ALLUVIONE EMILIA ROMAGNA
TORRENTE IDICE: LA ROTTA DIMENTICATA CHE CONTINUA AD ALLAGARE LE CAMPAGNE LA MANCANZA DI FINANZIAMENTI IMPEDISCE LA RICOSTRUZIONE DELL’ARGINE ED IL CONSOLIDAMENTO DELLE SPONDE
CONSORZIO CER AUDITO IN COMMISSIONE AMBIENTE CAMERA
Mentre si risponde con ordinarie tempistiche ad una condizione di persistente emergenza in Emilia Romagna, nel bolognese c’è un torrente che, in una situazione di cristallizzato immobilismo decisionale, continua ad allagare circa seicento ettari di territorio: è la rotta dell’Idice (lunga circa centocinquanta metri, vicino al ponte crollato della Motta, tra i comuni di Budrio e Molinella), da cui fuoriescono oltre settemila litri d’acqua al secondo.
Accade così dai giorni dell’alluvione di Maggio, quando il cedimento dell’argine provocò l’inondazione di circa duemila ettari, poi parzialmente ridotta, allora come adesso, dall’azione del reticolo idraulico di bonifica, devastato comunque dalla grande massa d’acqua e fango. Non solo: a monte della rotta ci sono oltre tre chilometri d’argine in precaria sicurezza con evidente pericolo per alcuni centri abitati ed è proprio il timore per i rischi collegati ad un possibile aumento della pressione spondale a sconsigliare la chiusura dell’argine, senza procedere ai necessari rinforzi a monte, per i quali la Regione Emilia Romagna non dispone da sola delle necessarie risorse (si parla di centinaia di milioni di euro).
“La rotta dell’Idice è l’immagine di un dramma, che rischia di essere troppo velocemente dimenticato. I giorni passano e, senza adeguati stanziamenti nonchè normative finalizzati alla sistemazione e ricostruzione del reticolo idraulico, le zone alluvionate arriveranno all’autunno idraulicamente fragili: ogni evento meteo rischierà di avere l’effetto dello sciame sismico su territori colpiti da un terremoto”: a lanciare l’allarme è stato Francesco Vincenzi, Presidente ANBI.
Intanto, nell'ambito dell'esame del disegno di legge sugli interventi urgenti atti a fronteggiare l'emergenza provocata dagli eventi alluvionali in Romagna, l’VIII Commissione Ambiente, Territorio Lavori Pubblici Camera Deputati ha svolto a Roma alcune audizioni, aperte da quella con il Consorzio C.E.R. - Canale Emiliano-Romagnolo, in cui il Presidente, Nicola Dalmonte, ha relazionato in merito alle operazioni straordinarie, implementate durante l’emergenza e sui relativi danni subìti dall’infrastruttura.
Durante gli eventi alluvionali di Maggio, infatti, dato il perdurare della drammatica situazione alimentata dalle piogge, sono state effettuate operazioni di natura eccezionale, volte a scaricare i tratti invasi dalla tracimazione dei torrenti appenninici verso il Cavo Napoleonico e quindi nel fiume Po: sezionando il canale, grazie alle paratoie ed attraverso la regolazione dei flussi, è stato possibile allontanare dalle aree alluvionate volumi d’acqua, pari ad oltre sette milioni di metri cubi. L’eccezionalità di tali operazioni, però, mostra ora i danni subìti dalle strutture del C.E.R., stimabili in circa trecentosessantamila euro con criticità all’impianto del Savio e per la rottura arginale in corrispondenza del fiume Montone.
Il Canale Emiliano Romagnolo si presenta, infatti, come un unicum multifunzionale, progettato per portare le acque dal fiume Po fino in Romagna, dove costituisce una risorsa essenziale per attività agricole, civili, industriali e ambientali, grazie alle sue finalità di adduttore di acque, non di canale di scolo.
“L’eccezionale inversione di flusso, operata nel canale C.E.R. grazie ad una riconosciuta perizia idraulica, è stata l’esempio di un sistema, quello dei Consorzi di bonifica, messosi senza remore al servizio del territorio. Il grazie, ribadito anche in sede di Commissione parlamentare, deve però essere sostanziato da adeguati finanziamenti statali per ricostruire la rete idraulica. I Consorzi di bonifica, i cui bilanci sono tarati sulla gestione ordinaria, non hanno risorse sufficienti e le mancate riparazioni metterebbero in ulteriore pericolo territori già duramente provati” – ha concluso Massimo Gargano, Direttore Generale ANBI.
