mese di maggio (l’ente consortile è stato impegnato nelle attività di pre-irrigazione, riempimento laghi, irrigazione di soccorso), sia nel mese di giugno (il volume della risorsa idrica richiesta e consegnata al campo in alcuni distretti è risultato pressoché doppio rispetto alla media del decennio precedente).
L’erogazione d’acqua nel mese di giugno è stata continuativa e con richieste progressivamente crescenti. Il volume di risorsa erogata al termine del mese di giugno nei vari distretti irrigui piacentini (Arda, Tidone, Basso Piacentino e Trebbia) risulta comparabile a quello complessivamente erogato durante tutta la stagione irrigua 2024.
Un’altra criticità, che ha inciso sul fabbisogno irriguo, è la condizione, in cui si sono trovati i terreni a fine inverno, non avendo un’adeguata struttura; questo ha generato una gestione più difficile delle colture, come pomodoro e mais, viste le altissime e anomale temperature del mese di giugno. L’ente consorziale sta provvedendo a far fronte alle richieste dell’agricoltura, monitorando costantemente l’efficienza dell’erogazione.
In particolare, in Arda, dove l’approvvigionamento della risorsa irrigua ha come fonte prevalente la diga di Mignano (Vernasca), si registra la situazione più preoccupante, che si sta affrontando con regole più stringenti per cercare di soddisfare al meglio il fabbisogno irriguo di ogni azienda agricola. Sono attivi anche i pozzi consortili e gli impianti di sollevamento in sostegno alle erogazioni dalle dighe (Molato e Mignano) ed alle derivazioni da fiumi e torrenti.
Nei distretti, dove si registrano le maggiori difficoltà (Arda e Trebbia) si è provveduto a chiedere, alla Regione Emilia-Romagna, l’autorizzazione per l’applicazione delle procedure riservate a particolari situazioni di criticità. Sul Trebbia, come ogni anno, si registra una forte criticità causata dalla non governabilità delle portate e dalla severità del volume di Deflusso Minimo Vitale, che costringe a ridurre i prelievi fino a chiudere completamente le paratoie e lasciare quindi il sistema irriguo senza possibilità di derivazione.
Lungo il Tidone, nonostante l’annata difficile, che crea inevitabili criticità legate alla distribuzione agli utenti, il Consorzio di bonifica sta provvedendo alla consegna dell’acqua agli agricoltori in base alle richieste. Si ricorda che, oltre alla diga del Molato (Alta Val Tidone), nel distretto Tidone è presente anche un impianto di sollevamento dal Po, a Pievetta di Castel San Giovanni e che, grazie a tre impianti rilancio, permette di integrare la disponibilità di acqua dalla diga.
In questo periodo, l’ente consortile ha continui contatti con le associazioni agricole piacentine e le Istituzioni locali per ottimizzare la gestione e la comunicazione della campagna irrigua.
LA MANUTENZIONE IDRAULICA È GENTILE
QUANDO GLI UCCELLI NIDIFICANO I LAVORI SI RIPROGRAMMANO NEL RISPETTO DELLA SICUREZZA DEL TERRITORIO: L’ESEMPIO DEI GRUCCIONI IN TOSCANA
VINCENZI: “LE AREE INTERNE NON SONO MALATI TERMINALI MA VANNO VALORIZZATE E GESTITE IN SINTONIA CON L’AMBIENTE. ABBANDONARLE E’ PERICOLOSO PER LA SICUREZZA IDROGEOLOGICA DI TUTTI”
“L’ascolto e l’uso dei saperi locali sono un bel segnale per migliorare la qualità della propria azione, oltreché di attenzione al nuovo principio costituzionale di tutela degli ecosistemi; ringraziamo il Consorzio di bonifica e il suo Presidente per aver accolto la segnalazione del Centro Ornitologico Toscano sulla nidificazione dei gruccioni”: il significativo riconoscimento per il Consorzio di bonifica 3 Medio Valdarno (con sede a Firenze) è arrivato dal Contratto di Fiume Pesa.
“E’ un’attestazione particolarmente importante per noi, che siamo impegnati quotidianamente nella valorizzazione delle aree interne, oggetto di un costante, quanto pericoloso esodo, perché è lì che nasce la sicurezza idrogeologica di un territorio fragile come quello italiano” ha aggiunto Francesco Vincenzi, Presidente ANBI.