OSSERVATORIO ANBI RISORSE IDRICHE
MENTRE L’ITALIA ABBANDONA (PER ORA) GLI SCENARI DI DRAMMATICA SICCITA’ È EMERGENZA IN SPAGNA E NEL NORD AFRICA
VINCENZI: “IL FUTURO DELLE RISORSE IDRICHE NECESSITA DI UNA RISPOSTA COMUNE EUROPEA.SARA’ IL TEMA D’APERTURA DELL’ASSEMBLEA NAZIONALE DEI CONSORZI DI BONIFICA ED IRRIGAZIONE”
Se l’Italia pare avere almeno temporaneamente abbandonato lo scenario di grave insufficienza idrica, c’è un’emergenza, di cui non ci si può dimenticare soprattutto in chiave di coesione europea: interessa la Spagna, il cui territorio centro meridionale è colpito, per il terzo anno consecutivo, da un’estesa siccità, che interessa anche il Nord Africa (soprattutto le zone costiere di Marocco, Algeria e Tunisia), inducendo nuovi fenomeni migratori e pregiudicando ovunque l’agricoltura e l’equilibrio ambientale: a ricordarlo è il report settimanale dell’Osservatorio ANBI Risorse Idriche, analizzando i dati dell’European Drought Observatory.
“L’acqua – ha evidenziato Francesco Vincenzi, Presidente ANBI – si conferma un fondamentale asset geopolitico, che deve vedere una comune strategia europea.”
“Per questo – ha aggiunto Massimo Gargano, Direttore Generale ANBI – sarà proprio questo il tema d’apertura dell’Assemblea ANBI, in calendario il 4 e 5 Luglio a Roma.”
Per quanto riguarda l’Italia, nei grandi laghi si registra una fisiologica decrescita dei livelli, provocata dalla tregua del maltempo e dall’aumento delle temperature. L’ultima neve in quota si sta sciogliendo e dai prossimi giorni si potrà fare affidamento solo sulle piogge estive per rimpinguare gli invasi. Va inoltre ricordato che le recenti, abbondanti precipitazioni hanno sì ridotto l’enorme deficit cumulato nella lunga stagione secca, ma non sono riuscite a compensare la carenza degli apporti nivali che, in bacini come quelli piemontesi dei fiumi Ticino o Tanaro, hanno raggiunto deficit superiori all’80%. Infatti, nonostante un notevole miglioramento della situazione lacustre, solo il lago Maggiore è sopra la media (90,3% di riempimento), Sebino e Benaco la rispettano, ma il lago di Como è addirittura tornato sotto il valore medio del periodo (riempimento: 72,4%).
In Valle d’Aosta, dove le temperature minime a quote basse hanno subito un aumento repentino fino a 5 gradi, la Dora Baltea registra un aumento di portata, mentre quella del torrente Lys diminuisce, pur mantenendo un flusso, in alveo, superiore a quanto si rileva abitualmente in questo periodo dell’anno. In Piemonte, la condizione del fiume Orco, nel canavese, ben fotografa il cambio di paradigma idrico, indotto dalle piogge: pur in leggero calo (come per la Stura di Lanzo), l’attuale portata si aggira sui ventitre metri cubi al secondo, mentre un anno fa l’alveo era praticamente asciutto!
In Lombardia, una leggerissima decrescita è registrata anche dal fiume Adda, la cui condizione, pur notevolmente migliorata, stenta a ritornare sui livelli del passato. A calare sono anche i livelli di Oglio e Serio, mentre una situazione migliore si registra per il Mincio. Lo stato delle riserve idriche regionali continua a migliorare ed attualmente lo scarto sulla media storica si è ridotto a -13,4%. In Liguria cresce il fiume Magra, mentre calano Vara, Entella ed Argentina. In Veneto sono lievemente decrescenti i livelli del fiume Adige, la cui portata si aggira ora sui duecentotredici metri cubi al secondo, mentre stabili sono Piave, Bacchiglione e Brenta; in calo è la Livenza. In Emilia-Romagna, dove la rotta del torrente Idice continua ad allagare la campagna bolognese fra Budrio e Molinella, torna a scarseggiare l’acqua nei bacini dei fiumi Enza e Reno, mentre Savio e Lamone, protagonisti dell’alluvione romagnola, tornano a livelli di portata in linea con le medie del periodo.
Buona la performance della Trebbia, le cui portate si attestano ad un buon +51% sulla media mensile; anche la Secchia, nonostante un drastico calo dei flussi, mantiene un surplus d’acqua intorno all’82%. Il fiume Po, in crescita, è maggiormente in salute nel tratto piemontese (a Torino ha una portata superiore alla media) che in quelli lombardi ed emiliani, dove il deficit sulla media storica resta ancora notevole (al rilevamento ferrarese di Pontelagoscuro manca il 26,5% d’acqua). Tutti i fiumi della Toscana hanno livelli idrici in calo ed il Serchio torna nuovamente a distinguersi per le esigue portate (mc/s 11), nettamente inferiori ai valori medi del recente passato, mentre l’Ombrone, grazie alle abbondanti piogge cadute sul bacino, può vantare una condizione migliore della media nello scorso decennio. Nelle Marche crescono i livelli dei fiumi Potenza, Esino e Sentino; stabili invece Tronto e Nera.
In Umbria, il lago Trasimeno torna ad un livello di -m. 1,10 sullo zero idrometrico, avvicinandosi ai livelli del preoccupante 2022 (-m. 1,17) a dimostrazione di come la crisi idrica incida profondamente e prolungatamente su questo bacino, nonostante un piovoso Maggio (circa ceentoventi millimetri di pioggia caduta mediamente sulla regione con il massimo di mm. 225,8 , registrato a Monte Cucco al confine con le Marche); crescono i fiumi Tevere e Chiascio, mentre resta invariata la Nera. Nel Lazio si alza il livello del lago di Bracciano (+ cm. 8), mentre si riducono le portate del fiume Tevere, che torna sotto la media del periodo; superiori alla media, anche se in calo, sono le portate di Aniene, Fiora e Liri, mentre stabili sono i livelli del Sacco.
In Campania, il fiume Volturno risulta decrescente nelle rilevazioni a monte, mentre cresce verso la foce; stabili i livelli del Sele, mentre calano quelli del Garigliano, pur rimanendo molto superiori alla media del quinquennio. Il 2023 si conferma un’annata idricamente ricca per la Basilicata, che vede incrementare il volume d’acqua contenuta negli invasi (+5,5 milioni di metri cubi) anche ad inizio estate, quando normalmente vengono utilizzati grandi quantitativi di risorsa per l’irrigazione; lo scarto positivo con il 2022 sale così a 75 milioni e mezzo di metri cubi. In Puglia, infine, tale surplus idrico è addirittura superiore negli invasi del foggiano (+76 milioni e mezzo di metri cubi); complici le condizioni climatiche, è significativo notare la grande differenza d’acqua ad uso irriguo, prelevata in questa settimana e nello stesso periodo del 2022: mc. 870.000 contro gli oltre undici milioni e mezzo dello scorso anno.

I LAGHI ROMANI SONO MALATI ED IL VIRUS SI CHIAMA UOMO
ANBI: UNA CORRETTA GESTIONE IDRAULICA DEL TERRITORIO È LA PRIMA OPERA PUBBLICA DI CUI IL PAESE ABBISOGNA
Se in Italia il 2022 ha registrato il minimo storico di disponibilità idrica nazionale, toccando -51% rispetto a quella degli anni dal 1951 al 2021 (fonte: ISPRA), le cause della perdurante crisi dei laghi romani ha radici precedenti e collegate alla presenza antropica, vale a dire l’insostenibile gestione idrica da parte dell’uomo: lo conferma l’analisi dei dati, effettuata dall’Osservatorio ANBI Risorse Idriche, che evidenzia come alterare un equilibrio naturale, basato sulla presenza dell’acqua, significhi avviare un processo dalle conseguenze imprevedibili come, ad esempio, nel caso della subsidenza.
Se i bacini di Albano e Nemi sono penalizzati dagli eccessivi prelievi in falda a servizio del boom delle “seconde case”, la crisi senza fine del lago di Bracciano ha una data precisa: 2017, quando venne “sacrificato” in mondovisione per dare acqua alla Capitale, assediata dalla siccità. Da allora, le cose sono cambiate, ma l’analisi dei dati dimostra come l’invaso nato in un cratere vulcanico non riesca più a tornare sui livelli precedenti, condizionato dall’assenza di significativi affluenti e dalla crisi climatica, che limita gli apporti delle piogge.