La Pesa, infatti, ha un marcato regime torrentizio: in estate è per un lungo periodo quasi completamente asciutta in tutta la bassa valle, mentre d’inverno non mancano le grandi piene con zone di forte erosione ed altre di abbondante deposito di materiale (sassi e ghiaie). Per riequilibrare quella, che sarebbe la naturale dinamica fluviale, interviene spesso il Consorzio di bonifica e, proprio in questo senso, all’altezza di Ginestra Fiorentina nel comune di Montespertoli, era tutto pronto per cominciare un intervento di rimodellazione su circa 300 metri d’alveo, in modo da operare adesso in regime di magra; una segnalazione della presenza di una colonia di gruccioni sulle pareti verticali, frutto di frane ed erosioni di sponda, ha però suggerito una riprogrammazione dell’intervento per fine Agosto.
“Quando andremo ad intervenire – ha spiegato il Presidente “Medio Valdarno”, Paolo Masetti – cercheremo anche di limitare l’impatto sulle acque e sui pesci provvedendo, se necessario, allo spostamento dell’ittiofauna presente.”
Allo stesso modo, il Consorzio di bonifica 2 Alto Valdarno (con sede ad Arezzo) stava per avviare un intervento a valle dell’abitato di Ponte a Poppi, dove il “fiume di Firenze” presenta una vistosa erosione sulla sponda sinistra. Durante l’ultimo sopralluogo, però, ci si è imbattuti in decine di nidi scavati nella scarpata sabbiosa: è una vivace colonia di gruccioni (Merops apiaster), coloratissimi uccelli migratori protetti, che in quel tratto hanno trovato un habitat ideale per nidificare; anche qui, per tutelare la riproduzione, l’ente consortile ha deciso di rinviare l’inizio dei lavori a dopo il 20 Agosto, consentendo così a tutti i piccoli di involarsi e lasciare in sicurezza il sito. I lavori saranno comunque conclusi entro i primi giorni di Settembre, prima quindi delle piogge autunnali e dell’innalzamento dei livelli del fiume Arno.
“In corrispondenza dell’area di intervento – ha spiegato l’ornitologo, Davide Ridente - è stata rilevata la presenza di una numerosa colonia di gruccioni, specie gregaria che depone le uova tra la metà di Maggio e la fine di Giugno. Abbiamo individuato circa 60 nidi, profondi fino a tre metri, in gran parte attivi. Sono stati inoltre osservati almeno 15 esemplari impegnati nella cura della prole.”
“Anche in questo caso — ha sottolineato la Presidente “Alto Valdarno”, Serena Stefani — abbiamo scelto di coniugare la prevenzione del rischio idraulico con la tutela della biodiversità: riteniamo che questa sia la strada maestra per una gestione sostenibile del territorio.”
“E’ un approccio condiviso dal nostro mondo ed è indicato con chiarezza nelle linee guida per la protezione dell’avifauna durante la manutenzione dei corsi d’acqua, fissate dal Protocollo sottoscritto con la Lega Italiana Protezione Uccelli. L’economia della manutenzione deve nascere da una nuova consapevolezza dei valori del territorio: noi siamo orgogliosi di esserne esempio” ha concluso Massimo Gargano, Direttore Generale ANBI.
PIEMONTE
OPERAZIONE COMPLESSA SVOLTA A TEMPO RECORD
E’ tornato operativo il tratto di diramatore Vigevano dopo un intervento di manutenzione straordinaria da parte dell’Associazione Irrigazione Est Sesia (con sede a Novara), causato dalla rottura della fognatura sottostante il canale.
I lavori si sono conclusi in una sola settimana, durante la quale l’acqua è stata deviata dal diramatore, sfruttando la rete consortile del territorio risicolo più importante d’Europa. Il ripristino del tratto di fognatura crollato è stato realizzato grazie alla stretta collaborazione di ente consorziale e ASM, l’azienda municipalizzata, parte di “Pavia Acque”, che si occupa del servizio idrico integrato, Si è trattato di un complicato intervento di manutenzione straordinaria: il diramatore Vigevano, infatti, ha un percorso di 30 chilometri e in molti tratti interseca infrastrutture importanti, come le reti fognarie; proprio una rete fognaria, quella di Vigevano, è stata all’origine del disagio: nel tratto che scorre sotto il canale, si è creata, infatti, un’ampia voragine, che ha determinato il cedimento della platea.
Una volta individuata l’origine e la natura del problema, l’ente consortile ha provveduto ad organizzare l’ “asciutta” del diramatore Vigevano per consentire la riparazione della fognatura, nonché delle sponde e del fondo del canale, compromessi dal cedimento sottostante.
EMILIA ROMAGNA
DIFESA DEL TERRITORIO, AGRICOLTURA E RESILIENZA
Il comprensorio collinare e montano ricadente nel territorio del Consorzio di bonifica Romagna Occidentale (con sede a Lugo, in provincia di Ravenna) si estende su oltre centoventimila ettari tra Emilia-Romagna (70.000 ettari) e Toscana (50.000 ettari), coinvolgendo 4 province (Bologna, Forlì-Cesena, Ravenna, Firenze), 20 comuni dislocati in 4 vallate (da Ovest verso Est: del Santerno, del Senio, del Lamone, del Marzeno), a testimonianza di un presidio territoriale ampio, articolato e spesso complesso da gestire.
Il territorio collinare e montano del comprensorio è stato duramente colpito dagli eventi alluvionali del Maggio 2023, seguiti da quelli del 2024 e della primavera del 2025, che hanno generato solo in quell’anno oltre mille segnalazioni di danni da frana, in particolare nella fascia a monte della Vena del Gesso nei comuni di Brisighella, Modigliana, Casola Valsenio, Fontanelice e Castel del Rio, con oltre millecinquecento ettari coinvolti.
In Romagna, i danni hanno colpito soprattutto la viabilità, aree boscate e le colture agricole; in risposta a tale emergenza, l’ente consortile, su delega della Regione Emilia Romagna, ha attivato una rete straordinaria di interventi per il ripristino dell’officiosità idraulica del reticolo idrografico minore, oltre che per contenimento del dissesto idrogeologico.
In totale, nel 2024, sono stati completati circa settanta cantieri rispetto ad un programma, che prevede interventi in oltre duecento rii (corsi d’acqua, che affluiscono nei fiumi/torrenti principali) dell’area collinare e montana, con un investimento complessivo di 22 milioni di euro (€ 3.500.000,00 per il torrente Marzeno, € 5.200.000,00 per il fiume Lamone, € 4.700.000,00 per il torrente Senio, € 4.400.000,00 per il torrente Santerno, € 2.200.000,00 per il torrente Samoggia, € 2.000.000,00 per interventi di manutenzione straordinaria alla canaletta di Errano). Solamente nel 2024 sono state coinvolte direttamente14 imprese esecutrici. Gli interventi includono la rimozione di materiale franato, detriti e vegetazione, la riapertura delle canalizzazioni e modesti interventi di manutenzione straordinaria alle opere idrauliche esistenti. Questi interventi sui rii sono stati resi possibili, grazie ad un accordo di avvalimento tra l’ente consorziale,la Regione Emilia-Romagna e la Regione Toscana.
Nelle prossime settimane prenderanno il via ben 16 interventi sui corsi d’acqua minori delle vallate principali, ricadenti nell’ambito del P.N.R.R. (Piano Nazionale Ripresa e Resilienza), per un totale complessivo di 9.800.000 euro, oltre a 3 interventi specifici, che riguardano il centro urbano di Palazzuolo sul Senio, la parte alta del torrente Samoggia nei comuni di Brisighella e Modigliana ed un intervento di manutenzione straordinaria della canaletta di Errano. Nonostante le difficoltà, l’agricoltura in area collinare e montana si conferma elemento vitale.
Mentre sono in corso molteplici interventi per limitare e contenere i danni creati dalle abbondanti piogge, è necessario dotare le aziende agricole di strutture in grado di poter soddisfare irrigazioni di soccorso; per sostenere queste esigenze, l’ente consortile ha realizzato 21 impianti irrigui con una capacità d’invaso di circa tre milioni di metri cubi, che raggiungono 830 aziende attraverso una rete di circa quattrocento chilometri di condotte. L’investimento, distribuito tra il 2000 e il 2023, supera i cinquantuno milioni di euro. Sono in fase di progettazione numerosi nuovi interventi irrigui, che coinvolgeranno circa trecentocinquanta aziende agricole; in totale, gli investimenti previsti ammonteranno a 12.000.000 di euro. I progetti principali riguardano: nuovi impianti ad Imola (località Bergullo) ed a Casalfiumanese, ampliamenti dell’impianto irriguo a Faenza e Castel Bolognese (il Tebano-Serra) ed a Brisighella (Ebola), interventi di manutenzione straordinaria sugli impianti Paglia ed Albonello nei comuni di Brisighella e Faenza.
Il “Romagna Occidentale” auspica un piano straordinario per la manutenzione delle opere esistenti, l’adattamento delle attività agricole in prossimità dei corsi d’acqua, una pianificazione a scala di bacino idrografico, la creazione di invasi anche nelle aree allagabili, casse di espansione future.
LAZIO
INSIEME PER LA TUTELA DEL TERRITORIO
Il Comune di Ceprano ed il Consorzio di bonifica Valle Liri (con sede a Cassino, in provincia di Frosinone) insieme per la salvaguardia idrogeologica del territorio: con questo obbiettivo è stata sottoscritta e divenuta operativa la convenzione, che permette, all’Amministrazione Locale di far fronte ad alcune rilevanti emergenze idrauliche e di difesa del suolo, riscontrate in occasione dei sopralluoghi svolti con tecnici comunali e consortili.