L’evidenza arriva dall’analisi dell’andamento del mese di maggio, quando il livello delle acque, dal fatidico 2017 ad oggi, si attesta attorno a -114 centimetri sullo zero idrometrico; illuminante è il confronto con le analoghe medie dei periodi precedenti: anni ’20 del secolo scorso: - cm. 7; anni ‘30: + cm.1 (!!); anni ’40: - cm.12; anni ’50: - cm. 45; anni ’60: + cm.8 (!!!); anni ’70: - cm.14; anni ’80: - cm.15; anni ’90: - cm. 40; anni 2000-2016: - cm.42 . La media del livello del lago di Bracciano dal 1021 al 2016 è pari a – cm. 20 sullo zero idrometrico, cioè quasi un metro più alta dell’attuale!
“Questi dati – ha commentato Francesco Vincenzi, Presidente ANBI – confermano soprattutto due cose: l’urgente necessità di una legge, che freni un sconsiderato consumo di suolo, aumentando la pressione su ecosistemi già fiaccati dalla crisi climatica; la grande difficoltà della natura a recuperare autonomamente l’equilibrio idrico come dimostrato anche dalla persistente insufficienza dei livelli di falda in alcune zone del Nord Italia.”
“E’ la fotografia di un’Italia recentemente graziata da piogge che là, dove non sono state drammaticamente dannose, sono state benefiche, ma anche caratterizzata da una costante precarietà idrica, cui solo un territorio maggiormente attrezzato può dare risposte: i piani per invasi multifunzionali e bacini di espansione, da noi presentati nel corso degli anni, rispondono anche all’esigenza di rimpinguare costantemente le falde, grazie alla percolazione dell’acqua, di cui le risaie sono lampante esempio – ha concluso Massimo Gargano, Direttore Generale ANBI - La prossima Assemblea nazionale dei Consorzi di bonifica ed irrigazione, convocata all’inizio di Luglio a Roma, sarà l’occasione per rilanciare quelli, che sono tasselli della prima opera pubblica, di cui il Paese abbisogna: la gestione idraulica del territorio.”
UN SEGNALE DI SPERANZA DALL’EMILIA ROMAGNA:
I CONSORZI DI BONIFICA INAUGURANO NUOVE INFRASTRUTTURE PER LA PRESENZA DELL’UOMO SUL TERRITORIO
I cammini identitari rappresentano un’opportunità per una fruizione sostenibile dei territori, fondata sul turismo lento e di prossimità: è significativamente dall’alluvionata Emilia Romagna, dove la “dimenticata” rotta del torrente Idice continua ad inondare quotidianamente con migliaia di litri d’acqua la campagna bolognese tra Budrio e Molinella, che arrivano esempi di costruttivo apporto dei Consorzi di bonifica all’estate appena cominciata ed al turismo “en plen air”.
“Pur non essendo tra i nostri compiti istitutivi, l’impegno a creare le condizioni per mantenere il presidio umano anche in territori disagevoli fa ormai parte della nostra mission, perché è la presenza dell’uomo, la prima garanzia di manutenzione idrogeologica” ha ricordato Francesco Vincenzi, Presidente ANBI.
L’intervento più spettacolare è in provincia di Parma, dove è stato ufficialmente inaugurato il ponte “tibetano” dei Salti del Diavolo: lungo 60 metri, collega il territorio di Terenzo con Berceto a quello di Calestano ed è da sempre ritenuto un importante propulsore per lo sviluppo della Val Baganza e di un suo approccio “slow”. La ricostruzione della passerella ciclopedonale (un ponte sospeso lungo il sentiero denominato “Salti del Diavolo”, sulla Via degli Scalpellini, contrassegnato dal C.A.I. - Club Alpino Italiano con il segnavia 771), spazzata via dalla piena del torrente Baganza nel 2014, ha visto oltre un anno di lavori ed è stata finanziata da Regione Emilia-Romagna (€ 215.000,00), Provincia di Parma e Consorzio di bonifica Parmense, che si è occupato anche della stesura del progetto e della direzione lavori.
“L’ intervento – ha sottolineato la Presidente della “Parmense”, Francesca Mantelli - non solo è una risposta alle conseguenze dei cambiamenti climatici, ma valorizza un territorio dell'Appennino, in cui c'è assolutamente bisogno di tutela.”
“Rendere nuovamente fruibile quest'opera, posta nel cuore di un'area MaB Unesco, evidenzia il grande potenziale attrattivo di questo territorio” ha aggiunto Barbara Lori, Assessora Programmazione territoriale, Parchi e forestazione, Cooperazione internazionale Regione Emilia-Romagna.
In attesa di una svolta sul tema del ripristino dei danni provocati dalle alluvioni di Maggio in pianura, un segnale di speranza arriva anche per il turismo dell'Appennino Bolognese con la presentazione degli interventi di sistemazione, realizzati su 5 sentieri segnati dal Club Alpino Italiano. Nel caso specifico, il G.A.L. (Gruppo d’Azione Locale) Appennino Bolognese ha affidato al Consorzio di bonifica Renana il compito di progettare e realizzare piccole opere di ingegneria naturalistica per mettere in sicurezza i tratti più difficili di 5 tracciati C.A.I., dotandoli anche di tabellazione informativa ed aree di sosta. Questi interventi sono stati realizzati con materiale locale come il legno di castagno ed oggi sono fruibili ad Oliveto, ai Prati di Mugnano, vicino a Riola di Vergato, a Sassuno e nell'area a sud di Porretta.
"Basti pensare – ha precisato Tiberio Rabboni, Presidente G.A.L. Appennino Bolognese - che la sola Via degli Dei tra Bologna e Firenze è stata percorsa nel 2022 da oltre 20.000 persone. Questa modalità di turismo permette di mantenere vivi i territori collinari e montani, caratterizzati da grande biodiversità, eccellenti prodotti agroalimentari, diffuse opportunità culturali."
“Ogni anno – ha spiegato Valentina Borghi, Presidente della “Renana” - d’intesa con i Comuni e le loro Unioni, reinvestiamo oltre l'80% della contribuenza riscossa in Appennino per interventi di prevenzione del dissesto in collina e montagna. Nel recente decennio sono stati conclusi 586 cantieri tra sistemazioni di versanti fragili e viabilità locale, sistemazioni idrauliche ed opere per la fruizione dell'ambiente, con un investimento di oltre trentacinque milioni di euro. Ogni anno, quindi, su una contribuenza raccolta in Appennino dal Consorzio Bonifica Renana, pari a 3.900.000 euro, tolti i costi tecnici di progettazione e funzionamento, circa tre milioni e mezzo di euro sono reinvestiti per la cura di questo fragile territorio.”
“Ovviamente, però, non può bastare. Servono interventi concreti, conseguenza di scelte politiche, che abbiano il territorio al centro – ha concluso Massimo Gargano, Direttore Generale ANBI - Per questo, non ci stanchiamo di sollecitare il varo di una legge nazionale contro l’eccessivo consumo di suolo; se ne parla dal 2012 ed intanto, ogni giorno, ben 19 ettari vengono cementificati o abbandonati.”
UMBRIA: INAUGURATO INVASO
Novecentocinquanta quintali di acciaio, 1.800 metri cubi di cemento: presente il Direttore Generale ANBI, Massimo Gargano, il Consorzio di bonifica Tevere Nera (con sede a Terni) ha inaugurato l’invaso “C” nel comune di San Gemini, località Quadrelletto. La vasca è passata dal contenere 3.800 metri cubi d’acqua a quasi seimila metri cubi. Si tratta di un investimento di 860.000 euro, con finanziamento del Ministero Agricoltura, Sovranità Alimentare e Foreste.
Per il Presidente dell’ente consortile, Massimo Manni: “Uno stoccaggio quanto mai necessario, anche a seguito dei pesanti periodi di siccità, che abbiamo attraversato negli anni e che ci troveremo ad attraversare. L’invaso – ha proseguito il Presidente - è stato ammodernato in tempi record: il 3 Ottobre 2022 sono iniziati i lavori e sono stati completati il 30 Aprile 2023; già dal 1 Maggio abbiamo potuto distribuire l’acqua agli impianti irrigui dei nostri agricoltori.”
E’ proprio dal mondo agricolo che negli ultimi anni era arrivata una richiesta maggiore d’acqua per l’attività irrigua, a causa della pesante siccità estiva, perpetrata ormai anche nelle stagioni autunnali e primaverili. La vasca, attraverso il collegamento diretto a moderne tubazioni, riesce ad irrigare i terreni agricoli del comprensorio narnese e sangeminese. Inoltre, l’impianto a valle possiede innovativi contatori elettronici, in grado di monitorare costantemente i consumi d’acqua ed intervenire in caso di anomalie.