La convenzione ha per oggetto anche il decespugliamento di vegetazione arbustivo-erbacea di tipo infestante in prossimità di strade comunali, nonché il decespugliamento, la risagomatura e l’espurgo di corsi d’acqua non compresi nel Piano di Classifica. Gli interventi di manutenzione programmata sono partiti nei giorni scorsi e secondo un programma condiviso andranno avanti sino alla fine di Settembre.
TOSCANA
A SUPPORTO DEI COMUNI
Un supporto per la pulizia del laghetto al parco dei Cigni: è la richiesta, che il Comune di Castel del Piano ha avanzato al Consorzio di bonifica 6 Toscana Sud (con sede a Grosseto); il parco dei Cigni rappresenta un luogo importante per la comunità amiatina, ma la sua gestione si è rivelata negli anni piuttosto complessa: per rimuovere le alghe e la vegetazione in eccesso serve un intervento specializzato e l’ente consortile ha assicurato un celere intervento, perché in estate la situazione tende a peggiorare. L’Amministrazione Locale ha anche chiesto attenzione per i corsi d’acqua del territorio, in particolare per Zancona ed Ente che, per il loro carattere torrentizio, possono rappresentare una minaccia.
L’ente consorziale si è anche incontrato con il Comune di Piancastagnaio, che solo per una minima parte rientra nel comprensorio in gestione: soltanto brevi tratti di alcuni fossi principalmente boschivi, che scorrono tra Piancastagnaio e Santa Fiora sono sotto la vigilanza del “Toscana Sud”; una grande quantità di materiale, in caso di piogge, viene però trasportato dalle piene e rischia di creare potenziali ostruzioni in corrispondenza di ponti o attraversamenti. E’ una questione complessa, sulla quale però l’ente consorziale non può intervenire, non occupandosi del controllo dei boschi.
VENETO
SIMPOSIO IN RIFUGIO
Si è tenuta la quattro giorni " Risorsa Acqua: dalle Dolomiti al Mare ", organizzata al rifugio Galassi a Calalzo di Cadore; l'appuntamento, promosso dal Comune di Venezia in collaborazione con il C.A.I. (Club Alpino Italiano) di Mestre, ha riunito rappresentanti di Consiglio Nazionale Ricerche, Ufficio Regionale UNESCO, Fondazione Dolomiti UNESCO, Consorzio di bonifica Acque Risorgive, Università Ca' Foscari: un vero laboratorio sul tema dell'acqua, dei ghiacciai e della loro conservazione.
Sul tavolo anche il futuro della Laguna di Venezia dopo l'entrata in funzione del sistema Mo.S.E. ed alla luce dei cambiamenti climatici sempre più marcati.
Sono tanti gli interventi realizzati ed attualmente in corso d'opera sul fronte del rischio idraulico: di qui l'appello al Governo per destinare le risorse necessarie. L'intervento dei tecnici dell’ente consortile (con sede a Venezia Mestre) è stato molto apprezzato, perché ha evidenziato come negli ultimi anni siano stati realizzati interventi particolarmente importanti dal punto di vista della sicurezza idraulica, ma anche della riqualificazione ambientale dei corsi d'acqua; in particolare, è stata presentata la piattaforma Simogit, che permette un monitoraggio continuo della rete in gestione, nonchè delle attività ordinarie e straordinarie svolge nel territorio.
TOSCANA
I CORSI D’ACQUA SONO UN BENE COMUNE DA TUTELARE IN SINERGIA
Sono stati tanti i volontari presenti all’incontro intitolato “I corsi d’acqua sono un nostro bene comune: con la partecipazione cresce la sicurezza idraulica e ambientale del territorio”, che si è svolto alla Fattoria Urbana Drappo Verde di Nave, a Lucca: Consorzio di bonifica 1 Toscana Nord ed associazioni hanno condiviso le esperienze per fare tesoro di quanto di buono fatto in questi anni ma anche per mettere sul tavolo nuove idee e proposte. L’iniziativa è stata anche un focus operativo sulla cura dei corsi d’acqua del territorio , dove opera l’ente consortile con sede a Viareggio, in provincia di Lucca.
Infatti, sono decine le associazioni e centinaia i volontari, che ogni mese collaborano assieme per monitorare torrenti, canali e fiumi: tantissimi occhi in più che permettono di avere una visione più ampia e approfondita di un fittissimo reticolo idraulico, complesso e delicato.
Non solo: ogni ultimo sabato del mese, tramite l’iniziativa del Sabato dell’Ambiente, i volontari delle associazioni sono impegnati a rimuovere i rifiuti abbandonati lungo i corsi d’acqua, sempre in collaborazione con l’ente consorziale e l’ausilio delle aziende, che si occupano di gestione dei rifiuti. |