Per il Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue, Francesco Vincenzi, “l’inaugurazione dell’invaso nel comune di San Gemini rientra nella più ampia strategia proposta da ANBI per aumentare la resilienza delle comunità di fronte alle conseguenze della crisi climatica, esemplificate dall’estremizzazione degli eventi atmosferici, siano essi violente piogge o lunghi periodi privi di precipitazioni. E’ necessario attrezzare il territorio con nuove infrastrutture, capaci di rispondere alle sfide della contemporaneità come l’esigenza di trattenere l’acqua, quando arriva per poterla usare nei momenti di bisogno. Se a ciò aggiungiamo – ha concluso Vincenzi - l’efficienza della distribuzione irrigua attraverso innovative tecnologie, abbiamo un’immagine della moderna Bonifica e dei suoi Consorzi, capaci non solo di adeguarsi alle nuove evenienze meteo, ma di coniugare gli obbiettivi della sostenibilità economica, sociale ed ambientale.”
VENETO: NUOVA SOLUZIONE SPERIMENTALE PER PULIZIA ALVEI
Nell’ambito del progetto Interreg Italia-Croazia Marless – Marine litter crossborder awareness and innovation actions (leader partner A.R.P.A.V.), il Consorzio di bonifica Veneto Orientale (con sede a San Donà di Piave, in provincia di Venezia) ha installato sperimentalmente nel canale Vela, a Portegrandi di Quarto d’Altino, un innovativo sistema per intercettare rifiuti galleggianti, evitando così che finiscano nella Laguna Veneta.
Il sistema è costituito da una struttura galleggiante, composta da boe posizionate dopo un sostegno irriguo e che convoglia i rifiuti all’interno di un cassone flottante, in grado di differenziare, attraverso sensori, la plastica dagli altri materiali e separarli in appositi vani. Non essendo fissa, tale struttura può essere spostata a seconda delle necessità e non impatta in maniera importante sul paesaggio. Ad opera dell’ente consortile è anche il sistema di monitoraggio con 2 telecamere ad alta precisione per il riconoscimento del materiale plastico trasportato, l’intercettazione e la successiva raccolta.
Il tutto a “zero emissioni”, in virtù della presenza di pannelli fotovoltaici per una gestione più sostenibile dell’impianto. Il progetto ha beneficiato di un contributo regionale di 65.000 euro e consentirà la raccolta e la differenziazione dei rifiuti in prossimità dell’argine con conseguente stoccaggio provvisorio, al fine del successivo corretto smaltimento.
TOSCANA: VIA A LAVORI SU FRANA “STORICA”
Per i prossimi 4 mesi, entreranno in azione, coordinati dal Consorzio di bonifica Medio Valdarno (con sede a Firenze), i mezzi operativi sulla sponda sinistra dell’Arno in località Ambrogiana dove, grazie al finanziamento dai fondi di Protezione Civile Regione Toscana, si sistemerà una pericolosa frana.
Lì, dove il fiume compie una grande curva di quasi novanta gradi e dove sbocca un rio minore, si prevede il radicale recupero dell’opera, che ha subito un evidente scalzamento, favorito dal progressivo inalveamento del fiume nel tratto che attraversa Montelupo Fiorentino, con crollo del terreno e di parte delle opere murarie. Si avviano così importanti lavori per la sicurezza fluviale e a difesa della splendida villa medicea, che sta entrando a far parte del progetto degli Uffizi diffusi.
Si procederà per fasi: dapprima la realizzazione di una rampa provvisoria per l’accesso dei mezzi al fiume, quindi la gestione della vegetazione non compatibile con la nuova sistemazione, poi la realizzazione della scogliera e della struttura a gradoni, secondo una soluzione concordata con la Soprintendenza e compatibile con il pregio paesaggistico dell’area.
In questo caso si può dire che la sicurezza idraulica tutela una bellezza, lì ubicata da centinaia e centinaia di anni e destinata ad essere una sede museale di rilevanza mondiale.
VENETO: METTERE IN SICUREZZA IDRAULICA
Il Consorzio di bonifica Acque Risorgive (con sede a Venezia Mestre) ha ricevuto il via libera per la realizzazione di una canaletta a Camposampiero, fondamentale per la sicurezza idraulica dell’area.
L’intervento si rende necessario a causa dei frequenti allagamenti dovuti alla tubazione di dimensioni inadeguate nel tratto interrato, che sottopassa un vasto complesso industriale. Nella delibera di approvazione si indica chiaramente che “lo sviluppo urbanistico ha determinato la chiusura dell’alveo secondo criteri di convenienza economica a discapito della funzionalità idraulica e della possibilità di costante manutenzione e pertanto, più volte, si è verificato l’allagamento del territorio servito”.
Il progetto prevede l’intervento su circa duecento metri di canaletta per un valore complessivo di 54.000 euro: si procederà con la dismissione del tubo interrato e la realizzazione, in parallelo, di un nuovo tratto di canaletta a cielo aperto.
TOSCANA: DANNI METEO: COMUNE E CONSORZIO SI ALLEANO
Era il 16 Dicembre 2022 quando il Casentino è stato investito da un’intensa e violenta ondata di maltempo: vento forte e pioggia copiosa hanno insistito per ore; dopo la tempesta, la conta dei danni ancora una volta ingenti e, tra i punti più colpiti nel territorio di Bibbiena, la ciclopista comunale.
A causa dell’evento di piena del torrente Archiano, in località Camprena, si era venuta a creare in destra idraulica un’erosione spondale importante.
La soluzione? Creare una nuova opera: un rivestimento arginale con funzione di difesa, comprensivo del ripristino della ciclopista adiacente, grazie ad un investimento complessivo di 50.000 euro. Da qui la decisione di stringere un patto tra Comune di Bibbiena e Consorzio di bonifica 2 Toscana Nord (con sede ad Arezzo); la collaborazione è disciplinata da un’apposita convenzione, che indica modalità e tempistiche dell’intervento.
LAZIO: PROROGATO TERMINE PRESENTAZIONE DOMANDE IRRIGAZIONE
Il Consorzio di bonifica Valle Liri (con sede a Cassino, in provincia di Frosinone) ha prorogato al 30 Giugno p.v., il termine per la presentazione delle domande di irrigazione.
L’ente consortile ha assunto la decisione, “tenuto conto del particolare andamento climatico, che non ha consentito di programmare le operazioni di semina, piantumazioni e trapianti di colture agricole”.
LIGURIA: CONSORZIO IN CATTEDRA
Il mondo della scuola della Val di Magra, sempre più coinvolto nelle tematiche di salvaguardia delle risorse ambientali, ha incontrato, prima del suono dell’ultima campanella, il mondo dell’irrigazione e della Bonifica. Il Consorzio di bonifica Canale Lunense (con sede a Sarzana, in provincia di La Spezia) ha avviato, infatti, un progetto educativo per dare, ai giovani, informazioni sulla Bonifica idraulica e la resilienza contro le alluvioni, sensibilizzandoli anche all’agricoltura attraverso la pratica della somministrazione d’acqua ai terreni per renderli produttivi.
La serie di incontri, collegati alla Settimana Nazionale della Bonifica e dell’Irrigazione ed al Centenario dell’ente consortile, ha interessato le scuole primarie del territorio. Gli scolari hanno potuto visitare il canale Lunense, il sistema di regolazione e distribuzione dell’acqua irrigua, assistendo a dimostrazioni operative e venendo informati sulle norme di intervento nell’eventualità di un’emergenza idrica. Il progetto, che ha seguito gli incontri con le scuole superiori avvenuti a Marzo ed Aprile, ha riscosso successo e si sta valutando di aprire gli incontri anche ai centri estivi.
VINCENZI A MILANO, GARGANO SULLA SILA
Il Presidente ANBI, Francesco Vincenzi, interverrà nella mattinata di martedì 27 Giugno p.v. all’Agrifood Summit 2023 – L’Ora del Tech, organizzato dal gruppo Il Sole 24 Ore negli studi Sky di Milano-Rogoredo.
Il giorno dopo, mercoledì 28 Giugno, il Direttore Generale ANBI, Massimo Gargano, interverrà invece alle Giornate della Montagna “Riflessioni ad alta quota”, organizzate dal sindacato Fai CISL nel Museo Narrante dell’Emigrazione a Camigliatello Silano, in provincia di Cosenza. |